Vanessa Redgrave: “Siamo tutti in gran pericolo. Quello che stanno facendo ai profughi potrebbe accadere anche a noi”

L’attrice debutta alla regia con Sea sorrow – Il dolore del mare, una riflessione sulla crisi dei rifugiati: “Non esistono governi onesti, tra i politici l’unica che si salva è Merkel”

di Giuseppe Fantasia (huffingtonpost.it, 2 novembre 2017)

La signorilità, l’educazione, l’intelligenza e la cultura hanno un nome, Vanessa Redgrave, la star del giorno alla Festa del Cinema di Roma, maestra nell’eleganza di gesti semplici e di parole efficaci che vanno dritte al punto. “Siamo tutti in gran pericolo”, dice all’HuffPost, scusandosi per la sua voce bassa, indebolita da un tremendo raffreddore, perché, aggiunge, “quello che stanno facendo ai profughi, potrebbero farlo anche a noi”.sea_sorrow“Sono tempi pericolosi per la democrazia perché i nostri governi non vogliono dare aiuto a quelle popolazioni e seguire quello che recita una legge del 1951 secondo cui si deve dare protezione ai profughi”, aggiunge in italiano. La Redgrave – che ha iniziato la sua carriera di attrice recitando, a soli venti anni, per la Royal Shakespeare Company, star internazionale grazie a film cult come Morgan matto da legare di Reisz, Un uomo per tutte le stagioni di Zinnemann e Blow up di Antonioni – è qui per presentare Sea sorrow – Il dolore del mare, il suo primo documentario da regista dedicato ai migranti che cercano asilo in Europa. Il film – che uscirà nelle sale italiane nella primavera del 2018 per le Officine UBU – nasce dopo aver visto la tragica immagine del bambino morto sulla spiaggia di Bodrum, “una foto che ha colpito tutti”, ci spiega, “la tragica conseguenza per non aver dato, a lui e alla sua famiglia, un biglietto per salire su una nave e percorrere quattro chilometri fino all’isola di Kos assicurandogli una vita dignitosa. Trovo tutto questo vergognoso, l’esempio più orrendo di inumanità”. “La colpa – sottolinea – è della cattiva politica e dei cattivi governi. Non esistono governi con un’onestà civile, alcuni politici sono civili ma rappresentano una minoranza”. C’è qualcuno che si salva? La Redgrave non ha dubbi: “Angela Merkel, una donna onesta dalla forte responsabilità, la vera forza dietro l’accordo stipulato per ricevere un milione di profughi. Oggi ha detto che tutto questo non si può più fare, ma che il tutto verrà trattato secondo i diritti e la legge. È stata onesta, non posso che ribadirlo”. Il film, realizzato in collaborazione con il figlio Carlo Nero che ne è anche produttore, consiste in una riflessione molto personale sull’odierna situazione che vivono i rifugiati e spinge a riflettere sull’importanza dei diritti umani. In esso la Redgrave ripercorre alcuni episodi della sua vita personale, come quando, all’età di due anni, fuggì da Londra agli inizi della Seconda Guerra Mondiale o quando, studentessa, si dedicò al volontariato in aiuto dei profughi ungheresi fino al viaggio in Libano per incontrare un bambino palestinese di tre anni che si trovava in un campo di rifugiati. Se uno come Peter Sutherland, Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per le Migrazioni, ha affermato che “i governi europei non devono interrompere le convenzioni stipulate in merito alla possibilità di asilo per i rifugiati”, il laburista Lord Alf Dubs riflette nel film sulla sua fuga dai nazisti e del suo arrivo a Londra come rifugiato dalla Cecoslovacchia grazie all’operazione Kindertransport, ma ci sono anche contributi video di Ralph Fiennes, Emma Thompson e Simon Coates, oltre a Juliet Stevenson che per nove mesi ha lavorato per i bambini di Calais assieme alle associazioni Help Rifugees. “Mi sono ispirata a Virgilio e a Shakespeare per poter esprimere il bisogno umano di protezione e per farlo in quel modo unico di cui sono capaci solo i grandi scrittori”, spiega la Redgrave. Lo stesso titolo, infatti, è shakespeariano. Ne La tempesta, il personaggio di Prospero dice ad un certo punto “our sea sorrow” quando racconta alla sorella di come sono scampati all’annegamento a bordo di una barca di fortuna oramai alla deriva. “Le sue parole esprimono al meglio la tragedia vissuta dai rifugiati drammaticamente annegati e inghiottiti dal mare nel disperato tentativo di trovare una via di fuga dalla violenza della guerra e dalla feroce povertà a cui erano destinati se fossero rimasti nel loro Paese d’origine”. “Chiunque può trovarsi in certe situazioni ed essere trattato come profugo”, aggiunge. “Penso a Nelson Mandela – imprigionato per più di venti anni – o a Martin Luther King – brutalmente assassinato. Mi auguro che i giovani siano ispirati da questa mia opera e si impegnino a supportare e proteggere i rifugiati non solo in Gran Bretagna, ma in tutto il mondo”.

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