di Walter Galbiati (repubblica.it, 4 gennaio 2023)
Chi lavora per il governo degli Stati Uniti non potrà più installare TikTok sul telefonino di lavoro. Il 29 dicembre scorso, il presidente Joe Biden ha firmato l’atto che ha bandito TikTok da tutti i cellulari in uso ai dipendenti federali. Un giro di vite che arriva dopo le decisioni già prese da alcuni governi locali e che segna un punto di svolta per il futuro dell’app negli Stati Uniti. Le motivazioni sono «per questioni di sicurezza», legate alla proprietà del social media.
La società che possiede TikTok, ByteDance, ha sede a Singapore ed è controllata direttamente dal Partito comunista cinese. E il timore degli americani è che l’app possa diventare un cavallo di Troia dei cinesi per accedere a dati sensibili dell’amministrazione Usa. Ad alzare il tono era stato il direttore dell’Fbi, Christopher Wray, dicendo che attraverso l’app il governo cinese avrebbe potuto aver accesso ai devices statunitensi e molti Stati governati dai repubblicani tra cui il Texas, il Sud Dakota e la Virginia si erano subito allineati, proibendo l’installazione dell’app sui telefonini dei dipendenti pubblici. Ora si è mosso il presidente degli Stati Uniti con una decisione forte, anche se inferiore a quanto aveva minacciato Donald Trump nel 2020 di bandire completamente l’app dagli Stati Uniti. E al momento, sebbene i social media Usa come Facebook e Instagram siano banditi dalla Cina, non è pensabile che TikTok possa essere escluso completamente dagli Usa.
La reputazione del social media cinese aveva già subito un duro colpo un mese fa, a novembre, durante le elezioni di mid-term, quando l’ong Global Witness e il team Cybersecurity for Democracy della New York University avevano attaccato la piattaforma, accusandola di non aver attivato filtri per prevenire le attività di disinformazione nelle settimane cruciali del voto. L’inchiesta aveva certificato che TikTok aveva approvato il 90% degli annunci contenenti disinformazione elettorali, compresi i più banali come quelli in cui veniva indicata una data sbagliata delle elezioni, o false affermazioni sui requisiti necessari per il voto, o ancora contenenti una retorica volta a dissuadere le persone dal votare.
I dipendenti statali avranno ora due mesi per rimuovere l’app, a meno che non la usino per ragioni di sicurezza nazionale o per monitorarne l’uso. Il provvedimento non riguarda i dipendenti della Casa Bianca, della Difesa, della Sicurezza e del Dipartimento di Stato perché già non la potevano avere. Ma è veramente utile bandire TikTok per proteggerei i dati nazionali? «A meno che non pensiamo di bandire anche Twitter, Facebook, YouTube, Uber e Grubhub, è inutile bandire solo TikTok», ha spiegato al Guardian il direttore di Fight for the Future, Evan Greener, associazione impegnata nella difesa dei diritti. «Perché come è possibile per il governo cinese avere accesso ai dati attraverso TikTok, è ugualmente possibile avere accesso ai dati attraverso altre app».
Un altro motivo di allarme nei confronti di TikTok, soprattutto da parte dei competitor, è la sua veloce diffusione, soprattutto nelle fasce più giovani. Secondo alcuni dati svelati da Google, circa il 40% della Generazione Z – ovvero i nati tra gli ultimi anni Novanta e i primi anni del 2000 – utilizza TikTok negli Stati Uniti. E oltre a essere l’app più scaricata del 2022, gli utenti unici attivi mensilmente del social cinese hanno sfondato a livello globale quota 1 miliardo e puntano a raggiungere Instagram a quota 1,5 miliardi. Il trono è ancora detenuto da Facebook con 2,9 miliardi ma i tassi di crescita di TikTok spaventano i vertici di Meta, tanto che da qualche anno a questa parte hanno introdotto sia su Instagram sia su Facebook funzioni simili a quelle di TikTok.