Hollywood si stringe attorno a Kamala Harris. Dopo che George Clooney si era fatto portavoce delle celebrities dem nel chiedere al presidente Joe Biden di ritirarsi dalla corsa per il secondo mandato, le star che muovono i motori dell’industria dello spettacolo statunitense sembrano pronte a sostenere la sua vice. Tra le prime voci a reagire al tornado politico di domenica, quella di Barbra Streisand.
di Chiara Di Clemente (quotidiano.net, 23 aprile 2021)
Potrebbero essere gli Oscar dell’orgoglio nero. Anticipando di fatto l’avvicinamento dell’Academy all’istituzione di norme inclusive delle minoranze che tanto hanno fatto discutere nei mesi scorsi, e soprattutto facendo proprie le dirompenti istanze del Black Lives Matter, mai come quest’anno tra i candidati nelle categorie più importanti la presenza “nera” si rivela imponente (senza dimenticare che è nero il protagonista del cartoon Disney destinato a vincere, Soul). Certo, se poi le statuette (cerimonia domenica 25 aprile a Los Angeles, in Italia nella notte tra il 25 e il 26 in diretta su Sky e su Tv8 dalle 00:15) finiranno in mani bianche, il valore delle scelte dell’Academy per le nomination apparirà comunque dimezzato. Ma in queste ore è ancora lecito pensare che una rivoluzione sia possibile.
Ma Rainey non può essere regina del blues. È un ruolo che intrinsecamente racchiude una sorta di distanza, un retaggio monarchico fastidioso ed elitario. Ma Rainey è la madre del blues: è allo stesso tempo sua sorella, sua figlia e sua madre. Si a(ni)mano a vicenda, l’uno è l’altro in modo indistinguibile, hanno fatto tutto mano nella mano senza mai dividersi – nel bene e nel male. Ma Rainey’s Black Bottom, film Netflix prodotto tra gli altri da Denzel Washington, narra questo rapporto simbiotico, meraviglioso e drammatico. E va oltre, dipingendo un affresco sorprendentemente accurato e profondo di uno dei passaggi più complessi e importanti della storia afroamericana. Il film, diretto da George C. Wolfe e illuminato dalle meravigliose interpretazioni di Viola Davis (nei panni della Rainey) e del compianto Chadwick Boseman (Levee, irrequieto trombettista dalla band), è tratto dall’omonima opera teatrale del premio Pulitzer August Wilson, considerato il più grande drammaturgo afroamericano della storia.
Addio a Cicely Tyson, la prima attrice di colore a vincere, nel 2018, l’Oscar alla carriera. È morta a 96 anni, da quel che si apprende per cause naturali. Lo ha annunciato il suo manager Larry Thompson. Figlia di genitori emigrati dai Caraibi, Cicely Tyson ha portato avanti durante la sua carriera una determinata battaglia morale contro il razzismo nel cinema. Rifiutando di interpretare ogni ruolo che potesse essere denigratorio rispetto alle donne di colore. Consacrata a Hollywood con il suo indimenticabile ruolo in Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, del 1991, la sua carriera affonda le radici nel teatro di Broadway, dove ha sempre portato avanti la causa contro il razzismo e l’ingiustizia sociale nel mondo dello spettacolo.
di Marta Colombo (giornalettismo.com, 16 luglio 2020)
In un’intervista rivelatoria a Vanity Fair publicata il 14 luglio, Viola Davis racconta la sua lotta per emergere a Hollywood e il suo pentimento nell’aver preso parte al prulipremiato film The Help. «Il film cerca di rappresentare che cosa significhi essere nero in America ma è fondamentalmente creato per un’audience di bianchi», ha spiegato l’attrice afroamericana. Ambientato negli anni Sessanta in Mississippi, The Help, che nel 2011 ha ottenuto quattro candidature agli Oscar, è tratto dall’omonimo romanzo, già accusato di perpetuare la narrativa del “salvatore bianco”.Continua la lettura di Viola Davis su “The Help”: «Ho tradito me stessa e la mia gente»→
Domenica notte i premi: quest’anno le scelte sono politiche
di Lorenzo Soria (lastampa.it, 18 febbraio 2015)
Los Angeles – Mancano quattro giorni al giorno degli Oscar, alla celebrazione, domenica notte, dell’edizione 87 degli Academy Awards. E tra i sempre più numerosi «Oscarologists» serpeggiano molti dubbi. Vincerà Boyhood, come tanti pensavano fino a poco fa, o a spuntarla sarà Birdman, la favola hollywoodiana di Alejandro González Iñárritu? E se Clint Eastwood a 84 anni sorprendesse ancora con American Sniper? Passando agli attori, Michael Keaton o Eddie Redmayne nella parte dell’astrofisico Stephen Hawking? O Bradley Cooper, il cecchino di Eastwood? E tra le attrici, la professoressa con l’Alzheimer di Still Alice (Julianne Moore) ha già in tasca l’Oscar? Ma in un’annata piena di dubbi e di suspense, una certezza c’è ed è che, nonostante gli sforzi dell’Academy di depoliticizzare la cerimonia, la politica avrà un ruolo determinante. Continua la lettura di Guerra, diritti civili e di genere: da che parte stanno gli Oscar?→