di Silvia Bombino (vanityfair.it, 13 gennaio 2024)
Lo scorso 20 settembre Taylor Swift, ventiquattr’ore dopo aver lanciato un invito su Instagram affinché i suoi follower (278 milioni) si registrassero per votare, ha convinto 35mila giovani ad aderire all’appello, circa il 25% in più rispetto al National Voter Registration Day dell’anno precedente. Ora questi nuovi elettori si presenteranno alle urne a novembre, per eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti.
Mercoledì 11 gennaio uno delle vicepresidenti della Commissione Europea, Margaritis Schinas, in conferenza stampa ha detto di augurarsi che qualcuno dello staff della cantautrice statunitense ascoltasse le sue parole, perché chiedeva che la Swift facesse un appello analogo, essendo l’Eras Tour in Europa dal 9 maggio al 17 agosto, ed essendoci le elezioni per il Parlamento Europeo tra il 6 e il 9 giugno 2024. Ora Euronews segnala che la Commissione starebbe anche pensando a un ingaggio in una vera e propria campagna di comunicazione per i Måneskin, Rosalia e Stromae, popstar con enormi community attive sui social, che potrebbero convincere i più giovani ad andare a votare.
Le europee sono appuntamento decisivo non solo per i politici ma soprattutto per le nuove generazioni, perché le decisioni da prendere riguarderanno molti temi cari ai Millennials: dalla guerra in Ucraina alla regolamentazione dell’intelligenza Artificiale, dalla migrazione ai diritti civili, alle misure di contrasto dell’emergenza climatica. Del resto, secondo i dati in mano alla Commissione Europea, la partecipazione dei giovani, che protestano, fanno volontariato, si esprimono politicamente sui social media è una tendenza sempre più forte. Per fare un esempio, secondo una ricerca di Pew Research, il 41% dei manifestanti del movimento Black Lives Matter nel 2020 erano under 30, mentre gli over 50 erano sottorappresentati.
Ma i giovani, in Europa, non votano? Curiosamente, la risposta è: sì, votano. Alle ultime elezioni europee del 2019 un sondaggio di Eurobarometro, commissionato dal Parlamento Europeo nei 28 Stati membri (c’era ancora il Regno Unito) dopo il voto, registrò che erano andati a votare oltre il 50% in più degli under 25, senza alcun appello particolare. L’affluenza complessiva alle elezioni europee del 2019 era aumentata di 8 punti (14 per i soli under 25), raggiungendo il 50,6%, la più alta partecipazione dal 1994 (ma era il 61,99% nel 1979). E, soprattutto, l’affluenza al voto dei giovani e di chi aveva votato per la prima volta superava gli aumenti di affluenza registrati per le altre fasce d’età.
Schinas conosce questi dati, ma ha spiegato di voler scongiurare il pericolo che la maggiore affluenza cali di nuovo. Per coinvolgere i giovani, oltre alle campagne istituzionali già previste, si proverà anche a utilizzare i social sempre di più, nel segno di un’indagine del 2021, la Parliament Youth Survey, che riportava come i giovani europei si relazionavano soprattutto ai social (41%) e ai siti (41%) per cercare informazioni politiche e su temi sociali.
Quanti sono i giovani elettori in Europa? Il Parlamento Europeo è attualmente composto da 705 deputati (il prossimo sarà di 720) di cui 76 italiani e rappresenta in totale circa 450 milioni di persone. I giovani sono sotto rappresentati: solo il 2,6% è sotto i 30 anni, e il 17.5 % è sotto i 40. Al voto di giugno saranno chiamati circa 366 milioni di elettori, di cui i giovani over 18 sono circa 70 milioni (2 milioni per la prima volta al voto), oltre gli over 16 che già possono votare in Austria, Belgio, Germania e Malta (in Grecia dai 17 anni).
E per che cosa votano? Sempre secondo Eurobarometro, chi aveva votato nel 2019 aveva a cuore una serie di temi precisi: per il 67% la protezione dell’ambiente e la lotta al climate change dovrebbero essere la priorità, seguite dall’istruzione e dalla formazione (56%) e dalla lotta alla povertà e alle inuguaglianze economiche e sociali. Più o meno gli stessi interessi sono confermati nella Parliament Youth Survey del 2021, ma sottolineiamo che era un momento di transizione tra la fine della pandemia di Covid-19 e una nuova speranza, spezzata a febbraio del 2022 dall’inizio della guerra in Ucraina, alle porte dell’Europa. Il tema della pace, della solidarietà e della sicurezza è infatti apparso poi nel 2022, nel Flash Eurobarometer 502, in cui il 37% degli intervistati ha dichiarato di aspettarsi dall’Europa il mantenimento della pace e della sicurezza.
