di Ferdinando Cotugno (esquire.com, 18 novembre 2020)
In questo momento negli Stati Uniti per cambiare realtà basta cambiare canale. Per molti trumpiani la dissonanza cognitiva su chi ha vinto le elezioni e come andranno le prossime settimane e i prossimi anni è una questione di zapping. È come vivere il post partita di un derby molto sentito, perso in modo particolarmente brutto. Su Fox News la partita è finita e siamo ai commenti. Sui canali concorrenti a destra di Fox News, cioè Oann e Newsmax, siamo ancora in parità alla fine del primo tempo.
Non è un caso che gli share di questa realtà alternativa si siano gonfiati in modo esponenziale: Newsmax era un piccolo canale tra tanti, non superava i 100mila spettatori nemmeno nel suo giorno più glorioso. È bastato non accettare il risultato delle elezioni per superare il milione di spettatori. Il merito è anche di Trump in persona, il suo feed Twitter è la cronaca in diretta di come sta cambiando il panorama dell’informazione repubblicana negli Stati Uniti. Dallo Studio Ovale, lui continua a invitare i suoi follower a lasciar perdere la Fox, da cui si sente abbandonato fin dall’annuncio della vittoria di Biden in Arizona, e scegliere Oann e Newsmax. Se parliamo di posizionamento politico, Oann è una via di mezzo tra la destra estrema (più estrema di Newsmax) e il complottismo digitale più oscuro. La sua programmazione sembra una di quelle fantasie di Don DeLillo che a un certo punto si avverano. Oann sta per One America News Network, entrambe le dizioni (Oann e Oan) sono valide e utilizzate. È stata fondata nel 2013 all’interno del gruppo che comprendeva anche il Washington Times, tra i più accesi sostenitori delle infondate teorie sul certificato di nascita «falso» di Barack Obama.
In questi anni, Oann si è ritagliata lo spazio di network televisivo dove si può dire tutto quello che sulla Fox non è consentito. Mother Jones aveva compilato un esaustivo elenco volti che sono transitati negli anni su Oann. Kristian Rouz, convinta sostenitrice del fatto che esista un’unica cupola del complotto composta dai Clinton, Soros, Bill Gates, Fauci e il governo cinese. Jack Posobiec, diventato famoso per aver fatto una diretta streaming delle sue indagini sul pizzagate, la teoria secondo la quale i Democratici americani gestiscono una rete pedofila la cui base è la pizzeria Comet Ping Pong di Washington. Chanel Rion, alla quale Trump ha anche fatto concedere un posto nei briefing alla Casa Bianca, nei quali era diventata famosa per non aver rispettato le regole di distanziamento (fu anche cacciata). In uno degli ultimi segmenti, utile per capire il mood che si respira a Oann, Christina Bobb riassume così la situazione: «Biden era un candidato così debole che i democratici hanno dovuto aggiungere milioni di schede finte, manipolare i voti, impedire ai repubblicani di votare, e Biden ha comunque perso!». Rispetto al fanatismo militante di Oann, Newsmax ha un approccio leggermente più sobrio e una storia più lunga. È stata fondata nel 1998 da Christopher Ruddy, repubblicano newyorkese e amico di Trump, giornalista investigativo al New York Post, membro di una serie think tank conservatori. La maggior parte dei repubblicani non aveva mai sentito nominare questo minuscolo canale prima dei tweet entusiasti di Trump.
In un segmento diventato virale, il conduttore di punta Greg Kelly valuta l’idea che Biden sia il presidente eletto posizionandosi nel punto perfetto di intersezione tra arroganza e terrore: «Presidente Biden? Non penso proprio. Non mi sembra giusto, non mi suona giusto, non è giusto. Non è il presidente eletto. Non è successo. I media lo chiamano così, ma costituzionalmente non è ancora successo niente». Sembra quasi Asmr per repubblicani, andate a dormire tranquilli, andrà tutto bene. La grafica, come ha giustamente fatto notare Jared Holt, specialista in estremismo e disinformazione dell’Atlantic Council’s Digital Forensic Research Lab, «ricorda quella dei telegiornali di un film di fantascienza a basso budget». Se il business plan di Oann è «Tutto quello che sulla Fox non si può dire», quello di Newsmax è «Tutti quelli che sulla Fox non possono più parlare». Come Bill O’Reilly, cacciato per le ripetute accuse di molestie e violenze. O Sean Spicer, il press secretary che lo stesso Trump aveva licenziato e che tra questo incarico e la Casa Bianca ha anche trovato il modo di partecipare a una stagione di Dancing with the Stars.
Da tempo si ipotizza che Trump possa fondare una media company come progetto personale post Casa Bianca, per tenere vivi il trumpismo, la sua presa sul partito repubblicano e magari l’ipotesi di una improbabile candidatura nel 2024. Sia Oann che Newsmax sono stati oggetto di speculazioni su offerte di acquisto da parte di Trump. L’ultimo a parlarne è stato Ruddy, fondatore e tutt’ora Ceo di Newsmax. «Il canale non diventerà mai Trump Tv», ha ribadito a Variety, «Ma quando lascerà la Casa Bianca rimarrà una forza politica e mediatica e noi siamo aperti a dargli un talk show», ha concluso, per altro smentendo la copertura giornalistica del suo stesso canale televisivo, che continua a non dare per perduta la battaglia elettorale. Questo però è il futuro a lungo termine di Trump, quello immediato dell’America riguarda il bisogno di una transizione ordinata che al momento non si sta verificando. Tutto può cambiare in breve tempo, ma Trump, nella mattina americana di lunedì 16 novembre, ha ancora twittato: «Ho vinto le elezioni». I resoconti della sua esperienza alla Casa Bianca concordano su un fatto: Trump è un tele-dipendente, influenza l’agenda televisiva, ma se ne fa anche pesantemente influenzare. In questi anni molto di quello che ha detto, fatto o twittato è coinciso con quello che stava guardando in quel momento su Fox. Nelle prossime delicate settimane guarderà parecchio Oann e Newsmax, col rischio di rimanere intrappolato nella bolla che lui stesso ha creato fino al momento in cui verranno a bussare alla porta e strapperanno il cavo della tv.