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Tre ore dopo l’attentato a Trump le t-shirt cinesi erano già on line

(huffingtonpost.it, 16 luglio 2024)

Il volto insanguinato, il pugno alzato al cielo, dove sventola la bandiera statunitense. L’iconica immagine di Donald Trump, mentre si allontana dal palco della Pennsylvania dopo la sparatoria, a poche ore dall’attentato era già comparsa su magliette vendute nei siti di e-commerce cinesi. Piattaforme note, come Taobao e JD.com, le rendevano disponibili in diverse taglie e colorazioni.

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Lionel Messi ha dovuto spiegare che non preferisce il Giappone alla Cina

(ilpost.it, 20 febbraio 2024)

Lunedì Lionel Messi, che adesso gioca nella squadra statunitense di calcio dell’Inter Miami, ha risposto pubblicamente a una polemica nata dalla sua mancata partecipazione a un’amichevole dell’Inter Miami a Hong Kong, pubblicando sul social cinese Weibo un video “riparatore” in cui ha cercato di spiegare la sua posizione. La polemica, che era iniziata giorni fa e non si è ancora conclusa, sta coinvolgendo il governo di Hong Kong, i media di Stato cinesi e perfino la Nazionale argentina.

Ph. Louise Delmotte / Ap

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“Barbie” squarcia le certezze del Dragone

di Marco Lupis (huffingtonpost.it, 5 agosto 2023)

Lei bionda, alta, snella, occhi azzurri; lui biondo come lei, fisico palestrato, spalle quadrate, occhi altrettanto immancabilmente chiari. Parliamo di Barbie e Ken, la coppia più “rosa” dell’universo immaginario di Hollywood e sicuramente aderente al cento per cento ai canoni di bellezza tipicamente occidentali. Diciamo pure americani. Per questo non c’è da meravigliarsi se il nuovo film di cui, da noi, tutti parlano, ha avuto ben scarso successo nelle sale e tra il pubblico del resto del Mondo.

Warner Bros Pictures

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La censura cinese ha raggiunto Hollywood

(ilpost.it, 14 settembre 2021)

Alla fine di maggio l’attore americano John Cena, uno dei protagonisti del decimo film della saga di Fast & Furious, pubblicò sul social network cinese Weibo un video di scuse in cui diceva – in Mandarino – di aver «commesso un errore» e di amare e rispettare molto la Cina e i cinesi. Nel video Cena non diceva esplicitamente per cosa si stesse scusando: pochi giorni prima, durante una conferenza stampa, si era riferito a Taiwan parlandone come di un Paese indipendente e irritando il governo cinese, che invece considera Taiwan un proprio territorio. Cena si era scusato per aver detto qualcosa che andava contro i valori del governo cinese, ma in particolare per evitare che Fast & Furious 9 – The Fast Saga, che tra le altre cose era stato prodotto anche dalla China Film Group Corporation, venisse censurato.

Ph. Andy Wong / Ap

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La stretta della Cina alle star più amate sui social

di Lorenzo Lamperti (wired.it, 10 settembre 2021)

Colpirne tanti, per educarne ancora di più. La Cina non sta stringendo solo sulla libertà d’azione dei grandi colossi digitali, ma anche su quella delle sue celebrità. L’elenco di star del mondo di musica, cinema e televisione cadute in disgrazia è in continuo aumento. Le ragioni? Si va dalle accuse di evasione fiscale a quelle di abusi sessuali, dalla vicinanza con Alibaba, il colosso dell’e-commerce nel mirino del governo, a contenuti postati sui social media e considerati “antipatriottici”. In realtà, però, si tratta di bersagli “collaterali” di una campagna di rettificazione ben più ampia, che non solo si propone di “aggiornare” la basi dello star system cinese, adeguandole ai tempi della “prosperità comune” del presidente Xi Jinping, ma anche e soprattutto di disarticolare la costellazione dei gruppi organizzati di fan.

iQiyi via YouTube

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