Ma la domanda delle domande è: per chi vota il fan di Taylor Swift? Verso dove indirizza i Swifties la cantante? Nei primi anni della sua carriera, anche per la giovane età, la Swift è sempre stata molto attenta a non schierarsi politicamente, anche se aveva manifestato la sua preferenza per Barack Obama. Nel 2016 aveva sostenuto come altri artisti la candidatura di Hillary Clinton alla Casa Bianca; poi nell’ottobre del 2018, prima delle elezioni di Midterm, il coming out definitivo, sempre a mezzo social: ha appoggiato il democratico Phil Bredesen rispetto alla repubblicana Marsha Blackburn nella corsa al Senato del Tennessee. Nel 2020 ha attaccato direttamente Donald Trump, all’epoca in carica come presidente degli Stati Uniti, per un suo tweet dopo l’uccisione di George Floyd. Non solo, ha anche preso posizione e appoggiato la candidatura di Joe Biden.
Nel tempo poi ha preso posizioni nette a favore della comunità Lgbtqia+ e si è dichiarata pro-choice in tema di aborto. Quindi il suo orientamento si colloca in un’area democratica e liberal, e ormai sono diversi i media americani che si chiedono quanto il “fattore Taylor Swift” possa influenzare le presidenziali di novembre. E anche se, secondo la società di ricerche di mercato statunitense Morning Consult, la fanbase di Taylor Swift abbraccia tutti gli orientamenti politici (il 45% dei suoi fan ha votato per Donald Trump nel 2020 e il 58% per Biden) e coinvolge oltre la metà della popolazione americana, la sua presa sulla Gen Z fa ipotizzare che il “terremoto” Swift sia l’unico vero ostacolo alla rielezione di Trump. Il governatore democratico della California Gavin Newsom è arrivato a dire che la sua influenza sulle presidenziali del 2024 sarebbe stata «profondamente potente». Ovviamente non se lo domandano solo i politici, i politologi e i giornali, ma anche le reti tv storicamente pro-repubblicani come Fox News: Woopy Goldberg ha commentato una teoria appena spinta dal canale, secondo cui Taylor Swift guiderebbe una cospirazione (dicendo anche: «Sono stufa degli stupidi»).
E in Europa? Sicuramente un appello alla partecipazione dei giovani al voto potrebbe avere un impatto, ma lo scenario è più complesso rispetto agli Stati Uniti. Secondo Euronews, che cita gli ultimi sondaggi del gruppo di esperti Europe Elects, le attuali proiezioni suggeriscono che, all’indomani delle elezioni, una coalizione tra i deputati di centrodestra del Partito Popolare Europeo (per intenderci, il partito di cui fa parte Forza Italia), gli europarlamentari del Pse (di cui fa parte il Pd) e i liberali del gruppo Renew Europe (RE) potrebbe avere una maggioranza parlamentare con 406 seggi su 720. Al contrario, una coalizione di destra con il Ppe, il partito di estrema destra Identità e Democrazia (di cui fanno parte la Lega di Salvini e RN di Marine Le Pen) e i Conservatori e Riformisti Europei (di cui fa parte Fratelli d’Italia e di cui è presidente Giorgia Meloni) non sarebbe in grado, con le cifre attualmente previste, di formare una maggioranza di governo.
I Gen Z e Millennials europei si dà per scontato votino per il partito dei Verdi europei, ma le cose potrebbero andare diversamente. I giovani europei, scrive il Guardian, «non sono xenofobi ma le loro vite sono precarie, dicono gli esperti, a causa della crisi abitativa e sanitaria». Il quotidiano riporta che «se tutti coloro che hanno votato alle elezioni avessero avuto meno di 35 anni, Geert Wilders, il populista di estrema destra che ha vinto le ultime elezioni, avrebbe vinto ancora di più». E in Francia Marine Le Pen sa di poter partire dal 39% dei voti tra le persone tra 18 e 24 anni e il 49% tra quelli tra 25 e 34 anni ricevuti all’ultimo ballottaggio presidenziale, mentre alle elezioni del 2022 Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni è risultato essere il partito più numeroso tra gli under 35, con il 22%. Nelle elezioni svedesi del 2022, il 22% dei 18-21enni ha votato per i Democratici svedesi di estrema destra, contro il 12% nel 2018. In Spagna, Vox ha uno zoccolo duro di under 35 del 27%. L’idea che i giovani, i laureati, le minoranze e i più poveri votino a sinistra e gli anziani, bianchi e non istruiti votino a destra è un paradigma che ormai non funziona più. Taylor Swift o meno.