di Gabriella Monaco (movieplayer.it, 23 gennaio 2023)
Il documentario di Sean Penn girato in Ucraina con Volodymyr Zelensky debutterà il mese prossimo alla Berlinale. Nel corso degli ultimi mesi, l’attore si è inoltre recato nella stessa Ucraina per esprimere il suo sostegno. Superpower è il titolo del documentario diretto da Sean Penn e Aaron Kaufman, come riportato da Deadline, che documenta quanto accaduto in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa.
Nel fine settimana la squadra di calcio inglese del Chelsea ha presentato al pubblico dello Stamford Bridge di Londra il suo ultimo acquisto: il ventiduenne ucraino Mykhaylo Mudryk, ritenuto uno dei calciatori più promettenti della sua generazione. Del trasferimento in Inghilterra di Mudryk si parlava da mesi e ora che è stato concluso, anche se diversamente da come ci si aspettava, è diventato rilevante sotto tanti aspetti, non solo da un punto di vista sportivo.
Il ministero della Difesa russo ha annunciato la creazione di due «reparti di artisti» da mandare al fronte in Ucraina, gruppi di musicisti e cantanti che avranno l’obiettivo di tenere alto il morale dei soldati impegnati nella guerra. Stando a quanto dicono i media russi, tra gli altri parteciperanno all’operazione cantanti d’opera, attori e artisti circensi.
Sean Penn è tornato in Ucraina e questa volta con una sorpresa per il presidente Volodymyr Zelensky: l’attore ha consegnato al presidente ucraino un Oscar. Si tratta di una delle due statuette che Penn ha vinto nel corso della sua carriera, uno nel 2003 per Mystic River e l’altro nel 2008 per Milk. L’Academy Award è stato consegnato a Zelensky nel corso di una visita immortalata sui social da Anton Gerashchenko, consigliere del ministero degli Interni.
di Massimo Basile (repubblica.it, 3 novembre 2022)
Un oscuro uomo d’affari russo, un lobbista americano, un circolo esclusivo nel cuore di Manhattan. E, naturalmente, Donald Trump e Vladimir Putin. In un lungo articolo il New York Times unisce i tasselli del “Piano Mariupol”, un puzzle che, per la prima volta, vede insieme l’hackeraggio russo alle presidenziali americane del 2016 e l’avanzata dei carrarmati di Putin in Ucraina.
di Stefano Pistolini (linkiesta.it, 3 ottobre 2022)
Dopo l’ennesimo revival di Bella ciao come inno di lotta ai quattro angoli del mondo, nemmeno fosse il passaparola della parte giusta, perché contiene la parola-chiave a cui gira attorno la canzone – “l’invasor” – che traccia il confine netto tra bene e male, da qualche mese succede un’altra cosa, più indefinibile, incastrata com’è tra i gangli della comunicazione contemporanea. C’è questo pezzo, Another love, vecchio di una decina d’anni, scritto dal cantautore inglese Tom Odell quando era un ragazzo.
di Pierre Haski (France Inter / internazionale.it, 5 ottobre 2022)
Cosa rappresenta Elon Musk? Non passa giorno senza che questo miliardario cosmopolita proprietario delle automobili Tesla e dei razzi SpaceX, faccia parlare di sé. Di sicuro Musk è eccentrico e in preda alla brama di pubblicità, ma al contempo è doveroso prenderlo sul serio in quanto incarna un’evoluzione significativa, ovvero l’irruzione del privato in ambiti inusuali. È il caso della sua incursione nella sfera diplomatica, che non è certo passata inosservata.
Da giorni in Iran è difficilissimo connettersi a Internet per via del blocco imposto dal governo in riposta alle proteste per la morte di Mahsa Amini, la ventiduenne morta in un carcere di Teheran il 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa per non aver indossato correttamente il velo. Il multimiliardario statunitense Elon Musk ha risposto al blocco annunciando l’attivazione sul territorio iraniano di Starlink, il servizio di Internet satellitare che promette di fornire una connessione stabile e veloce alle persone che vivono in zone particolarmente remote e isolate, dove non arrivano le infrastrutture tradizionali. Ma non è ancora chiaro se si tratti di un’iniziativa effettivamente utile.
In Russia, Alla Pugacheva, una delle grandi star della canzone, è scesa pubblicamente in piazza per denunciare il conflitto in Ucraina, aggiungendo che la morte dei soldati avviene «per scopi illusori che rendono il Paese un paria e la vita dei nostri cittadini estremamente difficile». E la leggendaria cantante russa ha chiesto di essere inclusa tra gli «agenti stranieri» per le sue critiche alla guerra. Pugacheva rappresentò la Russia all’Eurovision nel 1997 ed è una star popolarissima in Russia. «Vi chiedo di iscrivermi ai ranghi degli agenti stranieri del mio amato Paese», ha detto nell’appello pubblicato su Instagram. Venerdì scorso, il ministero della Giustizia aveva incluso suo marito, il presentatore televisivo Maxim Galkin, nell’elenco degli agenti stranieri. L’annuncio della solidarietà della Pugacheva a Galkin e le sue critiche alla guerra sono significative perché lei appartiene alla generazione di Putin ed è una cantante amata dagli anziani, che tendono a sostenere il Cremlino.
Tra i banchi del Parlamento Ue, dove oggi è stata ospite d’onore del discorso sullo Stato dell’Unione di Ursula von der Leyen, la first lady ucraina Olena Zelenska conferma il suo ruolo di “ambasciatrice” di Kiev sulla scena internazionale. Laddove il marito Volodymyr Zelensky – il comico diventato leader di guerra – rimane sul campo, intento a tenere alto il morale del popolo e delle truppe contro l’invasione russa, la moglie 44enne è uscita dall’ombra ed è diventata il volto delle sofferenze umane dell’Ucraina. Laureata in Architettura e sceneggiatrice di commedie, prima di diventare first lady Zelenska appariva raramente in pubblico: non dava interviste, aveva un profilo Instagram solo privato e lavorava dietro le quinte della società della casa di produzione Kvartal 95, co-fondata dallo stesso Zelensky e che sta dietro alla serie di successo che lo ha portato alla ribalta, Servo del popolo.