Archivi tag: The Beatles

La lezione di Morandi

Rai

di Guia Soncini (linkiesta.it, 2 dicembre 2024)

A casa mia è successo tutto nello stesso momento, ieri pomeriggio. Stavo ascoltando un podcast con ospite Gianni Morandi, e scrivendo bestemmie all’amica che me l’aveva segnalato: ma ti pare che mi fai sentire questo intervistatore che non sa niente, questo cane che come tutti i conversatori scarsi tenta di finirgli le frasi senza mai mai mai capire dove Gianni vada a parare, questo cane bau.

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Il Britpop è tornato improvvisamente di moda

Ph. Christopher Furlong / Getty Images

di Elia Pelizzari (esquire.com, 2 settembre 2024)

Usciva nel 1997 il disco che avrebbe rivoluzionato la musica pop/rock. Parlo di Ok Computer dei Radiohead: un album cupo, distorto, calmo, un progetto che rispecchia lo spirito della band. Dodici canzoni in cui Thom Yorke, il cantante, monta e costruisce un preludio sconsolato su ciò che saranno gli anni Duemila con l’avvento sempre più deciso della tecnologia. I Radiohead portano una wave nuova nel panorama del rock britannico e per i media Ok Computer avrebbe anche sancito, tra le varie cose, la fine del Britpop.

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“One to One: John & Yoko”, il coraggio rivoluzionario di Lennon a Venezia 81

Mercury Studios – Plan B – KM Films

di Emanuele Bigi (vanityfair.it, 31 agosto 2024)

Non servono fanfare per notare John Lennon e Yoko Ono alla Mostra del Cinema di Venezia 2024. Sono i protagonisti del nuovo documentario di Kevin MacDonald One to One: John & Yoko, uno che di musica se ne intende (suoi i doc Whitney Huston – Stella senza cielo e Marley). Il tuffo è indietro nel tempo, nel 1972, a New York, quando l’ex Beatles, insieme a Yoko Ono, tenne il live One to One, l’unico concerto dopo lo scioglimento della band.

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La vera lezione di “Cowboy Carter” di Beyoncé

di Patrizio Ruviglioni (vanityfair.it, 31 marzo 2024)

E no, nonostante i vari avvisi all’ingresso – o forse sono stati messi proprio per questo, per creare aspettative – non sarà mai una scelta come tante, quella di Beyoncé di realizzare un disco country come il nuovo Cowboy Carter. Ok, l’album in questione è la “seconda parte” di Renaissance (2022) – quasi il suo “negativo” fotografico: sulla prima copertina sedeva su un cavallo argentato, ora in una foto identica è su un esemplare bianco, con bandiera degli Stati Uniti e abbigliamento, a modo suo, da rodeo al seguito – ma la presa di posizione è più fragorosa di prima.

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Una docuserie su Apple Tv+ torna a raccontare l’assassinio di John Lennon

di Roberto Brunelli (hollywoodreporter.it, 11 dicembre 2023)

C’erano tutti, c’erano le candele, c’era la commozione, c’era il bisogno di esserci, c’era il rimpianto, c’era la speranza. Molti si tenevano per mano, si passavano le foto di John. E cantavano. Era l’8 dicembre, ma non quello del 1980. Non era neanche uno dei giorni successivi, quando a decine di migliaia si ritrovarono al Central Park – il punto esatto oggi è conosciuto come Strawberry Fields – per piangere insieme l’addio a John Lennon. Che era stato ammazzato a pochi metri di distanza, all’ingresso di casa sua, il Dakota Building a Manhattan.

72 Films

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Principe di Galles: perché il tessuto così amato dalla moda si chiama così

di Giorgia Olivieri (vanityfair.it, 23 gennaio 2023)

Partiamo dalla fine. Stando a quanto riportano le cronache, William non ha ancora indossato un check principe di Galles. Benché detenga il titolo da mesi, finora ha scelto di non seguire le orme di chi l’ha preceduto nel ruolo, più o meno lungo, di erede al trono d’Inghilterra. Ma cosa c’entra un pattern così amato dalla moda con i reali? Ecco svelata la storia di come è nato il principe di Galles.

Ph. Anwar Hussein / Getty Images

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La musica e la sua Queen

di Stefano Pistolini (ilfoglio.it, 14 settembre 2022)

Il rapporto tra il britpop, per decenni una delle più floride industrie britanniche, e la monarchia è stato sempre questione di cromosomi o, se volete, di ereditarietà: la regina come presenza immanente ed eterna, istituzione stabile e perenne. Motivo per cui l’attenzione degli spiriti modernisti della musica di rado s’è occupata del soggetto, se non in casi di esasperazione, attribuibili più a una reazione psicologica che a un reale fronteggiamento politico, più alla percezione di una sottomissione a una madre repressiva che a un’effettiva concezione antimonarchica. Poi la cosa si è sempre sfumata, con la regina Elisabetta tornata al suo posto come presenza inevitabile e guardata perfino con affetto, confortante icona di quell’identità nazionale satiricamente battezzata “Little Britain”.

Ph. Dave Thompson / Wpa Pool – Gi

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Elogio di Taylor Swift

di Benedetta Grasso (linkiesta.it, 17 novembre 2021)

Una delle cose che ho sempre invidiato ad alcune generazioni precedenti è l’idea di crescere in sintonia con un gruppo o un cantante, più o meno della stessa età. In apparenza l’abbiamo fatto tutti, in ogni decennio, ma crescere in un altro senso: segnare delle fasi formative, delle evoluzioni intellettuali, sperimentali, culturali, in parallelo con gli album in uscita. Prendendolo in mano, vedendo la storia e la politica e lo spirito di una generazione rivoluzionarsi nelle settimane successive, ascoltandolo mille volte. Oggi con Red ri-scritto, re-released anche con un corto al Lincoln Center, è scoppiata una festa in ogni città – come con la beatlemania – di nostalgia allegra: persone vestite di rosso per strada, che ballano su canzoni scritte a 21 anni e riprese a 31.

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Il fenomeno dei santoni in India

(ilpost.it, 10 ottobre 2021)

Nell’agosto del 2017, il predicatore indiano Gurmeet Ram Rahim Singh – dal 1990 a capo del gruppo Dera Sacha Sauda, un’organizzazione indiana non governativa con decine di milioni di devoti in tutto il mondo – fu condannato per violenza sessuale a 20 anni di carcere da un tribunale speciale del Central Bureau of Investigation (Cbi), l’agenzia nazionale indiana per le inchieste criminali. Subito dopo la lettura del verdetto, oltre centomila seguaci di Ram Rahim riuniti per le strade del distretto di Panchkula, nell’India settentrionale, protestarono per la condanna. Nei violenti scontri con la polizia, intervenuta per contenere i disordini, 38 persone furono uccise e 250 rimasero ferite. Ram Rahim – noto anche con il nome “Msg”, o Messenger of God – sta scontando una pena all’ergastolo dopo una successiva condanna per il suo coinvolgimento nell’omicidio del giornalista indiano Ram Chander Chhatrapati, ucciso nel 2002, autore dell’inchiesta che portò all’accusa di stupro contro lo stesso Ram Rahim.

Ph. Tsering Topgyal / Ap

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