di Massimo Basile (repubblica.it, 3 novembre 2022)
Un oscuro uomo d’affari russo, un lobbista americano, un circolo esclusivo nel cuore di Manhattan. E, naturalmente, Donald Trump e Vladimir Putin. In un lungo articolo il New York Times unisce i tasselli del “Piano Mariupol”, un puzzle che, per la prima volta, vede insieme l’hackeraggio russo alle presidenziali americane del 2016 e l’avanzata dei carrarmati di Putin in Ucraina.
È fuggita dalla Russia ed è arrivata nella vicina Lituania la figlia del mentore politico di Vladimir Putin, Ksenia Sobtchak: lo ha reso noto una fonte delle guardie di frontiera lituane: «È arrivata in Lituania con un passaporto israeliano». La donna, che ha quarant’anni, «è fuggita dalla Russia nella notte», ha aggiunto una fonte della polizia all’agenzia di stampa russa Tass, passando attraverso la Bielorussia per entrare in Lituania.
di Anton Dolin (Meduza / huffingtonpost.it, 21 ottobre 2022)
Il 26 settembre la Russia ha annunciato che non candiderà un suo film agli Oscar che si terranno nel febbraio del 2023. Peraltro, solo tre giorni prima, il comitato russo degli Oscar aveva comunicato che il film da nominare sarebbe stato scelto tra 122 pellicole. Eppure, secondo il presidente dell’Associazione cinematografi della Federazione Russa Nikita Michalkov, lui stesso premio Oscar, questa sarebbe stata una “mossa insensata”.
In Russia, Alla Pugacheva, una delle grandi star della canzone, è scesa pubblicamente in piazza per denunciare il conflitto in Ucraina, aggiungendo che la morte dei soldati avviene «per scopi illusori che rendono il Paese un paria e la vita dei nostri cittadini estremamente difficile». E la leggendaria cantante russa ha chiesto di essere inclusa tra gli «agenti stranieri» per le sue critiche alla guerra. Pugacheva rappresentò la Russia all’Eurovision nel 1997 ed è una star popolarissima in Russia. «Vi chiedo di iscrivermi ai ranghi degli agenti stranieri del mio amato Paese», ha detto nell’appello pubblicato su Instagram. Venerdì scorso, il ministero della Giustizia aveva incluso suo marito, il presentatore televisivo Maxim Galkin, nell’elenco degli agenti stranieri. L’annuncio della solidarietà della Pugacheva a Galkin e le sue critiche alla guerra sono significative perché lei appartiene alla generazione di Putin ed è una cantante amata dagli anziani, che tendono a sostenere il Cremlino.
a cura di Gennaro Marco Duello (fanpage.it, 5 settembre 2022)
Sean Penn e Ben Stiller sono stati “blacklistati” dalla Russia. Sono nella nuova lista di 25 cittadini statunitensi che non sono graditi in terra russa. Una risposta di Putin alle sanzioni personali che continuano ai danni della Russia da parte dell’amministrazione di Joe Biden. Penn e Stiller sono tra le personalità americane che hanno dato pieno appoggio al governo di Zelensky ed è per questo che sono stati entrambi messi nella black list, com’è stato anche annunciato dal ministro degli Esteri russo. Con una nota diffusa all’agenzia di stampa nazionale, Sergej Viktorovič Lavrov ha reso nota la misura: «In risposta alle sanzioni personali in continua espansione dell’amministrazione Biden contro i cittadini russi, è stato introdotto un divieto d’ingresso in Russia contro un altro gruppo di persone tra membri del Congresso degli Stati Uniti, funzionari di alto rango, rappresentanti del mondo degli affari e comunità di esperti, così come figure culturali (25 persone), su base permanente».
di Francesco Gottardi (ilfoglio.it, 23 agosto 2022)
Da oltre trent’anni, oggi lui ne ha 60, Dennis Rodman è il più conclamato simbolo cestistico dell’eccesso. E ogni eccesso nasce da un preciso e personalissimo impulso morale: fregarsene. Sempre, di ciò che pensano gli altri. Da ragazzino ha iniziato a fregarsene del suo stesso fisico, perché i suoi 2,03 metri, a detta di tutti, erano decisamente troppo pochi per un’ala grande. Sarebbe diventato tra i difensori più forti della sua èra e il miglior rimbalzista di sempre – a detta di tutti: secondo lui invece, emerge in una recente intervista a GQ, «è una bella stronzata». Del suo corpo se n’è anche fregato bevendo a dismisura, sfiorando il suicidio. Per poi curarlo a modo suo: piercing, tatuaggi, capigliature di ogni colore fino a farne una tela vivente che oggi continua a infatuare donne e stilisti di mezzo mondo. Da giocatore Rodman se ne fregava perfino delle Nba Finals, sgusciando a Las Vegas o agli show di wrestling tra una gara e l’altra.
