(ilpost.it, 22 maggio 2023)
Nel Maharashtra, lo Stato indiano dove si trova Mumbai, un film ha provocato parecchi disordini: ci sono stati scontri, una persona è morta e decine sono state arrestate. Il film è uscito a inizio maggio, s’intitola The Kerala Story e racconta la storia di un gruppo di giovani donne indù e cristiane dello Stato del Kerala che si convertono all’Islam e decidono di entrare a far parte dell’Isis. Il motivo per cui è stato criticato è che è stato giudicato da alcuni un film di propaganda islamofoba.
Cioè orientata a suscitare un sentimento di odio nei confronti delle persone di religione musulmana, che in India sono diversi milioni ma costituiscono una minoranza rispetto a quelle di religione indù (che sono circa l’80%). Sia la trama che la campagna di promozione riprendono infatti una teoria del complotto chiamata “love jihad” e sostenuta da alcuni politici nazionalisti indù ma non confermata dai dati, secondo cui negli ultimi anni decine di migliaia di donne sarebbero state sedotte e costrette da militanti dell’Isis a convertirsi all’Islam e a unirsi a gruppi jihadisti in Siria e Yemen. Il primo ministro dell’India, Narendra Modi, che guida il partito nazionalista Bharatiya Janata Party (Bjp) e che già in passato aveva preso posizioni molto nette contro la comunità islamica indiana, ha elogiato il film sostenendo che denunci «una nuova forma di terrorismo».
Altri politici del Bjp si sono espressi molto favorevolmente nei confronti del film: il primo ministro dell’Assam, uno Stato a Nord-Est dell’India, ha scritto su Twitter che tutti dovrebbero vederlo con le proprie figlie. Al contrario, il primo ministro del Kerala, appartenente al Partito Comunista, lo ha definito un prodotto di propaganda del Sangh Parivar, un’associazione che raggruppa tutte le organizzazioni nazionaliste di destra del Paese. Nello Stato del Tamil Nadu i cinema l’hanno ritirato e nel Bengala Occidentale il film è stato vietato, salvo poi venire riammesso da una sentenza della Corte Suprema.
La città dove ci sono stati più scontri è Akola, nello Stato di Maharashtra: qui una persona è morta durante uno scontro tra gruppi favorevoli e contrari al messaggio del film. La polizia è intervenuta arrestando oltre cento persone e togliendo la connessione a Internet in alcune zone della città per evitare che venissero organizzate nuove proteste. Come spesso succede con film e serie che si allineano alla visione dell’India del Bjp, in due Stati (Madhya Pradesh e Uttar Pradesh) The Kerala Story è stato esentato dalle tasse.
Quello di The Kerala Story, infatti, non è un caso isolato: da quando Modi è a capo del governo (2014) all’interno di Bollywood, l’industria del cinema popolare in lingua Hindi storicamente portatrice di valori piuttosto liberali, è diventato sempre più difficile raccontare storie che non si conformano alla visione del mondo di destra dei nazionalisti indù. Il film che ha avuto maggior successo al botteghino nel 2022, per esempio, è stato The Kashmir Files, che fu a sua volta criticato perché distorce un fatto storico – lo sfratto di decine di migliaia di indù dalla valle del Kashmir, a partire dal 1989 – per incolpare il partito del Congresso e gli intellettuali di sinistra dell’epoca di quanto accaduto.