TikTok vuol fare sul serio in Europa

(ilpost.it, 16 novembre 2019)

TikTok, il social network di brevi video spesso accompagnati da musica e popolarissimo tra gli adolescenti, sta preparando un’estesa attività di lobbying con i governi e le istituzioni europee, ha raccontato un articolo di Politico. Il social network, controllato da una società cinese e molto raccontato dai giornali negli ultimi mesi, vuole infatti evitare quanto successo negli Stati Uniti.TikTokDove il governo ha da poco aperto un’indagine per decidere se sia una minaccia per la sicurezza nazionale. Pochi mesi prima, gli Stati Uniti avevano deciso una multa di diversi milioni di dollari per TikTok, che finora è stato poco considerato dalle autorità europee ma «le cose stanno per cambiare», scrive Politico.

I governi occidentali da anni sono molto sulla difensiva nei confronti delle grandi società cinesi, preoccupati da tutta una lunga serie di fattori: dalla possibilità che sottraggano fette di mercato alle aziende europee o americane a quella che raccolgano informazioni sensibili utili al governo, notoriamente coinvolto negli affari delle società cinesi. È quello che per esempio è successo con Huawei, colosso delle telecomunicazioni contro il quale diversi governi occidentali hanno avviato un boicottaggio.

Un po’ per questo, un po’ perché più semplicemente non sono interessate dal punto di vista commerciale, molte enormi società cinesi sono pressoché assenti dai mercati europeo e statunitense: per esempio WeChat, il social network più diffuso in Cina, oppure AliBaba, enorme sito di e-commerce. Con TikTok è diverso: il social network ha raggiunto lo scorso giugno un miliardo di utenti, nel frattempo già diventati 1,5 miliardi, che sono sparpagliati in tutto il mondo. È usatissimo in Europa e negli Stati Uniti, dove ha centinaia di milioni di utenti, e ha superato per numero di download i principali rivali, come Instagram, Facebook e Twitter.

Finora il discorso intorno a TikTok è stato prevalentemente “antropologico”, con i giornali e gli esperti che si sono ritrovati a dover spiegare un fenomeno tanto popolare tra gli adolescenti quanto incomprensibile per le altre generazioni. Ma ci sono tutta una serie di questioni che dovranno per forza essere prese in considerazione, a breve: da tempo infatti le autorità europee stanno cercando di regolamentare e limitare i modi in cui le piattaforme online raccolgono dati sui loro utenti, e su come prevengono i più comuni crimini legati a Internet, dallo stalking alle molestie fino alla pedopornografia, un tema particolarmente sentito per TikTok, i cui utenti sono in larghissima parte minorenni.

Per questo, spiega Politico, TikTok e la sua società madre ByteDance stanno cercando di avviare delle trattative con i governi e con le autorità europee competenti: negli scorsi mesi, hanno assunto esperti di questioni legali legate a Internet a Londra, Dublino, Parigi, Berlino e Bruxelles. «TikTok sa che Bruxelles influenza le leggi negli altri Paesi. È un dibattito di cui vogliono fare parte» ha spiegato Siada El Ramly, una lobbista di Bruxelles che rappresenta tra gli altri Facebook, Google e Twitter.

Secondo Politico, TikTok è solo una delle società cinesi che si stanno approcciando al mondo dei regolamenti e del lobbying europeo, interessate a espandersi in mercati come quello tedesco, britannico, francese e italiano. Ma ha la fortuna, a differenza di altre, di non essere percepita immediatamente come cinese, e quindi sta facendo un po’ da apripista. «Insieme all’interesse per i mercati europei, viene quello per modificare le leggi che regolano questi mercati. Il che include entrare nel Registro per la trasparenza [una banca dati ufficiale dell’Unione Europea dei gruppi d’interesse che influenzano il processo legislativo comunitario, N.d.R.] e dialogare con le organizzazioni economiche più importanti, così come organizzare eventi pubblici e incontrare i funzionari europei», spiega Politico.

La prima società cinese ad adattarsi a questo modo di funzionare delle istituzioni europee era stata Huawei, che però lo aveva fatto dopo i primi problemi avuti con i governi occidentali. TikTok, invece, sta anticipando le sue mosse, in modo da prevenire i possibili guai. A differenza degli Stati Uniti, dove il boicottaggio di Huawei è stato totale, le esitazioni e i possibilismi europei hanno fatto intendere che esistono maggiori spazi per le società tecnologiche cinesi. L’intento di TikTok è quello di mostrarsi collaborativa e disposta a seguire le regole europee, con l’intenzione però di partecipare alla loro stesura, come succede già con le più grandi società di tecnologia americane.

Lo scorso febbraio la Federal Trade Commission degli Stati Uniti aveva stabilito che TikTok raccoglieva illegalmente informazioni personali sui bambini, e l’aveva multata per 5,7 milioni di dollari (per violazioni simili erano state multate anche Google e YouTube, che avevano pagato molto di più). La decisione americana aveva provocato un’indagine del governo britannico, che potrebbe essere imitato da altri Stati europei, dove sulla privacy vige il rigido General Data Protection Regulation (Gdpr). Ci sono poi le questioni dei diritti di copyright, regolati da una recente e controversa direttiva, oltre che quelle dello hate speech, delle fake news, della propaganda al terrorismo, della pedopornografia e della possibile censura operata dal governo cinese. Tutte cose su cui i governi europei potrebbero decidere di fare storie a ByteDance.

Un portavoce di TikTok ha spiegato a Politico che la società vuole «mettere un piede dentro la porta» in vista delle iniziative della prossima Commissione europea sul tema. Sta cercando un policy manager a Bruxelles che coordini le collaborazioni con i funzionari europei e le organizzazioni private competenti, ma assumerà dirigenti e consulenti soprattutto in Francia, Regno Unito e Germania, i Paesi più influenti per quanto riguarda le nuove leggi sulla tecnologia e Internet. Lo scorso maggio ha già assunto Elizabeth Kanter, definita una «veterana», che ha già lavorato per Yahoo e Blackberry, sta cercando un coordinatore delle questioni legate alla privacy a Londra, e ha ingaggiato ex dirigenti di Facebook, Snapchat e Huawei, dice Politico. TikTok e ByteDance, poi, si sono già unite ad alcune organizzazioni di categoria europee, come Syntec Numérique in Francia e la Internet Watch Foundation nel Regno Unito, dedicata alla lotta alla pedopornografia.

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