Archivi tag: sport

L’Arabia Saudita vuole essere la Mecca dello sport e del divertimento

di Pierre Haski (France Inter / internazionale.it, 8 giugno 2023)

Questa settimana un importante annuncio ha fatto scalpore nel mondo del golf professionistico mondiale: tre circuiti in concorrenza tra loro hanno operato una fusione, mettendo fine a una sorta di “guerra civile”. In teoria non dovremmo occuparcene in questa rubrica di geopolitica, se non fosse per il ruolo ricoperto dall’Arabia Saudita. Il presidente della nuova entità si chiama infatti Yasir al Rumayyan, ed è il capo del fondo d’investimenti pubblico saudita.

Ph. Jeremy Suyker / Bloomberg – Getty Images

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Spoglie

di Stefano Bartezzaghi (repubblica.it, 7 gennaio 2023)

A considerare anche soltanto i calciatori avrebbe l’apparenza di una strage: Sinisa Mihajlovic (16 dicembre), Pelé (20 dicembre) e Gianluca Vialli (6 gennaio). Spente in altrettante settimane tre stelle di prima grandezza, la seconda della quale di magnitudo massima: un simile divario sarebbe stato certamente ammesso anche dalle altre due, un poco meno luminose di quella ma fra loro accomunate dall’essere scomparse senza aver compiuto il sesto decennio d’età.

Ph. Robin Worrall / Unsplash

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Lo sport in Ungheria non è solo soft power

di Andrea Trapani (ilfoglio.it, 30 luglio 2022)

L’Ungheria è la nazione non organizzatrice di Giochi Olimpici che ha vinto più medaglie. Un record sconosciuto ai più ma che è la base migliore per raccontare il rapporto tra lo sport e la forte identità ungherese che, in questi anni, è spesso in primo piano nelle cronache internazionali. Un percorso nello sport magiaro attiva tanti ricordi, a partire dal mito della “Aranycsapat”, la squadra d’oro, quella nazionale di calcio invincibile che non vinse mai (quasi) niente, fino al dominio nella pallanuoto e nella scherma. Gli atleti ungheresi hanno vinto un totale di 512 medaglie ai Giochi olimpici estivi e 10 ai Giochi olimpici invernali. Tutto questo nonostante la geografia, almeno in teoria, non aiuti: novantatremila chilometri quadrati e quasi dieci milioni di abitanti, eppure si parla di una potenza dello sport in rapporto alla sua piccola dimensione.

LaPresse

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Muhammad Ali è ancora un passo avanti

di Giulio Zoppello (esquire.com, 17 gennaio 2022)

Lewis Hamilton e Lebron James che si schierano per il Black Lives Matter, Serena Williams che si mobilita per i diritti delle donne delle minoranze, Eric Cantona che senza mezzi termini condanna i mondiali di calcio in Qatar. Ci sarebbero anche altri esempi da portare, ma tutti hanno una cosa in comune: la loro voce si leva oggi perché, per primo, a farlo in quanto star dello sport conscia della propria responsabilità, lo fece un ragazzo nato a Louisville, Kentucky, il 17 dicembre di ottant’anni fa. Venne registrato all’anagrafe dal padre pittore come Cassius Marcellus Clay, ma sarebbe diventato tra i personaggi più iconici della storia del XX secolo con il nome che lui stesso si scelse: Muhammad Ali.

Ph. Russell McPhedran / Hulton Archive – Getty Images

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Spiegare il potere della vittoria

di Moris Gasparri (ilfoglio.it, 7 agosto 2021)

Il primo studioso a essersi confrontato in profondità con la definizione del concetto di sport è lo storico americano Allen Guttmann, nel suo celebre saggio Dal rituale al record. Seguendo le note tesi del grande sociologo tedesco Max Weber, per Guttmann sport è razionalità allo scopo, misura, calcolo, burocrazie che organizzano e amministrano le competizioni, standardizzazione universale delle regole. Nella sua visione l’agonismo è tutto orizzontale, lo sport un’esperienza figlia della modernizzazione, anzi, un suo prodotto eminente in nulla collegato al mondo antico.

