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Dalla politica al marketing, la rinnovata prevalenza della fede sulla fiducia

di Giacomo Papi (ilfoglio.it, 16 aprile 2022)

Mi sembra che molto di quanto sta accadendo in questo secolo – dall’11 settembre ai No vax, da Chiara Ferragni a Gucci, da QAnon al negazionismo su Bucha – possa essere spiegato con la differenza tra fede e fiducia. Non parlo soltanto di fede religiosa, per quanto centrale sia stato e sia il terrorismo islamico negli ultimi trent’anni. Parlo del fatto che la fede sta tornando a prevalere sulla fiducia in ogni campo, dalla politica al marketing. Parlo del fatto che a decidere l’identità e l’appartenenza di masse sempre più grandi di persone, e a determinare quindi che cosa debba essere considerato vero e reale, sia sempre di più l’atto di credere. Quando parliamo di fake news, quando ci chiediamo come mai il movimento No vax sia così esteso e come possa essere possibile che in tanti, non solo in Russia, pensino che le stragi in Ucraina siano una montatura, ci stiamo meravigliando del fatto che esiste un’umanità che ha una fede alternativa alla nostra.

LaPresse

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I discorsi di Zelensky nei Parlamenti sono un format

(ilpost.it, 17 marzo 2022)

Giovedì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato in diretta al Parlamento della Germania. Per chiedere aiuto e sostegno contro la Russia ha citato le parole con cui, dice, ogni anno i politici commemorano le vittime dell’Olocausto: «mai più». Contrariamente a questo auspicio, ha continuato, in Ucraina è ora in corso la distruzione di un popolo. Zelensky ha cercato insomma di smuovere le coscienze dei parlamentari tedeschi facendo ricorso a un tema particolarmente sentito e persuasivo come lo sterminio degli ebrei. Zelensky ha usato la stessa strategia, con riferimenti diversi volta per volta, nei Parlamenti di Canada e Regno Unito, al Parlamento Europeo e, ieri, al Congresso americano, riuscendo in tutti questi casi a unire il proprio pubblico contro la Russia.

Ph. Sarah Silbiger / Pool via Ap

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Le cose che anticipò “Kony 2012”

(ilpost.it, 10 marzo 2022)

Nel 2012 Invisible Children era una semisconosciuta associazione californiana impegnata da otto anni in attività di informazione e sensibilizzazione dei Paesi occidentali sui crimini commessi in Africa Centrale da un violento gruppo di milizie fondamentaliste guidato da un leader ugandese chiamato Joseph Kony. Nei primi giorni di marzo di quell’anno, esattamente dieci anni fa, il nome e il lavoro di Invisible Children diventarono eccezionalmente noti negli Stati Uniti e in molti altri Paesi del mondo, oltre ogni realistica previsione, dopo che l’associazione pubblicò su Internet un documentario di circa mezz’ora intitolato Kony 2012. In sei giorni diventò il primo video su YouTube a essere visto oltre 100 milioni di volte.

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Un candidato senza social e altre idee per la corsa al Quirinale

di Guia Soncini (linkiesta.it, 26 gennaio 2022)

Una cosa importante, nella vita, è imparare a riconoscere chi è più bravo di te. A riconoscerlo senza contorcimenti, intendo. A riconoscerlo senza: sì, ma. A riconoscerlo senza: proprio per questo non voglio abbia quel posto di rilievo, dove tutti noteranno la differenza. È un buon criterio anche per le istituzioni, volendo. Ovviamente va quasi sempre al contrario: va come dice Fran Lebowitz per la letteratura, che dovrebbe essere una porta verso l’ignoto e invece pretendiamo sia uno specchio del noto; va che preferiamo votare uno che ci somigli, a noi e alla nostra comoda mediocrità: perché altro credete avesse vinto Trump? E quindi ieri Concita De Gregorio, che è più brava di me, ha sintetizzato in mezzo rigo (io ci avrei messo venti svelte cartelle) il manifesto della politica che vorrei.

Unsplash

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L’artivismo è la vera (e unica) avanguardia di questi anni Venti

di Luca Beatrice (linkiesta.it, 22 gennaio 2022)

La parola è stridente, quasi cacofonica, come succede ai termini innaturalmente composti. Però “artivismo” offre la temperatura dell’arte di oggi, politicamente impegnata su temi di larga condivisione come i diritti, l’ambiente, le pari opportunità, le migrazioni, i disequilibri tra le diverse zone del mondo. Questioni tra le poche, peraltro, ad attrarre un pubblico giovane. E si sa quanto la cultura abbia bisogno di un ricambio generazionale. Artivismo. Arte, politica, impegno si direbbe un instant se non fosse che l’autore, Vincenzo Trione, ci ha abituati a lunghe ed esaurienti disamine critiche ben oltre la soglia del contingente. Il suo saggio precedente, L’opera interminabile, viaggiava sulla complessità di artisti-mondo impossibili da incasellare.

