Trump sta sabotando la sua campagna perché non ha mai voluto l’incarico di presidente, fin dall’inizio

di Michael Moore (huffingtonpost.it, 18 agosto 2016)

Amici, Donald Trump non ha mai voluto diventare davvero presidente degli Stati Uniti. Lo so per certo. Non vi dirò come. Non sto dicendo che io e Trump abbiamo condiviso lo stesso agente, lo stesso avvocato, lo stesso stilista o che, se l’avessimo fatto, questo avrebbe significato qualcosa.66° Festival del Cinema, il regista Michael MooreE di certo non sto dicendo di aver origliato nelle agenzie, nei corridoi della Nbc o altrove. Ma ci sono alcune persone che stanno leggendo proprio adesso, loro sanno chi sono. E sanno anche che ogni parola contenuta nei prossimi paragrafi si riferisce a fatti realmente accaduti. Trump era scontento del suo accordo come presentatore e star dello show di successo della Nbc The Apprentice. Per farla breve, voleva più soldi. Precedentemente, aveva ventilato l’idea di correre per la presidenza, nella speranza che l’attenzione così ottenuta potesse garantirgli una posizione più forte nelle negoziazioni. Ma sapeva bene, poiché autoproclamatosi Re degli accordi commerciali, che il semplice dichiarare che farai una cosa vale nulla, ma farla sul serio ti fa ottenere l’attenzione di quei “bast…”. Trump aveva iniziato a parlare con altri network della possibilità di spostare il suo show. Un altro modo per ottenere influenza (la paura di perderlo per qualcun altro): quando ha “segretamente” incontrato il dirigente di uno dei network, e la notizia si è diffusa, la sua posizione si è rafforzata. In quel momento Trump sapeva che era tempo di giocare la mano vincente. Ha deciso di correre per la presidenza. Ovviamente, non avrebbe dovuto correre davvero per la carica di presidente: solo fare il suo annuncio, tenere qualche mega-raduno pieno zeppo di decine di migliaia di sostenitori e aspettare che i primi sondaggi di opinione lo vedessero al primo posto, cos’altro altrimenti! A quel punto avrebbe ottenuto l’accordo che desiderava e milioni di dollari in più rispetto a quelli che riceveva in quel momento. Così, il 16 giugno dello scorso anno, ha percorso le sue scale mobili d’oro ed ha parlato. Senza uno staff per la campagna elettorale, nessun apparato a sostenere una campagna in 50 Stati (d’altra parte non aveva bisogno di nessuna delle due cose perché, ricordiamolo, non sarebbe stata una vera campagna elettorale) e senza un copione prestabilito, è uscito dai binari ed ha indetto una conferenza stampa in cui definiva i messicani “stupratori” e “spacciatori” e s’impegnava a costruire un muro per negare loro l’accesso al confine. Rimasero tutti a bocca aperta. I suoi commenti risultarono così offensivi che la Nbc, lungi dall’offrirgli un salario più alto, lo licenziò in tronco con una laconica dichiarazione: “A causa delle recenti dichiarazioni di Donald Trump sugli immigrati, la Nbc-Universal mette fine ad ogni rapporto commerciale con il Signor Trump”. La rete dichiarò, inoltre, la cancellazione dei concorsi di bellezza gestiti da Trump: Miss Usa e Miss Universo. Boom. Trump ne fu scioccato. Basta così con l’arte della negoziazione. Non se lo aspettava, ma si è attenuto lo stesso al piano per aumentare il suo “valore” agli occhi degli altri network, mostrando loro che milioni di americani volevano Lui come Leader. Sapeva ovviamente (e le persone di cui si fidava glielo avevano detto) che non c’era alcun modo di vincere molte (se non alcune) primarie, che di certo non sarebbe stato il candidato repubblicano e che non sarebbe mai e poi mai diventato il presidente degli Stati Uniti. Ovviamente no! E neanche lo voleva! La presidenza è un lavoro vero e noioso, devi vivere nel “ghetto” di Washington DC, in una piccola casa vecchia di 200 anni, umida, tetra e con soli due piani. Un “secondo piano” non è un attico. Ma niente di tutto questo rappresentava una reale preoccupazione, perché “Trump for President” era solo una trovata che sarebbe durata pochi mesi. Poi è successo qualcosa. E francamente, se fosse accaduto a voi, forse avreste reagito allo stesso modo. Trump, con sua somma sorpresa, ha infiammato il Paese. Soprattutto quei cittadini tutt’altro che miliardari. È balzato dritto al primo posto nei sondaggi degli elettori repubblicani. I suoi raduni hanno iniziato a contare fino a 30.000 sostenitori. La Tv ha abboccato. È diventato la prima celebrità