
di Ilaria Maria Sala (ilpost.it, 15 gennaio 2025)
Yang Li è una stand-up comedian di grande fama in Cina. Il suo account su Weibo (una sorta di X o Bluesky, che quasi tutti i cinesi utilizzano) ha quasi 2,5 milioni di follower. Uno dei motivi del suo successo è il suo femminismo, espresso in battute così azzeccate da essere ripetute con passione sia on line che nelle conversazioni private. Alcune sono talmente memorabili da restare attuali anche a distanza di anni.
Quella che l’ha lanciata, e che è entrata nel linguaggio comune, è di quattro anni fa, quando, parlando dell’ego maschile, si chiese: «Come fa ad essere così ingigantito, in uomini talmente ordinari?». La frase è stata adorata da milioni di donne cinesi, ma ha messo Yang Li nella lista delle “odiatrici di uomini” da parte di maschi il cui ego è probabilmente sia ingigantito sia piuttosto fragile. La domanda retorica ha aumentato sia la fama di Yang Li sia la sua infamia, rendendo i suoi stand-up ancora più popolari.
In una Cina in cui il genere stand-up comedy è in piena espansione, Yang Li è diventata una star che per il pubblico italiano potrebbe essere paragonata a una specie di Marvellous Mrs. Maisel. La comicità a teatro in Cina non è affatto una novità: da quasi due secoli, infatti, nel Nord del Paese è molto diffusa una forma di comicità che si chiama xiangsheng, in cui solitamente due attori (maschi) sono intenti in un dialogo fittissimo fatto di battute piene di sottintesi e giochi di parole scambiate a una rapidità impressionante (il talento è misurato sia dalla comicità delle battute sia dalla rapidità con cui vengono dette).
La stand-up comedy in senso più internazionale, però, è una novità degli ultimi anni ed è uno spazio relativamente aperto, fintanto che non si parla di politica in senso stretto, in cui le donne si stanno facendo strada, in parte proprio a causa di Yang Li e delle sue battute così centrate. Quest’anno, per esempio, i due spettacoli di stand-up comedy più popolari della Cina hanno visto la partecipazione del maggior numero di attrici comiche di sempre. Molte hanno affrontato proprio i temi che gli uomini (cinesi e non solo) ascoltano con un certo disagio: il tabù sulle mestruazioni, gli stereotipi sulle “donne lasciate indietro” (la definizione con cui in Cina ci si riferisce alle donne che hanno più di 27 anni e non sono sposate) e più in generale le tante attitudini sociali patriarcali.
Se di questi tempi ogni società è polarizzata, quella cinese, almeno apertamente, può esserlo soltanto sui temi legati al genere e al ruolo delle donne. La situazione è diventata più scottante da quando il governo cinese ha deciso di contrastare il rapido calo demografico portando avanti campagne mediatiche ed educative per far tornare le donne ai ruoli più tradizionali, cercando in particolare di convincerle a sposarsi presto e fare bambini. Questa crescente pressione politica e sociale, però, non sta avendo un grosso impatto, come dimostra il fatto che i matrimoni in Cina sono arrivati a un minimo storico: se nel 2013 si erano registrati più di 13 milioni di matrimoni, nel 2023 si è scesi a circa 7,7 milioni e le previsioni per il 2024, per cui non c’è ancora un dato definitivo, sono ancora più basse.
«È un po’ tardi per sradicare le idee femministe dalla testa delle donne cinesi» mi ha detto Leta Hong Fincher, ricercatrice alla Columbia University, autrice del libro Tradire il Grande Fratello. «Ho notato che anche le bambine oggi sono molto consapevoli rispetto a certi discorsi e hanno una sorprendente certezza dei loro diritti. Il fatto che le pressanti campagne governative per convincere le donne a sposarsi e a fare figli non stiano avendo effetto è molto significativo».
Sui social cinesi si discute molto di questi temi e si parla molto anche di Yang Li. In quelli più conservatori la si accusa di sfruttare la “guerra dei sessi” a proprio vantaggio e la si definisce una «guerriera della giustizia sociale» che ridicolizza gli uomini solo per attirare l’attenzione e diventare famosa. Invece le donne, e gli utenti un po’ più aperti di mente, sono quasi tutti suoi fan. Per questa ragione, il gigante dell’e-commerce cinese JD.com aveva pensato di ingaggiarla come testimonial per promuovere i saldi dell’11 novembre, il cosiddetto “festival dei single”, una specie di Black Friday che dura sempre più a lungo, offre grandi sconti su milioni di prodotti e, trattandosi della Cina, è uno dei maggiori eventi di e-commerce al mondo. Sembrava una buona idea, in linea con la strategia di JD.com di rifarsi una reputazione assumendo più donne e occupandosi di temi di genere, dopo le dimissioni del fondatore, Liu Qiangdong, accusato di molestie sessuali negli Stati Uniti.
