V per vaccino

di Fabiana Giacomotti (ilfoglio.it, 24 settembre 2021)

“Dittatori”, “non voglio essere discriminata”, “no alla dittatura del vaccino”, “no alla moda politicizzata”, “fra vent’anni vi vergognerete”, “non voglio aiutare l’agenda 2030” (questa qualcuno ce la spiegherà), “bella c.ata” (segue lunga fila di emoticon) e via insultando, per oltre milleduecento commenti complessivi su due post diversi in sei ore. L’attacco no vax alla felpa (V) Vaccinated realizzata dall’artista pop americano Cloney e prodotta da Valentino a sostegno del programma globale Covax attraverso il quale l’Unicef s’impegna a consegnare oltre due miliardi di dosi di vaccino ai Paesi lasciati fuori dalla campagna mondiale di prevenzione, parte verso le dieci del mattino del 23 settembre, circa mezz’ora dopo la pubblicazione della notizia: l’Internazionale dell’inalienabile diritto a infettare il prossimo si scatena sul profilo Instagram del brand a un ritmo circa sei volte superiore alla media di reazione di ogni singolo post.

Instagram

Ci sono gli sciroccati (“date i soldi alle vittime del Covid”, cioè di preciso a chi?), i fedeli adepti della fantascienza che cianciano di laboratori segreti nel Maryland a tutto danno dei cinesi, ma anche quelli che argomentano rabbiosi contro il prezzo di vendita della felpa, 590 dollari il cui ricavato netto verrà totalmente devoluto all’organizzazione mondiale a sostegno dell’infanzia, quasi fosse una seconda discriminazione, e ai loro occhi lo è.

Senza rendersene conto, perché la scorsa estate la filippica social del direttore creativo Pierpaolo Piccioli contro i no vax passò quasi senza invettive e benché già indossasse la felpa incriminata, così come Lady Gaga e Zoey Deutch (“vaccinarsi non è una scelta, è una responsabilità civile, perché non si può essere liberi di rispettare gli altri. La libertà di non rispettare gli altri è solo un’altra forma di prevaricazione”), Valentino ha toccato il nervo eternamente scoperto dell’esclusività del lusso, qualunque sia e qualunque forma assuma. Poi si può discutere sull’opportunità o meno di sfoggiare il proprio status sanitario sul petto, sia pure a scopi benefici, ma sono davvero tanti quelli che osservano come, a un costo di 50 dollari, un pensierino sulla felpa l’avrebbero fatto. Vaccinati o meno.

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