di Filippomaria Pontani (ilpost.it, 11 settembre 2021)
Viviamo in un Paese in cui il conformismo del discorso pubblico mainstream arriva al punto di accettare con pochi scossoni qualunque cosa: la rivendicazione della memoria del fratello del Duce a premio sui martiri della nostra Repubblica, la promozione in alto loco di zelanti funzionari già distintisi per encomi postumi a estremisti di destra, il dileggio di quei pochi intellettuali che pongono l’antifascismo a fulcro della propria attività di pensiero. Dietro i simboli la partita è più sostanziosa, e non da oggi: si marginalizza in una riserva indiana, magari con una pacca sulla spalla, un complimento di facciata e la malcelata commiserazione che tocca agli utopisti.