Malgrado questo è scoppiato un pandemonio. Quando hanno visto il volto di Yang Li pubblicizzare il festival dei single, i clienti maschi della piattaforma, che sono il 58 per cento, l’hanno presa malissimo: hanno detto di essersi sentiti «traditi» dalla scelta di JD.com d’ingaggiare una tale «odia-uomini», e hanno minacciato di sospendere il loro abbonamento (che fa ottenere sconti fedeltà) e di abbandonare la piattaforma. Per correre ai ripari, JD.com ha dunque offerto scuse ufficiali, cancellato il contratto con Yang Li e cestinato tutto il materiale con lei che aveva già prodotto.
Anche la toppa, però, si è rivelata abbastanza catastrofica, perché a quel punto sono state le utenti di JD.com a protestare vigorosamente, insieme a uomini di vedute meno misogine. Ne ha approfittato il rivale di JD.com, Pinduoduo, che ha lanciato una campagna per annunciare che da loro il giorno dei single sarebbe durato tutto l’anno, ogni giorno del calendario, parola che in Mandarino si pronuncia yang li. (In questi anni di rallentamento economico, la competizione fra JD.com e Pinduoduo è stata all’ultimo sangue e ogni errore di comunicazione dell’uno viene visto dall’altro come una manna dal cielo).
La questione è subito approdata sui social cinesi, soprattutto sui più frequentati. Weibo e Red (il nome inglese di Xiaohongshu, o “Libretto Rosso”, un’app cinese molto utilizzata che unisce e-commerce, social media e microblogging per influencer o aspiranti tali) si sono riempiti di messaggi di solidarietà per Yang Li. Un post che diceva: «Sorelle, restiamo a tavola!» è stato condiviso più di 100mila volte. Il riferimento è a una vecchia usanza che non permetteva alle donne di consumare pasti allo stesso tavolo o nello stesso momento degli uomini, da anni usata come slogan femminista. La stessa Yang Li, del resto, in un suo monologo comico dice: «Tutto quello che voglio è avere anche io un posto a tavola».
La rabbia dei maschilisti non si è placata: le campagne del governo per spingere le donne a sposarsi e fare figli incoraggiano gli atteggiamenti patriarcali, e vanno a scalfire le sudate conquiste dei diritti delle donne. Quest’anno ne ha fatto le spese anche il videogioco Black Myth: Wukong, diffuso sulla piattaforma Steam. È un gioco di ruolo basato su un romanzo classico cinese scritto durante la dinastia Ming, Il viaggio in Occidente di Wu Cheng’en (in Italia tradotto anche come Lo scimmiotto), dove si raccontano le mille avventure di Wukong, il protagonista, soprannominato appunto “lo scimmiotto”, che compie un viaggio straordinario per andare a cercare i sutra buddisti in India.
Black Myth: Wukong ha vinto un premio come miglior gioco dell’anno, anche per aver venduto più in fretta di tutti. Purtroppo, però, anche “lo scimmiotto” ha fatto un passo falso, annunciando una collaborazione con JD.com nei giorni immediatamente successivi al putiferio scatenato contro Yang Li. Il risultato è che la pagina di Black Myth: Wukong di JD.com è stata riempita di commenti negativi e valutazioni di una stella soltanto dagli ego ingigantiti e fragili, ma anche permalosi e vendicativi, di utenti inferociti. Le donne, ancora una volta, hanno reagito sui social. Un messaggio di solidarietà su Weibo – «Al 100 per cento dalla parte di Yang Li, in modo incondizionato» – è stato ripostato 240mila volte.
Dopo che la stampa internazionale ha cominciato a interessarsi a questo scompiglio, Yang Li è stata perfino accusata di «collusione con le potenze straniere» per destabilizzare la Cina, pur avendo rifiutato tutte le interviste. Nonostante questo, la mannaia della censura continua a non cadere su di lei perché oggi, malgrado i controlli e il desiderio del governo di riavere donne più docili e tradizionali, la volontà della maggioranza delle cinesi è scegliere da sole e utilizzare l’umorismo come arma per difendersi, e perfino attaccare.