Ph. Morry Gash / Ap

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In morte di un mito popolare

di Giovanni Francesio (ilfoglio.it, 23 ottobre 2020)

È difficile capire quando finisce un secolo. Molto più facile dire quando non finisce, ossia con le cifre tonde, con il calendario. Non è mai così, perché c’è sempre una variante, un allungarsi o un contrarsi del tempo, un evento storico spiazzante, che improvvisamente svela come siano cambiati i paradigmi, i modi di pensare e di vivere, e con loro la società e la politica e la cultura. Solo a quel punto, voltandosi indietro, o riuscendo a guardare in avanti, ci si rende conto di essere entrati in una stagione nuova. Lo sport, ormai non lo nega più nessuno, è stato uno degli aspetti caratterizzanti, uno dei tratti distintivi del XX secolo, sia per la sua carica simbolica, sia per la sua concreta ricaduta sociale, politica e culturale.Socrates-Corinthians Continua la lettura di In morte di un mito popolare

Quando D’Annunzio inventò lo scudetto tricolore

di Massimo Cutò (quotidiano.net, 19 settembre 2020)

«Ieri pomeriggio cercando di colpire con il mio piede così, prensile, il sinistro, una palla di ottimo cuoio, fallisco in pieno l’impatto e precipito a terra, senza appoggio di mani. Quanto sangue ho versato amore mio». Grande atleta, ottimo sportivo. Ma pessimo calciatore. Il football non era per Gabriele D’Annunzio, almeno quello giocato. La lettera a Barbarella Leoni, fresca conquista, racconta la sua disavventura sulla spiaggia di Francavilla. È l’estate del 1887 quando il Vate, che all’epoca aveva 24 anni, è vittima di un «incidente infido e idiota».D_Annunzio_scudetto Continua la lettura di Quando D’Annunzio inventò lo scudetto tricolore

Seattle Sounders, campioni d’America fra calcio e politica

di Andrea Marinelli (corriere.it, 11 novembre 2019)

I Seattle Sounders hanno vinto la finale della Major League Soccer (Mls), sconfiggendo Toronto per 3-1 in quella che si è imposta negli ultimi anni come una sfida classica del calcio americano: domenica 10 novembre si è disputata la terza finale in quattro anni fra le due squadre, che finora avevano portato a casa una vittoria per parte.

Ph. Diego Diaz / Icon Sportswire
Ph. Diego Diaz / Icon Sportswire

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Le volte in cui lo sport si è schierato politicamente

di Riccardo Liguori (agi.it, 20 ottobre 2019)

Gli atleti, oggi come un tempo, sono più di semplici sportivi. E la politica, questo, lo sa bene. L’ultima conferma è arrivata pochi giorni fa, quando i giocatori della Nazionale di calcio turca hanno fatto un saluto militare durante l’inno nazionale delle qualificazioni agli Europei contro l’Albania prima e la Germania poi.

Ullstein Bild via Getty Images
Ullstein Bild via Getty Images

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La nazionale tedesca non giocherà più nei Paesi che discriminano le donne

di Clarissa Valia (tpi.it, 8 novembre 2019)

La Deutschland Fußball-Bund (Dfb), la Federcalcio tedesca, ha deciso che non sarà più consentito alla Nazionale di giocare in Paesi in cui le donne sono discriminate, vale a dire dove non hanno libero accesso a tutti i settori dello stadio come gli uomini. «Certi valori, come i diritti delle donne, per noi non sono negoziabili», ha annunciato il presidente della Dfb, Fritz Keller, nel corso di un’intervista al quotidiano Die Welt.

Ph. Saeid Zareian / Dpa
Ph. Saeid Zareian / Dpa

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