Si chiama Stars Coffee la catena russa che prende il posto del colosso americano del caffè Starbucks, che ha abbandonato la Russia a causa del conflitto ucraino. Il primo locale di Stars Cofee ha aperto i battenti nelle scorse ore a Mosca con lo slogan “Bucks è andato, le stelle sono rimaste”. “Perché Stars? Perché il nuovo brand riunisce le star della gastronomia”, spiegano in un comunicato il rapper russo Timati e il ristoratore Anton Pinski che, a fine luglio, hanno acquisito i 130 ristoranti Starbucks in Russia. Timati, il cui vero nome è Timur Yunusov, è un accanito sostenitore del presidente russo Vladimir Putin e si è autodefinito amico del leader ceceno Ramzan Kadyrov: a riportarlo è il Guardian. Nel 2015, il rapper ha pubblicato una canzone intitolata My best friend is Vladimir Putin, che descrive il presidente come un “supereroe”.
Ai tempi dell’Unione Sovietica l’attuale ambasciatore ucraino a Parigi, Vadym Omelchenko, come molti dei suoi connazionali, poteva soltanto desiderare, sognare la Francia attraverso il cinema. «Quando avevo sette anni, mia mamma mi ha portato a vedere un film, Il Tulipano nero», ha raccontato Omelchenko a TV5 Monde. Nella pellicola del 1964, firmata da Christian-Jaque, il protagonista è Alain Delon che interpreta due gemelli nascosti sotto una stessa maschera: uno onesto, irreprensibile, ma inetto, l’altro cinico, spietato, ma abilissimo nella scherma, oltre che nelle alcove (tra le protagoniste femminili c’è Virna Lisi). L’eroe mascherato del Tulipano nero incarnato da Delon motivò Omelchenko a dedicarsi alla scherma. «Ho praticato questo sport per dieci anni», ha dichiarato l’ambasciatore ucraino a Parigi, prima di aggiungere: «All’epoca sovietica, quando c’era la Cortina di Ferro, immaginavamo la Francia grazie al cinema. Uno dei volti era Alain Delon».
di Francesca Lazzarin / Memorial Italia (huffingtonpost.it, 11 luglio 2022)
“Forse, per capire dove ci stavamo spingendo, avremmo dovuto guardare più spesso la tv”, mi scrive sgomento un amico e collega, giovane docente universitario russo, due giorni dopo il 24 febbraio. Perché lui preferisce canali privati e progressisti come Dožd’ (conosciuto in Europa come Tv Rain, che ha chiuso forzatamente i battenti pochi giorni dopo l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina) e la televisione di Stato russa non l’ha mai seguita in vita sua, snobbandola e sminuendone erroneamente il potere manipolatorio. “Puoi vedere la televisione russa in Italia? Se puoi, guardala, lì ti spiegano le cose come stanno. Così capirai anche tu che non c’è niente di cui preoccuparsi”, mi dice invece tutta tranquilla e sicura, sempre due giorni dopo il 24 febbraio, un’affabile signora russa a cui impartisco lezioni di Italiano e che inaspettatamente si rivela una sostenitrice della “operazione speciale”, al di là della sua laurea in Storia dell’arte e della sua profonda conoscenza del barocco romano.
di Arianna Francesca Brasca (huffingtonpost.it, 1° luglio 2022)
La legittimazione della guerra in Ucraina per il Cremlino non viene dalla politica, ma è il frutto di un lungo processo di sostituzione simbolica. Dalla semantica dello sviluppo e della vita, si fa strada quella della distruzione e della morte, la logica del camerata fatta Stato, o “necropolitica”, come sottolinea Svetlana Stephenson di Novaya Gazeta Europa, rifacendosi al filosofo Achille Mbembe. I primi anni dell’era Putin vedono la ripresa economica dal disastro del disfacimento dell’Urss, il fiorire della cultura e una garanzia di stabilità. Il clima inizia a cambiare con le proteste del 2011-13, che portano il nome di Rivoluzione Bianca, un evento sociopolitico nato durante le elezioni parlamentari del 2011, contro i presunti brogli elettorali e le irregolarità avvenute durante le votazioni e contro il futuro rieletto Putin.