Archivi tag: Telegram

Chi sono i “blogger militari” russi

(ilpost.it, 5 aprile 2023)

Vladlen Tatarsky, il propagandista filoputiniano ucciso domenica a San Pietroburgo in quello che probabilmente è stato un attentato mirato, era un “blogger militare” (“milblogger”), una figura piuttosto peculiare all’interno del sistema dell’informazione russo. I milblogger sono propagandisti che diffondono informazioni, notizie e contenuti a favore dell’intervento militare russo in Ucraina usando principalmente la piattaforma di messaggistica Telegram e che, nel corso degli ultimi mesi, sono diventati estremamente popolari e famosi, al punto da influenzare il dibattito russo sulla guerra.

Ph. Mikhael Klimentyev / Epa – Kremlin – Pool

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Il procione rapito a Kherson, arma della propaganda russa

di Matteo Castellucci (linkiesta.it, 28 gennaio 2023)

La sua patria non l’ha dimenticato, anche ora che è nelle grinfie dei nemici. I russi l’hanno rapito durante la ritirata da Kherson. Forse come rappresaglia, forse per ottenere un riscatto. Hanno ipotizzato di usarlo come contropartita in uno scambio di prigionieri. È costretto a girare video propagandistici per il Cremlino, che lo schiavizza nelle campagne social, ma la sua frustrazione è evidente. Il ministero della Difesa ucraino ha promesso di vendicarlo.

Telegram

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I rivoltosi brasiliani si sono organizzati sui social, senza nemmeno nascondersi troppo

(ilpost.it, 9 gennaio 2023)

I sostenitori dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro che domenica a Brasilia hanno assaltato il Parlamento e altri edifici governativi si erano organizzati per settimane sui social network, senza nemmeno preoccuparsi troppo di dissimulare le proprie intenzioni. Da quando Bolsonaro ha perso le elezioni contro Luiz Inácio Lula da Silva a ottobre, gli atti dimostrativi e i disturbi da parte dei sostenitori dell’ex presidente che ritengono senza prove che le elezioni siano state truccate sono stati numerosi, e sono stati sempre organizzati sui social network.

Ph. Eraldo Peres / Ap

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Una comfort zone ovattata e rassicurante. La tv di Stato russa prima e dopo la guerra

di Francesca Lazzarin / Memorial Italia (huffingtonpost.it, 11 luglio 2022)

“Forse, per capire dove ci stavamo spingendo, avremmo dovuto guardare più spesso la tv”, mi scrive sgomento un amico e collega, giovane docente universitario russo, due giorni dopo il 24 febbraio. Perché lui preferisce canali privati e progressisti come Dožd’ (conosciuto in Europa come Tv Rain, che ha chiuso forzatamente i battenti pochi giorni dopo l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina) e la televisione di Stato russa non l’ha mai seguita in vita sua, snobbandola e sminuendone erroneamente il potere manipolatorio. “Puoi vedere la televisione russa in Italia? Se puoi, guardala, lì ti spiegano le cose come stanno. Così capirai anche tu che non c’è niente di cui preoccuparsi”, mi dice invece tutta tranquilla e sicura, sempre due giorni dopo il 24 febbraio, un’affabile signora russa a cui impartisco lezioni di Italiano e che inaspettatamente si rivela una sostenitrice della “operazione speciale”, al di là della sua laurea in Storia dell’arte e della sua profonda conoscenza del barocco romano.

Bloomberg / Getty Images

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La politicizzazione degli influencer russi

(ilpost.it, 12 aprile 2022)

Nelle ultime settimane, per controllare l’informazione sulla guerra in Ucraina, il governo russo ha rafforzato la censura sui siti di news che non si adeguavano alla versione governativa dei fatti e ha bloccato l’accesso a diversi social network. Le misure non hanno solo costretto diversi giornali russi a chiudere, su ordine dell’agenzia statale delle comunicazioni Roskomnadzor o in applicazione di una legge recente che definisce “fake news” tutto ciò che non è approvato dal governo; hanno anche costretto molti blogger e influencer russi, che con i social e le piattaforme on line lavoravano e guadagnavano, a riorganizzarsi per non perdere i propri follower e limitare i danni economici. Alcuni hanno deciso di lasciare il Paese e puntare su un pubblico internazionale, iniziando a creare contenuti in Inglese. Tantissimi altri stanno migrando in massa verso le piattaforme alternative approvate dal governo, che ha tutto l’interesse a controllare la circolazione dei contenuti on line e a usare gli influencer come strumento di propaganda.

Instagram

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Informazione tossica, colonialismo digitale e profitti mostruosi

di Annamaria Testa (internazionale.it, 19 ottobre 2021)

Ogni nostra decisione sul futuro, piccola o grande, riguardante i prossimi trenta minuti o i prossimi trent’anni, si basa su quello che noi sappiamo adesso. E quello che noi adesso sappiamo, o crediamo di sapere, rispecchia l’assieme delle informazioni che, nel corso delle nostre vite e fino a questo momento, ci hanno raggiunto e colpito. E che, convincendoci della loro rilevanza, hanno incessantemente contribuito a formare, a modificare (o a deformare) la nostra visione di noi stessi e delle cose. Dunque, poter disporre di informazioni di qualità è fondamentale perché sia i singoli sia i governi decidano bene e, per dirla con Steven Pinker, in modo razionale e responsabile: tale, cioè, da “salvare il mondo”.

Artur Debat / Getty Images

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Rickyleaks: le proteste a Porto Rico per i messaggi omofobi e sessisti del governatore

(ilpost.it, 18 luglio 2019)

Da giorni a San Juan, la capitale di Porto Rico, sono in corso grandi proteste per chiedere le dimissioni del governatore Ricardo Rosselló, dopo la diffusione di centinaia di pagine di trascrizioni di sue chat private che contengono insulti omofobi, misogini e vari altri commenti compromettenti. Mercoledì migliaia di manifestanti si sono scontrati con la polizia a poche decine di metri dalla casa di Rosselló, e sono stati dispersi con gas lacrimogeni e proiettili di gomma.

Ph. Eric Rojas / Afp / LaPresse
Ph. Eric Rojas / Afp / LaPresse

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