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Calcio, politica e potere: la proiezione internazionale del Qatar

di Narcís Pallarès-Domènech – Alessio Postilgione – Valerio Mancini* (linkiesta.it, 15 maggio 2023)

L’ascesa geopolitica del Qatar non è avvenuta solo attraverso la politica tout court. Ma anche grazie alla comunicazione e alla politica dello sport, e del calcio in particolare. Oggi il Qatar ha fatto investimenti per organizzare il Mondiale pari a 200 milioni di dollari, ma la sua ascesa parte da lontano. Nel novembre 1996, il Qatar lanciava Al Jazeera, il primo canale satellitare arabo specializzato in notizie.

Ap – LaPresse

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Zelensky a Sanremo è l’occasione per gli ucraini di riappropriarsi della canzone italiana

di Yaryna Grusha Possamai (linkiesta.it, 28 gennaio 2023)

La polemica sulla partecipazione di Volodymyr Zelensky a Sanremo ha quasi superato quelle sulle accise e ha raggiunto il livello di quella sul servizio fotografico del presidente ucraino e della First Lady su Vogue. Tra l’altro l’Italia è stato l’unico Paese che si è indignato, grazie al sostegno di troll russi che, con il loro scarso Italiano via Google Translate, denunciavano un presidente «che al posto di fare la guerra, posa per un servizio su Vogue».

Ph. Claudio Onorati / Ansa

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Il trasferimento di Mykhaylo Mudryk al Chelsea non è solo calcio

(ilpost.it, 17 gennaio 2023)

Nel fine settimana la squadra di calcio inglese del Chelsea ha presentato al pubblico dello Stamford Bridge di Londra il suo ultimo acquisto: il ventiduenne ucraino Mykhaylo Mudryk, ritenuto uno dei calciatori più promettenti della sua generazione. Del trasferimento in Inghilterra di Mudryk si parlava da mesi e ora che è stato concluso, anche se diversamente da come ci si aspettava, è diventato rilevante sotto tanti aspetti, non solo da un punto di vista sportivo.

Ph. Justin Setterfield / Getty Images

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Lo stile di Elisabetta II

di Fabiana Giacomotti (ilfoglio.it, 9 settembre 2022)

Nessuno più di Elisabetta II, forse solo quella non parente Tudor che per prima portò il nome sul trono di Saint James, conosceva il valore profondo, simbolico, feticista nel senso originario, cioè para-religioso, del sostantivo “insegna”. In signo, in hoc signo vinces. Tutti rappresentano e definiscono la stessa cosa: le in-segne, cioè il segno visibile del potere. Qualunque esso sia: il camice del medico, la divisa militare, la corona.

Bbc

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È morto Antonio Inoki, icona del wrestling ed eroe

a cura di Marco Beltrami (fanpage.it, 1° ottobre 2022)

Antonio Inoki è morto a 79 anni. A confermarlo i media giapponesi, che hanno citato fonti vicine alla famiglia di un’icona non solo per il mondo dello sport. Se ne va una leggenda del wrestling e un personaggio che ha dato un contributo importante anche fuori dal ring, impegnandosi nel sociale e nell’attività politica. Quando si parla di Inoki infatti è estremamente riduttivo definirlo solo un wrestler, nonostante il suo ruolo fondamentale nell’evoluzione di questo sport.

Ph. Jon Chol Jin / Ap

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Elisabetta cala dal cielo in paracadute scortata da James Bond

di Fabio Cavalera (Corriere della Sera, 28 luglio 2012)

L’inchino della bandiera alla regina: è questo il punto di svolta possibile della storia olimpica. E forse, simbolicamente, qualcosa di più grande della sola storia olimpica. Che cosa faranno gli americani? Abbasseranno il drappo a Stelle e Strisce davanti a sua maestà Elisabetta attorniata dalla famiglia e da ottanta fra capi di Stato e di governo arrivati in bus? La signora dei Windsor è la star di questi Giochi: chi l’avrebbe mai detto che proprio lei si prestasse a una scena con James Bond, Daniel Craig in smoking. La seria, impassibile sovrana che nella magia della cerimonia inaugurale diventa attrice e nella finzione di un filmato viene scaraventata giù da un elicottero assieme a 007: il suo ingresso (vero) nello stadio è preceduto da un trucco cinematografico a effetto. Elisabetta si è superata.

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Lo sport in Ungheria non è solo soft power

di Andrea Trapani (ilfoglio.it, 30 luglio 2022)

L’Ungheria è la nazione non organizzatrice di Giochi Olimpici che ha vinto più medaglie. Un record sconosciuto ai più ma che è la base migliore per raccontare il rapporto tra lo sport e la forte identità ungherese che, in questi anni, è spesso in primo piano nelle cronache internazionali. Un percorso nello sport magiaro attiva tanti ricordi, a partire dal mito della “Aranycsapat”, la squadra d’oro, quella nazionale di calcio invincibile che non vinse mai (quasi) niente, fino al dominio nella pallanuoto e nella scherma. Gli atleti ungheresi hanno vinto un totale di 512 medaglie ai Giochi olimpici estivi e 10 ai Giochi olimpici invernali. Tutto questo nonostante la geografia, almeno in teoria, non aiuti: novantatremila chilometri quadrati e quasi dieci milioni di abitanti, eppure si parla di una potenza dello sport in rapporto alla sua piccola dimensione.

LaPresse

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“Top Gun: Maverick”, o il reclutamento militare travestito da film

di Eileen Jones (Jacobin Magazine / internazionale.it, 2 luglio 2022)

Vale davvero la pena recensire un fenomeno grottesco della cultura pop come Top Gun: Maverick? Sembra che tutti ne siano conquistati. La sua anteprima al Festival di Cannes si è conclusa con una standing ovation di cinque minuti. Sta battendo i record di incassi. È stato accolto con entusiasmo da quasi tutti i principali critici cinematografici. E senza dubbio è sulla buona strada per generare un “boom di reclutamento” militare ancora più di quanto fece il primo Top Gun del 1986. Il che non deve sorprendere: il Pentagono ha lavorato a stretto contatto con i produttori del film e ha investito molte risorse nei due Top Gun. E ora i giornalisti del mondo dello spettacolo stanno paventando la possibilità di assegnare un Oscar a Top Gun: Maverick.

Paramount Pictures

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A Wimbledon alcuni colori sono meno proibiti di altri

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 1° luglio 2022)

E così, a Wimbledon, alcuni colori sono meno proibiti di altri. La normativa che storicamente impone il bianco ai tennisti – causando da tempo scompensi fra i più pittoreschi, tipo Agassi – da un po’ si è rammollita attorno alla lettera del regolamento, che parla di tenuta “quasi completamente bianca”; tutto sta a decidere l’estensione di quel “quasi”. Quest’anno ad esempio è prevista un’eccezione o, meglio, un caso su cui i severissimi giudici chiudono entrambi gli occhi: quando il tennista indossi rimandi alla bandiera ucraina, allo scopo di esprimere solidarietà eccetera eccetera. Quindi, a rigore di norma, se quest’anno a Wimbledon uno non vuole vestire solo di bianco è obbligatorio che indossi il giallo e il blu.

Ph. Alberto Pezzali / Ap

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