Tu quoque, Jim?

di Fulvio Abbate (huffingtonpost.it, 1° aprile 2019)

L’altro giorno il simpaticissimo comico Jim Carrey, divo e all’occorrenza disegnatore in proprio, anzi vignettista dilettante, sul suo Twitter ha piazzato un’immagine dove brillano Mussolini e la Petacci a testa in giù, un’icona-paradigma, anzi l’immagine stessa dell’epilogo del fascismo italiano a piazzale Loreto; Milano, 28 aprile 1945.

Jim Carrey via Twitter
Jim Carrey via Twitter

Alessandra Mussolini, versatile nipote, parlamentare europea di sé stessa, già intenzionata a denunciare pubblicamente tutti coloro che dovessero offendere la memoria del nonno duce, appresa l’esistenza della vignetta in questione, senza pensarci lungamente, con fredda furia determinata ha dato del “bastardo” all’autore del disegno, meglio, “You are bastard”, nella lingua propria dell’altro, giusto perché non vi fossero dubbi circa le sue conoscenze; ne è subito nata una progressiva catena di commenti, opinioni distinte che assai presto hanno visto fiorire meme d’ogni sorta; d’altronde, perfino da cadavere, da salma, da trapassato storico, come gli impiccati di François Villon – diari segreti o meno, “oro di Dongo” o altro, carteggio con Churchill o varie ed eventuali –, come ha indagato assai bene lo storico Sergio Luzzatto in un saggio del 1998, Il corpo del duce, Mussolini e il suo involucro sono in assoluto un pozzo senza fondo di digressioni tra obitorio e valutazione etico-storica. Ora nel culto, ora nel ludibrio.

Dopo aver dato del bastardo a Carrey, sempre su Twitter, affinché fossero chiare a chiunque le controproposte che, a loro volta, gli USA possono vantare in termini di piazzamento nel palmarès criminale bellico, la Mussolini ha postato una foto del fungo nucleare di Hiroshima, invitando Carrey “a disegnare queste”, e ancora un gruppo di nativi americani, poi un’immagine che ritrae uno schiavo nero frustrato dal suo padrone bianco, e infine il volto di Rosa Parks, terminando la quadreria degli orrori a stelle e strisce con lo scatto dei bambini vietnamiti in fuga dall’attacco al napalm degli americani, 1972. Qualcuno ha subito fatto però notare che questi addebiti non possono riguardare Carrey, essendo egli canadese.

Torniamo però alle considerazioni, come dire, estetiche, che segnano l’immagine composta a mano libera dal comico canadese sebbene naturalizzato USA. La tecnica, innanzitutto. Mussolini e la sua amante sono raffigurati in modo approssimativo, quasi diaristico, come in uno schizzo, ma soprattutto si direbbe che, al di là d’ogni dichiarata e naturale, civile opzione antifascista – ricordiamo qui i molti cimiteri militari Alleati sparsi lungo lo Stivale, migliaia e ancora migliaia di cippi, croci e stelle di Davide, a memoria di altrettanti soldati che hanno perso la vita combattendo i nazi-fascisti; basterebbe una visita al Cimitero di Nettuno per avere un’idea plastica immediata della storia e del suo massacro, aggiungiamo che anche i Canadesi dell’8ª Armata hanno partecipato alla Campagna d’Italia –, Carrey abbia voluto visitare graficamente un momento iconico della Storia del mondo, un’immagine da incollare, idealmente, tra molte altre, nell’album di figurine della Caduta di chi fu già grande, potente e perfino dittatore.

Mussolini proprio a testa in giù da affiancare magari ad altri personaggi non meno teatralmente paradigmatici, che so, Giulio Cesare pugnalato da Bruto e Cassio, Napoleone visto di schiena mentre a Sant’Elena guarda l’orizzonte, Hitler nel bunker della Cancelleri. Nel disegno di Carrey non sembra neppure che ci sia particolare accanimento antifascista, una vignetta, appunto, destinata, l’ho detto, a un album di figurine come, metti, i “grandi della Storia”, la fine che hanno fatto, la morte che gli è toccata in sorte. Anche Socrate, sebbene non dittatore, volendo, filosofo costretto a bere la cicuta, potrebbe figurare nell’album di Jim Carrey.

Insomma, Carrey piazza una propria vignetta nell’assoluto della Storia del mondo, e lo fa da Hollywood, lui che può vantare in quanto stella del cinema ogni genere di tributo. Prontamente, dalla sua casetta piccolina nell’ideale Canadà del municipio romano, gli risponde Alessandra Mussolini, lei che subito “la butta in politica”, la butta in sacrilegio della memoria familiare, quasi Carrey avesse appena spezzato a martellate un’immagine votiva laggiù a Predappio, e in questo contrasto, nel duello improbabile a distanza tra il divo di Hollywood, l’attore comico Jim, sì, tra Ace Ventura, tra lo Scemo & più Scemo e l’europarlamentare doppiamente nipote, ora del nonno ora di Sophia Loren, ecco che si giunge a un corto circuito dialettico davvero impossibile da restituire, per asimmetria antropologica, tra improbabilità di commisurare il macro al micro.

Alla fine, l’unica domanda che resta lì, in piedi, espone esattamente così: com’è stato possibile che Jim Carrey, comico leggendario perfino nella propria demenzialità, lui e le sue smorfie, di quelle che subito attecchiscono sulle facce dei nostri più fessi compagni di classe o di muretto o di bowling o di doposcuola davvero più cretini, se non platealmente coglioni – ognuno ha i suoi esempi da visualizzare in proposito, nel mio caso, pensate, ne tornano in mente almeno sette –, già, come può essere avvenuto che proprio chi faceva ridere con la faccia di plastilina, pronto a sparare versi e ancora smorfie, lui che dava a tutti la possibilità di seguirlo nel cazzeggio pantomimico, e perfino nel gioco di arpionare da dietro con l’ombrello le palle dei compagni di classe, abbia potuto scatenare un simile seminario semiologico?

Jim Carrey, che mai potremmo assimilare agli “antifa” da centro sociale occupato che mostrano, loro sì, lo scatto di Mussolini a testa in giù riferendolo allo sport estremo del bungee jumping. Come ha potuto proprio Jim Carrey, i cui film, quando al pomeriggio di sabato tra ragazzi di scuola si trattava di andare al cinema a vedere qualcosa sufficientemente da coglioni, una roba che mettesse d’accordo tutti, alla fine, scartando quelli che avrebbero preferito, metti, Woody Allen, si decideva per un Ace Ventura, come ha potuto fare proprio lui, Jim a invertire l’ordine delle cose, fino a consentire ad Alessandra Mussolini di librarsi oltre il proprio perimetro rionale? Boh! Davvero boh!

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