Twitter non pubblicherà più annunci politici a pagamento

(ilpost.it, 30 ottobre 2019)

Jack Dorsey, il ceo di Twitter, ha annunciato che il suo social network non pubblicherà più annunci politici a pagamento in tutto il mondo. In una serie di tweet, ha spiegato che la decisione deriva dal fatto che la politica dovrebbe “guadagnarsi” l’attenzione delle persone e non acquistarla.

Ph. Prakash Singh / Afp / Getty Images
Ph. Prakash Singh / Afp / Getty Images

Nel suo messaggio, Dorsey ha scritto: «Abbiamo deciso di smettere di pubblicare annunci politici a pagamento, in tutti i Paesi in cui siamo attivi. Riteniamo che la politica debba guadagnarsi la possibilità di raggiungere le persone e la loro attenzione: meritarla, non comprarla. Un messaggio politico si guadagna l’attenzione quando le persone scelgono attivamente e consapevolmente di seguire un account o di ritwittare i suoi contenuti. Pagare per mostrare agli utenti il proprio messaggio ignora questa scelta e impone agli utenti un messaggio politico ottimizzato e targettizzato. Riteniamo che i soldi non debbano avere niente a che fare con questa scelta. La pubblicità online è molto potente ed efficace per gli inserzionisti commerciali, ma quando si parla di politica questo potere comporta grandi rischi, perché può essere usato per influenzare voti che influiscono sulla vita di milioni di persone».

Dorsey ha aggiunto di essere consapevole che Twitter sia solamente una piccola parte della realtà online in cui si possono diffondere annunci politici a pagamento, facendo indirettamente riferimento a Facebook, social network molto più grande e sul quale sono consentite le pubblicità dei candidati e dei partiti.

Nelle ultime settimane Mark Zuckerberg, il ceo di Facebook, ha ricevuto numerose critiche sulle nuove soluzioni adottate per gestire le pubblicità politiche sul suo social network. L’azienda ha deciso di mantenere online annunci a pagamento di politici a prescindere dal loro contenuto, anche se raccontano falsità a loro vantaggio. Nel corso di un’audizione davanti a una commissione del Congresso la scorsa settimana, Zuckerberg ha difeso questa scelta, ma non è stato in grado di spiegarne le ragioni in modo convincente.

Mettendo al bando gli annunci pubblicitari dei politici, Twitter rinuncerà a ricavi di svariati milioni di dollari, ma al tempo stesso potrà evitare di trovarsi nella posizione in cui si sta trovando Facebook e probabilmente si troverà Google, che gestisce buona parte delle pubblicità online a cominciare da quelle visibili su YouTube.

La messa al bando degli annunci politici a pagamento inizierà il prossimo 22 novembre in un momento particolare, soprattutto per la politica statunitense. Tra un anno ci saranno le elezioni presidenziali, con Donald Trump che cercherà la rielezione e che entro la fine di novembre potrebbe essere messo formalmente sotto impeachment. La decisione di Dorsey è stata soprattutto criticata da esponenti politici repubblicani, che sfruttano spesso le piattaforme online per pubblicità e messaggi politici a pagamento piuttosto duri contro i democratici. Brad Pascale, responsabile del comitato elettorale per Trump 2020, ha diffuso un comunicato nel quale accusa Twitter di volere «consegnare al silenzio Trump e i conservatori».

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