di Chiara Crescenzi (wired.it, 16 agosto 2023)
I collegamenti da X, l’ex Twitter, a New York Times, Facebook e altre piattaforme on line sembrano fortemente rallentati negli ultimi giorni. Il motivo? Elon Musk avrebbe deciso di scagliarsi contro quelle aziende che di recente lo hanno fatto arrabbiare. Stando al risultato di alcuni test condotti ieri da The Washington Post, gli utenti hanno dovuto aspettare 5 secondi prima di riuscire ad aprire i siti web colpiti dall’ira dell’imprenditore.
Tra questi, come potete immaginare, ci sono anzitutto le piattaforme competitor di X, quali Facebook, Instagram, Bluesky e Substack. Ma anche portali di informazione ben noti, come l’agenzia di stampa Reuters e il New York Times. A quanto pare, il rallentamento ha interessato il dominio t.co, un servizio che permette di abbreviare i link prima di condividerli su X. Attraverso il sito, infatti, Musk è riuscito a rallentare l’attività verso i siti web di destinazione, sottraendo potenzialmente traffico ed entrate pubblicitarie alle aziende che non ama particolarmente. Per tutte le altre società, invece, non è stato riscontrato alcun problema, considerando anzi che gli utenti sono riusciti a collegarsi ai siti di The Washington Post, Fox News, Mastodon e YouTube in appena un secondo – o anche meno, in alcuni casi. Una situazione alquanto particolare, su cui Elon Musk – autodefinitosi «assolutista della libertà di parola» – non ha voluto rilasciare alcun commento.
Dal canto loro, invece, le società colpite hanno espresso tutta la loro disapprovazione riguardo la decisione dell’imprenditore, dicendosi preoccupate «per pressioni mirate applicate a qualsiasi testata giornalistica per motivi poco chiari», come ha riferito il portavoce del New Tork Times Charlie Stadtlander. D’altronde, le compagnie investono milioni di dollari l’anno per garantire che i loro siti si aprano il più rapidamente possibile, così da evitare che gli utenti diventino impazienti e finiscano con l’abbandonare la navigazione. Pertanto, il fatto stesso che X sia in grado di rallentare il caricamento di una pagina web non può far altro che mettere in allerta le società. Lo stesso Times, infatti, ha visto il suo traffico diminuire da quando Musk ha messo in atto questa terribile strategia.
Stando a quanto riferito da un utente anonimo, tutto sarebbe cominciato nella giornata di ieri, dopo che Musk ha criticato duramente il New York Times, definendolo un «apologeta del genocidio razziale» ed esortando gli utenti di X ad annullare il proprio abbonamento, dopo che il portale di informazione ha condiviso una notizia relativa a una controversia politica in Sudafrica, dove lo stesso Musk è nato. L’episodio è stato solo uno dei tanti che in questi mesi hanno contrassegnato il rapporto tra l’ad dell’ormai ex Twitter e la testata giornalistica. Ad aprile, per esempio, ha rimosso il badge “verificato” dall’account, che ora conta 55 milioni di follower, rendendo più difficile per gli utenti distinguerlo dai profili fake. Insomma, Elon Musk sta usando X come meglio crede, per attaccare chi lo ha deriso o per favorire chi si è dimostrato magnanimo con lui. E questo non sembra certo un atteggiamento da «assolutista della libertà».