Vannacci, Walter Chiari e la caccia ai cuori neri

di Fulvio Abbate (huffingtonpost.it, 31 maggio 2024)

Ignoriamo se Vannacci, generale a due stelle, candidato della Lega di Salvini alle elezioni europee, sappia il fatto suo, di sicuro però arriva buon ultimo nel citare velatamente, intento apologetico-sentimentale, la Decima Mas al comando del principe, infine golpista, Junio Valerio Borghese. La X Flottiglia Mas, sia detto per i digiuni di storia militare legata al fascismo terminale, è stata un’unità di fanteria di Marina della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini, nei fatti affiancata ai reparti tedeschi occupanti.

Chi affermi che il suo ruolo investiva unicamente l’attività bellica, tra Anzio e la Linea Gotica, e non altrettanto la repressione antipartigiana, pronuncia il falso. Valga, su tutto, lo scatto che mostra l’impiccagione del partigiano Ferruccio Nazionale a Ivrea il 29 luglio 1944, al collo un cartello: «Aveva cercato con le armi di colpire la Decima». Intorno a lui, un muro di baschi grigioverdi della stessa. E se non dovesse bastare, offriamo le parole di un amico ormai assente, l’attore Riccardo Garrone, che personalmente raccontava di avere svolto attività di rastrellamento, sebbene facesse parte del Battaglione Nuotatori-Paracadutisti. Nel simbolo, un teschio dalla rosa in bocca a sormontare araldicamente la X.

Vannacci riporta così in superficie l’incancellabile, cara alla destra neofascista, “elegia” della Decima: uno spot elettorale destinato agli elettori per il Parlamento di Strasburgo. Polo blu da diportista, su sfondo di chromakey che solleva il tricolore mosso opportunamente dal vento a coprire le nuvole, pronuncia: «(…) sull’apposita scheda fate una decima sul simbolo della Lega e li travolgeremo tutti con una valanga di voti». Le dita intanto formano una X accompagnando le parole. Anche il resto del testo è scelto con cura, lessico da imminente resa decisiva dei conti: travolgere, valanga…

Sul fronte orientale, accanto ai battaglioni “Barbarigo” e “Lupo” e ancora, fra gli altri, al gruppo d’artiglieria “Alberto da Giussano” (vedi poi perché proprio Salvini l’ha voluto con sé?), operava il Battaglione di guastatori “Valanga”. Vannacci dunque sa quel che dice, quali cuori (rimasti neri, intatti) toccare, rapire come in un raduno reducistico; se non Predappio, ai margini del fiume Senio dove era invece impiegato il Gruppo di artiglieria “Bartolomeo Colleoni”.

Di certo, restando alle suggestioni nostalgiche, i frequentatori delle fiere di militaria, pubblico principalmente, “gagliardamente” maschile, dove c’è modo di fare incetta di croci di ferro tedesche di prima o seconda classe e perfino di “panzerfaust”, agognando proprio le rare uniformi degli uomini di Salò, apprezzeranno le allusioni anti-badogliane del “soldato” Vannacci. Concetti che suggeriscono, se non si è ancora detto, il reducismo che ancora una ventina d’anni fa portava gli anziani combattenti italiani della guerra di Spagna – s’intende, dalla parte di Franco – ad arrancare sulla scalinata del Vittoriano per infine deporre una corona, recitare la “Preghiera del Legionario”, sollevare il braccio teso nell’apposito saluto.

Si è detto, Vannacci certamente sa quel che dice, i calcoli sono giusti, tuttavia giunge al fotofinish della velata citazione fascista di Junio Valerio Borghese in tragico ritardo, con l’affanno della paccottiglia ideologica. Walter Chiari, con più talento di chiunque altro, aveva già provveduto nell’impresa; al termine dei propri spettacoli, esaurito il fluviale racconto del “sarchiapone americano”, rivolto al pubblico in sala, così diceva: «Un saluto alla prima fila e alla decima». Chiari che nella Decima Mas era stato davvero inquadrato. A Vannacci tocca ora Salvini.

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