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Post-democrazia: nella società digitale siamo più sudditi che cittadini

di Alfonso Celotto (huffingtonpost.it, 3 gennaio 2023)

Per secoli, forse per millenni, siamo stati sudditi. Cioè sottomessi al potere di un Monarca superiore alle leggi perché regna per grazia di Dio, prima ancora che per volontà per la nazione. Come diceva Polibio, i Re nascono per comandare. Noi per obbedire, perché «senza obbedienza il diritto del potere sarebbe vano, e di conseguenza lo Stato non sarebbe affatto costituito» (sono parole di Hobbes, De Cive, VI, 13).

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TikTok bandito dai telefoni dei dipendenti statali Usa

di Walter Galbiati (repubblica.it, 4 gennaio 2023)

Chi lavora per il governo degli Stati Uniti non potrà più installare TikTok sul telefonino di lavoro. Il 29 dicembre scorso, il presidente Joe Biden ha firmato l’atto che ha bandito TikTok da tutti i cellulari in uso ai dipendenti federali. Un giro di vite che arriva dopo le decisioni già prese da alcuni governi locali e che segna un punto di svolta per il futuro dell’app negli Stati Uniti. Le motivazioni sono «per questioni di sicurezza», legate alla proprietà del social media.

Ph. Kevin Frayer / Getty Images

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I rivoltosi brasiliani si sono organizzati sui social, senza nemmeno nascondersi troppo

(ilpost.it, 9 gennaio 2023)

I sostenitori dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro che domenica a Brasilia hanno assaltato il Parlamento e altri edifici governativi si erano organizzati per settimane sui social network, senza nemmeno preoccuparsi troppo di dissimulare le proprie intenzioni. Da quando Bolsonaro ha perso le elezioni contro Luiz Inácio Lula da Silva a ottobre, gli atti dimostrativi e i disturbi da parte dei sostenitori dell’ex presidente che ritengono senza prove che le elezioni siano state truccate sono stati numerosi, e sono stati sempre organizzati sui social network.

Ph. Eraldo Peres / Ap

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Twitter rimuoverà il divieto di pubblicare annunci politici a pagamento introdotto quattro anni fa

(ilpost.it, 5 gennaio 2023)

Twitter rimuoverà il divieto di pubblicare annunci politici a pagamento: lo ha detto un dirigente dell’azienda a Reuters, confermando quanto anticipato martedì scorso in un tweet molto più vago con cui l’azienda aveva annunciato il «rilassamento» delle regole sulle pubblicità di cause sociali. Il divieto era stato introdotto nel 2019, sulla base del principio che la politica dovesse “guadagnarsi” l’attenzione delle persone e non acquistarla.

Ph. Jim Wilson / The New York Times

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La rinascita del mito dell’Uomo Alfa in un’ondata (social) di Musk-olinità tossica

di Eugenia Nicolosi (alfemminile.com, 8 dicembre 2022)

La ricerca I ragazzi e il cyber bullismo, fatta da Ipsos per Save the Children, fotografa i social network come “la modalità d’attacco preferita dai cyber bulli”. Sì, perché la possibilità di dire o scrivere apertamente ciò che si pensa al riparo di uno schermo solletica la natura violenta (e misogina e razzista) di persone codarde e che hanno la tendenza a comportarsi da bulle.

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Perché il Twitter targato Musk è diventato un ring politico

di Alessio Nisi (agi.it, 25 novembre 2022)

L’acquisizione e le scelte compiute da Elon Musk in questo primo mese alla guida della piattaforma di microblogging sono sempre di più un caso politico che accende negli Stati Uniti lo scontro tra democratici e repubblicani. I primi, incluso il presidente Joe Biden, hanno sollevato preoccupazioni in ordine alla sicurezza della piattaforma: timori innescati dai massicci licenziamenti imposti dal tycoon (a ora i dipendenti sono poco più di 2mila, erano 7.500 prima di Musk).

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Musk riapre Twitter a Donald Trump, che rifiuta

(adnkronos.com, 20 novembre 2022)

E infine, il nuovo proprietario, Elon Musk, ha riammesso Donald Trump su Twitter, dal quale era stato bannato in seguito ai fatti di Capitol Hill, per incitazione alla violenza. Musk, che in questi giorni sta affrontando un esodo di personale che minaccia di far fallire il nuovo corso del social network, ha sempre detto che avrebbe riammesso Trump sulla piattaforma qualora ne fosse diventato il ceo, e così è stato.

The White House

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Piazzare spot politici sui social è sempre più complesso

(ilpost.it, 30 ottobre 2022)

È almeno dal 2016 che si discute del ruolo delle pubblicità politiche sui social network, e su Facebook in modo particolare. All’epoca le piattaforme digitali erano state accusate, a torto o a ragione, di aver contribuito all’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti nel 2016 permettendo la pubblicazione di inserzioni elettorali che contenevano informazioni false o fuorvianti e di non essere state sufficientemente trasparenti sul tipo di inserzioni che venivano indirizzate ai loro utenti.

Ph. Mary Altaffer / File – Ap

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Kanye West vuole comprare Parler

(lastampa.it, 17 ottobre 2022)

Il controverso rapper americano Kanye West è pronto ad acquistare Parler, il social network conservatore che ha avuto anche un ruolo nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e che per questo era stato bandito da Google Play e App Store. Quella dell’artista, che è passato da Kanye a Ye, è una mossa che arriva dopo l’estromissione da Twitter per un post antisemita nei confronti dell’American Jewish Committee che già aveva segnalato i contenuti dei suoi post su Instagram.

Reuters

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“Another love”, l’inno delle donne ucraine e iraniane della generazione TikTok

di Stefano Pistolini (linkiesta.it, 3 ottobre 2022)

Dopo l’ennesimo revival di Bella ciao come inno di lotta ai quattro angoli del mondo, nemmeno fosse il passaparola della parte giusta, perché contiene la parola-chiave a cui gira attorno la canzone – “l’invasor” – che traccia il confine netto tra bene e male, da qualche mese succede un’altra cosa, più indefinibile, incastrata com’è tra i gangli della comunicazione contemporanea. C’è questo pezzo, Another love, vecchio di una decina d’anni, scritto dal cantautore inglese Tom Odell quando era un ragazzo.

Unsplash

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