di Giuseppe Sarcina («Corriere della Sera», 24 luglio 2014)
LONDRA – James Bond, nella sua versione più classica, è a favore. J.K. Rowling, la creatrice di Harry Potter, è contro. Per la rockstar David Bowie deve essere no, assolutamente no. Per la popstar Annie Lennox, forse sì, non sa ancora bene, ci vuole pensare. Il 18 settembre in Scozia si vota per l’indipendenza, per continuare la convivenza con Londra, che dura dal 1707; oppure per diventare uno Stato indipendente, sicuramente con un’altra bandiera, probabilmente con un’altra moneta. Poche settimane fa il settimanale Economist osservava che la situazione è surreale. L’elettorato del Regno Unito si trova di fronte una scelta potenzialmente traumatica, eppure non ci sono segnali di forte mobilitazione. Nelle piazze non si vedono cortei di «secessionisti» o di «unionisti». Il tema non pare, almeno per ora, infiammare l’opinione pubblica. In compenso ci sono le star. Gli attori, i cantanti, gli sportivi, gli scrittori. Negli ultimi giorni sembra che la discussione sia stata appaltata a loro. O, come nota qualche osservatore più maligno, le celebrità abbiano colto una bella opportunità per fare parlare, ancora una volta, di se stessi. Sean Connery, 83 anni, nato a Edimburgo, Scozia profonda, il primo e indimenticabile 007, sembra la Jane Fonda degli anni ’70. Al posto del Vietnam l’amata terra natale, invece degli Stati Uniti di Richard Nixon, la Londra affarista e cinica di David Cameron. L’inossidabile Sean si è fatto tatuare sul braccio la scritta «Scotland forever» e ha dichiarato che «l’opportunità dell’indipendenza è troppo buona per essere mancata». E quando qualcuno gli ha fatto osservare che lui in Scozia neanche ci vive, Connery ha tagliato corto, con una frase alla Bond: «Se passa la secessione, ci torno subito». Sull’altro campo la risposta simmetrica arriva dalla scrittrice Joanne Kathleen Rowling, 49 anni il prossimo 31 luglio. Dopo aver spiegato con allegria perché ora si diverte a scrivere thriller con lo pseudonimo di Robert Galbraith, la scrittrice più seguita degli ultimi decenni, ha tetramente sviluppato il seguente concetto in un’intervista alla Bbc: «Adesso siamo in una situazione economica abbastanza buona, sarei personalmente contrariata da una separazione che possa destabilizzarla». Niente slanci, niente sentimenti. Se si parla di Scozia, Rowling si perde nella magia e si trasforma nella caricatura del Cancelliere dello Scacchiere George Osborne, che sta annoiando il Paese con tabelle e simulazioni sulle ricadute materiali dello strappo. David Bowie, nato 67 anni fa nel turbolento quartiere di Brixton nel Sud di Londra, non si allontana dalle corde emotive. Nel febbraio scorso ha organizzato un raduno musicale a Londra per appoggiare la campagna a favore del «no». Bowie non se l’è sentita di lasciare New York. Ha mandato, però, un messaggio come fanno i leader politici quando non hanno o non vogliono trovare il tempo per presenziare a un evento non essenziale. «Scozia resta con noi», questo è quanto ha letto la modella Kate Moss; il massimo che è riuscito a scrivere per l’occasione il sofisticato cantautore, il vecchio «Ziggy Stardust», il popolare «Duca Bianco». «Ma tornatene su Marte», gli hanno risposto i blogger e i twitter scozzesi. Più «problematica» la posizione di Annie Lennox, 59 anni, di Aberdeen, Scozia profonda, leader del gruppo Eurythmics. La sua canzone Sweet dreams fa da colonna sonora alle manifestazioni degli indipendentisti. In un raduno, ha dichiarato che «se la Scozia fosse indipendente si potrebbe creare una società più egualitaria». Poi, però, messa alle strette dalla Bbc ha cominciato a svicolare: «Ci sono vantaggi e probabilmente svantaggi per una e per l’altra opzione. Bisogna soppesarli bene e poi decidere». Ecco, appunto. In uno slancio di candore, il tennista scozzese Andy Murray, nel 2013 vincitore di Wimbledon, la quintessenza dello sport inglese, ha ammesso: «Difficile prendere una posizione ora: metà del pubblico è d’accordo con te; l’altra metà pensa che sei un idiota assoluto». E le star, di solito, vogliono piacere a tutti.