Venezuela: «Non usi “Despacito” per propaganda». I due cantanti attaccano Maduro

Il presidente aveva riscritto una versione della canzone per chiedere sostegno sul voto. Fonsi e Daddy Yankee sui social: «Deplorevole piano di marketing, sei un fascista»

di Francesco Giambertone (corriere.it, 25 luglio 2017)

Un autogol mediatico gratuito era in cima alla lista di eventi di cui Nicolás Maduro poteva fare a meno. Ma a quattro giorni dal contestatissimo voto per l’Assemblea costituente in Venezuela, il «líder» chavista è riuscito ad aggiungere alla schiera dei suoi oppositori persino due popstar di fama planetaria, i portoricani Luis Fonsi e Daddy Yankee.DespacitoA dare la dimensione dei nuovi «nemici» di Maduro ci sono i 4,6 miliardi di riproduzioni online di Despacito, la loro canzone diventata, «pasito a pasito», la più ascoltata della storia su Internet. Allo staff di Maduro, consapevole di questo enorme successo, era venuta un’idea: perché non scrivere un remix di Despacito (in italiano significa lentamente) per invitare i giovani a votare il 30 luglio? Detto, fatto: domenica scorsa davanti a un pubblico di soli sostenitori, e in diretta sulla tv di Stato, il presidente annuncia una sorpresa. Dal palco parte la base di Despacito, ma le parole che escono dagli altoparlanti sono diverse. Invece che di baci e sussurri calienti, il cantante mette in rima frasi sull’Assemblea costituente: «Despacito, esercita il tuo voto invece dei proiettili, vieni con le tue idee in pace e con calma, che la speranza vive nella tua anima…». Sorrisi dal pubblico, il presidente batte le mani a tempo. Ma il messaggio propagandistico fa scoppiare il caso in poche ore. Ai suoi 16 milioni di follower su Instagram, il produttore e rapper Daddy Yankee chiede: «Cosa potevamo aspettarci da una persona che ha rubato tante vite ai giovani sognatori e a un popolo che cerca un futuro migliore per i propri figli?». Poi si rivolge al presidente socialista: «Che tu ti sia appropriato illegalmente di una canzone non si può paragonare ai crimini che commetti e che hai commesso in Venezuela. Il suo regime dittatoriale è una barzelletta, non solo per i miei fratelli venezuelani ma per il mondo intero». Lo sfogo del 40enne portoricano si fa pesante: «Il tuo ideale fascista ha ucciso centinaia di eroi e ne ha feriti più di duemila» scrive rivolto a Maduro, di cui pubblica una foto con una croce sopra ricevendo più di 200mila «Mi piace» in poche ore. Il co-autore Luis Fonsi fa lo stesso su Twitter: «La mia musica è fatta per tutti quelli che vogliono ascoltarla e goderne, non per essere utilizzata come propaganda per manipolare la volontà di un popolo che sta invocando la propria libertà e un futuro migliore». Maduro non replica ai due artisti. Ha preoccupazioni maggiori: oggi comincia uno sciopero che bloccherà per 48 ore un Paese già precipitato nella povertà, isolato dal resto del continente. Il leader, dopo aver rinviato le elezioni, vuole riscrivere la Costituzione e secondo le opposizioni trasformare quel che resta della democrazia venezuelana «in una dittatura a tutti gli effetti». Il presidente sostiene che l’Assemblea costituente servirà a «unire il Paese». Ma il reale obiettivo del governo sarebbe di stravolgere il quadro istituzionale e «cancellare il Parlamento» dove il partito socialista non ha più la maggioranza dei seggi. Negli ultimi quattro mesi le proteste sono diventate guerriglia tra la popolazione e la guardia nazionale: tra pietre, molotov e gas lacrimogeni, sono già morte 103 persone. Per la votazione di domenica Maduro ha previsto l’impiego di 230mila militari, «perché tutto si svolga in pace».

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