Ph. Cecilia Fabiano / LaPresse

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La nuova arma politica di Éric Zemmour è un motore di ricerca dei suoi video

di Europea (linkiesta.it, 17 dicembre 2021)

A poco più di quattro mesi dalle elezioni presidenziali in Francia, il dibattito politico si sta spostando a destra. Marine Le Pen (Rassemblement National), Valérie Pécresse (Les Républicains), Éric Zemmour sono i principali sfidanti del presidente uscente Emmanuel Macron, che a sua volta in passato ha saputo pescare voti nell’elettorato di destra. Non sono solo i sondaggi a dire che queste elezioni si vinceranno a destra, con la sola componente populista e sovranista – la frangia più estrema – che pesa circa per il 35% nell’elettorato nazionale. Anche le proposte e le iniziative dei candidati sembrano avere uno spessore diverso: se da sinistra arrivano idee velleitarie, come quella di Anne Hidalgo di fare delle primarie per eleggere un candidato unico e forte in grado di vincere le elezioni, da destra arrivano nuove intuizioni che potrebbero spostare gli equilibri della corsa all’Eliseo.

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Il ricatto dell’instant reaction

di Guia Soncini (linkiesta.it, 14 dicembre 2021)

Insomma c’è questo problema dell’immediatezza del commento. Instant reaction, direbbero quelli che non si sono mai ripresi dal quel sei meno meno in Inglese alle medie. Bisogna esserci. Bisogna reagire. Bisogna commentare, ma subito. Se ti prendi un giorno per pensarci, non sei nelle tendenze. Se ci rifletti, sei così superato che rischi la cosa più terribile che possa accaderti sull’Internet: che ti dicano «boomer» (per fortuna tra dieci anni avrò altro da fare che rileggere quest’articolo: sai che fatica farei a ricordarmi quei tre quarti d’ora in cui il presente s’era fissato con «boomer»). Il processo più dentro lo spirito del tempo di cui non avete mai sentito parlare è quello a Jussie Smollett. Smollett è un attore, potreste averlo visto in Empire, ed è un omosessuale di pelle nera.

Pixabay

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La mail del principe Harry a Jack Dorsey il giorno prima dell’assalto a Capitol Hill

di Ilaria Roncone (giornalettismo.com, 10 novembre 2021)

Non solo Facebook sotto accusa per i fatti di Capitol Hill. Secondo il principe Harry, anche Twitter sarebbe stato avvisato il giorno prima dell’assalto che qualcosa stava bollendo in pentola e che ci sarebbero state serie conseguenze. Secondo il membro della famiglia reale inglese, Jack Dorsey sarebbe stato avvertito il giorno prima delle possibili conseguenze di quel moto di rabbia montato on line dopo i risultati delle elezioni presidenziali americane tramite una sua email. A riportare la notizia è la Bbc, che cita il principe Harry durante il forum tecnico RE:WIRED: «L’avevo avvertito che la sua piattaforma stava permettendo di organizzare un colpo di Stato».

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La stretta della Cina alle star più amate sui social

di Lorenzo Lamperti (wired.it, 10 settembre 2021)

Colpirne tanti, per educarne ancora di più. La Cina non sta stringendo solo sulla libertà d’azione dei grandi colossi digitali, ma anche su quella delle sue celebrità. L’elenco di star del mondo di musica, cinema e televisione cadute in disgrazia è in continuo aumento. Le ragioni? Si va dalle accuse di evasione fiscale a quelle di abusi sessuali, dalla vicinanza con Alibaba, il colosso dell’e-commerce nel mirino del governo, a contenuti postati sui social media e considerati “antipatriottici”. In realtà, però, si tratta di bersagli “collaterali” di una campagna di rettificazione ben più ampia, che non solo si propone di “aggiornare” la basi dello star system cinese, adeguandole ai tempi della “prosperità comune” del presidente Xi Jinping, ma anche e soprattutto di disarticolare la costellazione dei gruppi organizzati di fan.

iQiyi via YouTube

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Feccia senza Rolex

di Maurizio Crippa (ilfoglio.it, 4 settembre 2021)

Forse un bel giorno scopriremo che tutta la feccia populista di sinistra (ma è fascismo tendenza woke, lo dice pure l’Economist) che vomita odio sui social è come la canea no pass, esiste solo sulla tastiera. Ma nell’attesa tocca contare l’ultima vittima di quella feccia: Roman Pastore, di anni 21, candidato con Azione di Carlo Calenda a Roma, bravo ragazzo cui il padre ha lasciato, in eredità, un Rolex. Dopo il massacro dei cani da tastiera, ha risposto alla capobranco.

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