americana capace di farsi ingaggiare per ogni show in cui voleva apparire… salvo poi non presentarsi di persona in studio! Da Face the Nation al Today Show, fino ad Anderson Cooper, bastava fare una semplice telefonata per essere mandato in onda live. Avrebbe potuto tranquillamente starsene seduto sul suo wc d’oro nella Trump Tower, per quel che ne sappiamo – e i media sembravano non avere alcun problema. Anzi Les Moonves, dirigente della Cbs, ha notoriamente ammesso che Trump è stato un toccasana per gli indici di ascolto e per la vendita di spot pubblicitari. Musica per le orecchie del narcisista rifiutato dalla Nbc. Trump si è innamorato di sé stesso ancora una volta e ben presto ha dimenticato la sua missione: ottenere un accordo vantaggioso per uno show televisivo. Ma state scherzando! Quella è roba da perdenti come Chris Harrison, chiunque egli sia (il presentatore di The Bachelorette). Non era più il re degli affari, ma il Re del Mondo. Ogni sua piccola riflessione veniva discussa ed analizzata ovunque e da chiunque per giorni, settimane, mesi! Questo non era mai accaduto in The Apprentice! Presentare uno show? Ma lui era la star di tutti gli show e, presto, avrebbe vinto quasi tutte le primarie! E poi… potete vedere il momento in cui ha finalmente realizzato quanto stava accadendo… quel momento di rivelazione: “Sarò davvero il candidato repubblicano, la mia vita ricca e meravigliosa è finita”. È stata la notte in cui ha vinto le primarie del New Jersey. Il titolo su Time.com (http://time.com/) recitava: “Il discorso sommesso di Trump dopo la vittoria in New Jersey”. Non una delle solite arringhe avventate e rabbiose, ma un discorso deprimente. Non c’era energia, felicità: solo la presa di coscienza che avrebbe dovuto portare a termine la trovata che aveva escogitato. Non sarebbe stata più solo una recita. Doveva lavorare sul serio. Presto, tuttavia, il karma gli ha presentato il conto. Definire i messicani “stupratori” avrebbe dovuto squalificarlo fin dal primo giorno (come la dichiarazione secondo cui Obama non sarebbe nato negli Stati Uniti, rilasciata nel 2011). No, ci sono voluti 13 mesi di commenti razzisti, sessisti e stupidi perché iniziasse finalmente a rovinarsi con le sue mani mettendo a segno una tripletta: l’attacco alla famiglia di un militare ucciso, le offese alla medaglia al valore militare (la Purple Heart) e l’invito ai possessori di armi ad assassinare Hillary Clinton. In quest’ultimo weekend, l’espressione sul suo volto la diceva lunga: “Odio tutto questo! Rivoglio il mio show!”. Ma è troppo tardi. È merce avariata, la sua immagine è irreparabile. Uno zimbello mondiale e, peggio ancora, destinato a perdere. Ma lasciate che vi snoccioli un’altra teoria: immaginiamo che Trump non sia così stupido o folle come sembra. Forse il crollo delle ultime tre settimane non è stato un caso. Forse fa tutto parte di una nuova strategia per sottrarsi ad una corsa che non ha mai voluto portare a termine. Perché, a meno che non sia semplicemente “pazzo”, l’insolito crescendo quotidiano di dichiarazioni sconsiderate si spiega solo supponendo che Trump stia facendo tutto questo consapevolmente (o inconsciamente) così da doversi ritirare o incolpare gli “altri” per averlo buttato fuori. Molti ora subodorano la mossa finale perché sanno che Trump non vuole fare questo lavoro sul serio e, cosa ancora più importante, non può tollerare di essere definito ufficialmente e giuridicamente un perdente – perdente – la notte dell’8 novembre. E non o farà. Credetemi, l’ho conosciuto. Ho trascorso un pomeriggio con lui. Preferirebbe invitare i Clinton e gli Obama al suo prossimo matrimonio anziché avere la lettera scarlatta marchiata sulla fronte dopo la chiusura degli ultimi seggi, la sera in cui andrà in onda l’ultimo episodio del Donald Trump Show, cancellato per sempre.

Post scriptum: Don, se stai leggendo, fallo presto. Offri al tuo patetico partito l’opportunità di rimettere insieme i pezzi e nominare Ryan o Romney così saranno loro a perdere la Casa Bianca, il Senato, la Camera dei Rappresentanti e sì, anche la Corte Suprema. Non essere così duro con te stesso. Sei soltanto la conclusione logica di un partito che ha vissuto grazie alla moneta di scambio del razzismo e dell’intolleranza, succhiando l’1% per decenni, e adesso il loro Trump deve pagarne le conseguenze.

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