Viviamo nell’epoca della post-falsità

di Nicolas Lozito (lastampa.it, 17 febbraio 2024)

Nel 2016 – ai tempi delle fake news e dell’ascesa di Donald Trump – l’Oxford Dictionary eleggeva a parola dell’anno “post-truth”, post-verità. La verità diventa secondaria: ogni fatto può essere interpretato. Oggi, di fronte all’ascesa dell’Intelligenza Artificiale, dobbiamo coniare un altro neologismo: post-falsità. Il falso è così diffuso e invadente, così appiccicoso e indistinguibile che non bastano le solite armi del buon senso per resistere all’assalto.

If Only

Anche una persona preparatissima dal punto di vista culturale può cascare nella trappola di un testo, un video o soprattutto un’immagine costruiti ad arte sfruttando l’Intelligenza Artificiale. Nell’ultimo anno l’Ai generativa si è evoluta con una velocità senza precedenti. Software e algoritmi come Midjourney, Stable Diffusion, Dall-E creano foto perfette. Basta un po’ di fantasia e il giusto “prompt”, la richiesta testuale per chiedere alle macchine di produrre un’immagine. C’è chi ne sfrutta il potenziale per realizzare illustrazioni incredibili e chi, invece, punta al massimo tasso di credibilità.

Nel 2023 abbiamo visto tutti i risultati di questa evoluzione: il Papa con il piumino d’alta moda, Trump braccato dai poliziotti, Putin che bacia la mano a Kim. Il 23 maggio dello scorso anno su Twitter (oggi X) si diffonde un’immagine che mostra del fumo uscire dal Pentagono: la presunta notizia di un attentato nel cuore dell’America si diffonde in fretta e, prima della smentita, fa ballare l’indice di Wall Street. Siamo in balìa di un mondo sintetico, remixato dall’Ai. Perché è vero, l’Intelligenza Artificiale ci aiuterà a generare futuri migliori e a risolvere problemi; ma oggi ne sta facendo emergere di nuovi.

Analizziamo altri esempi recenti come l’immagine di due bambini che riposano in una tenda a Gaza, immersi nel fango e stretti mano nella mano. Un’immagine falsa, nonostante scene così siano verosimili e molto diffuse nelle immagini dei fotoreporter. Per distinguerla bisogna trasformarsi in piccoli Sherlock Holmes, e così cogliere che le mani non sono poi così definite (è uno dei difetti tipici dell’Ai, mani con troppe o troppo poche dita) e che le coperte sono asciutte nonostante il fango. Un altro esempio: i trattori e le balle di fieno di fronte alla Tour Eiffel, una foto usata da migliaia di agricoltori in rivolta, simbolo del trionfo della protesta. Ma, a ben vedere, sulla via ci sono troppe ruote sfumate qua e là.

Davanti all’Ai dobbiamo contare fino a dieci, come quando ci arrabbiamo. Per capire quando ciò che vediamo è vero o è falso – per burla o in malafede, come nel caso delle fake news. Rallentare, respirare e riflettere per non annegare in questo fiume in piena fatto di immagini che scorrono in tutte le direzioni alla massima velocità. Meta, l’azienda che controlla Facebook e Instagram, ha dichiarato che introdurrà dei bollini per distinguere le immagini generate con l’Ai. Un cerotto sul corpo della verità che si dissangua di giorno in giorno. Benvenuti nell’era della post-falsità.

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