Emma Stone, Adam Sandler, Vin Diesel. Sono alcune delle star di Hollywood cui sono state messe in bocca dichiarazioni pro Mosca a scapito dell’Ucraina, in interviste tradotte ad arte. È l’ultima frontiera della disinformazione messa in scena da bot, profili automatici che postano sui social video di interviste vere ma doppiate in Francese o in Tedesco con frasi che gli attori non hanno mai pronunciato.
Martedì sera il segretario di Stato Usa Antony Blinken si è esibito in un locale di Kiev, la Capitale dell’Ucraina, cantando e suonando alla chitarra Rockin’ in the Free World, del cantautore statunitense Neil Young. Blinken è in Ucraina per una visita a sorpresa in cui ha incontrato il presidente Volodymyr Zelensky, col quale ha discusso dell’invio di nuove armi da parte degli Stati Uniti: la visita è stata organizzata poco dopo l’inizio di una nuova offensiva russa nel Nord-Est del Paese, una delle più grosse degli ultimi mesi.
di Enrico Varrecchione (linkiesta.it, 14 maggio 2024)
L’Eurovision Song Contest 2024, in quella che probabilmente sarà ricordata come l’edizione più controversa di sempre («la più controversa fino ad ora», direbbe il noto filosofo Homer Simpson), si è chiusa con la strana sensazione di aver portato a casa il necessario, passando però per le forche caudine di una settimana intensa. Insomma, poteva andare meglio, ma poteva andare decisamente peggio sotto ogni punto di vista. Lasciando l’analisi artistica ai critici musicali, si può dire con sicurezza, ammesso che ce ne fosse il dubbio, che nel festival della canzone europea si gioca una partita geopolitica neppure troppo sotterranea, il cui esito è stato abbastanza visibile nella suddivisione finale dei voti della giuria e del pubblico.
di Francesco Del Vecchio (wired.it, 2 maggio 2024)
Il 1° maggio l’Ucraina ha presentato una portavoce basata sull’Intelligenza Artificiale per «fornire aggiornamenti tempestivi» sulla guerra e offrire informazioni sulle attività belliche in corso nel Paese. La portavoce, chiamata Victoria Shi, ha ripreso le fattezze della cantante e influencer ucraina Rosalie Nombre, che ha accettato di partecipare gratuitamente all’iniziativa, anche se i funzionari ucraini hanno sottolineato che l’entità digitale e Nombre «sono due persone diverse».
Pupo, dopo la recente esibizione a Mosca, non potrà tenere il concerto programmato a Vilnius il prossimo 26 aprile. Dopo lo show Gli amici di Pupo, andato in scena al Teatro del Cremlino il 15 marzo, dice l’artista in un video diffuso dall’agenzia russa Tass, è scattato il ban. «Qualche settimana fa ho ricevuto una telefonata dall’organizzatore del mio spettacolo in Lituania che avrebbe dovuto svolgersi il 26 aprile» a Siauliai, quarta città del Paese.
«Invece che starmene tranquillamente e comodamente a casa, ho deciso di andare in “trincea”» ha dichiarato Pupo, nome d’arte di Enzo Ghinazzi, prima di imbarcarsi per Mosca. Benché possa apparire ardita, la metafora impiegata dal popolare cantante è azzeccata. Non è un bighellonare da turista né un omaggio alla libera cultura dirigersi verso il Palazzo di Stato del Cremlino per registrare uno speciale tv nei giorni delle elezioni che porteranno al quinto mandato presidenziale per Vladimir Putin.
A cento anni dalla sua morte, annunciata il 21 gennaio 1924, il fantasma di Lenin continua ad aleggiare sulla Russia e spaventa persino Vladimir Putin. Ne è convinto Gian Piero Piretto, già docente di Cultura russa alla Statale di Milano, che alla morte e alle esequie del padre della Rivoluzione d’Ottobre ha dedicato uno dei primi capitoli del suo recente saggio L’ultimo spettacolo (Raffaello Cortina Editore), dedicato ai funerali sovietici che hanno fatto la Storia.
Da un po’ di tempo in Ucraina viene presa di mira una trasmissione televisiva che nelle prime fasi della guerra contro la Russia era molto popolare e apprezzata. Si chiama Telemarafon «Yedyni novyny», in Italiano Telemaratona «L’unica notizia», ha sempre raccontato il conflitto con toni enfaticamente patriottici ed è onnipresente sia sulla televisione pubblica sia su quella privata ucraina. Oggi in molti considerano il suo modo di raccontare eccessivo e ridicolo, oltre che troppo ottimista.
In Israele è tornato a farsi sentire un fenomeno chiamato “Pallywood”, l’unione di due parole molto note: Palestina e Hollywood. La provocazione linguistica, usata soprattutto dai sostenitori di Tel Aviv, riguarda lo stravolgimento e la distorsione di tutti quei video e quelle foto che descrivono le atrocità compiute all’interno della Striscia di Gaza. Un’operazione continua che rischia di oscurare la portata degli accadimenti, reali e tragici, che dal 7 ottobre si stanno verificando a causa delle bombe israeliane.
di Davide Maria De Luca e Filippo Menci (ilpost.it, 12 novembre 2023)
Taras Topolia, cantante del popolare gruppo ucraino Antytila, ha scoperto che l’invasione era cominciata grazie a una telefonata del suo tastierista, Serhii Vusyk. «Ho chiuso la chiamata e ho aperto Facebook. C’era solo una serie di post identici con immagini nere e una scritta: “È cominciata. È cominciata. È cominciata”». Era la mattina del 24 febbraio e i primi missili russi sono arrivati poco dopo.