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I social dei politici

di Carlo Rienzi (huffingtonpost.it, 25 agosto 2020)

L’agenda politica del nostro Paese, ormai, è social-centrica: non passa giorno senza che corra la notizia dell’ultimo tweet, o dell’ultimo post, di questo o quel politico. “Salvini ha scritto su Facebook”, “Di Maio ha detto in diretta”, e via cantilenando, l’arena politica dello Stivale è ormai saldamente radicata nei mondi virtuali, dove le discussioni tra “tifoserie” spopolano, il conflitto porta nuovi utenti e ogni confronto sereno è impossibile.social_politici Continua la lettura di I social dei politici

Berlusconi è dentro ognuno di loro

di Alessandro Barbano (huffingtonpost.it, 10 agosto 2020)

In principio era il Cavaliere, con le dichiarazioni d’amore al Paese in videocassette distribuite dalle sue tivù, con le cornici di fondotinta sul sorriso a trentadue denti, con la Bibbia dei sondaggi squadernata come una carta geografica sul cammino di una navigazione tutta personale, perché personale, e sempre in scena, era il partito che mandava in archivio una politica fino ad allora giocata dietro le quinte. Ma oggi “nemmeno in Berlusconi c’è tanto Berlusconi come in loro”, dice amaro Mattia Feltri nella sua rubrica Buongiorno su La Stampa, chiosando l’estate di foto fintamente rubate, ma in realtà apertamente costruite, in cui da Conte alla Boschi, da Salvini all’Azzolina, passando per Casalino, è un tripudio di pseudo privato che si esibisce a uso e consumo pubblico.

Ph. Vittoriano Rastelli / Getty Images
Ph. Vittoriano Rastelli / Getty Images

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L’ultima challenge è il selfie in bianchennero che sfida non si sa chi e non si sa cosa

di Guia Soncini (linkiesta.it, 29 luglio 2020)

Nel 1979 Woody Allen diresse un film, Manhattan, i cui fotogrammi sono ancora oggi tra le illustrazioni più utilizzate da chi voglia scrivere di New York. Non è perché è un gran film (lo è). Non è neppure perché lui è un regista famoso (anzi: c’è un pieno di gente fantasiosa che lo considera un impresentabile schifoso che ha sposato la propria figlia). È perché Manhattan è in bianco e nero.

Ph. Loïc Venance / Afp
Ph. Loïc Venance / Afp

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Quell’influencer di Joe Biden

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 10 agosto 2020)

Joe Biden, uno che sarebbe stato il candidato ideale nel 1976, è giustamente disposto a ogni possibile apertura alla modernità pur di battere Donald Trump. Leggo su Time un reportage che illustra la complessa strategia che la sua campagna sta mettendo in atto sul web, coinvolgendo esperti che producono contenuti specifici per ciascun tipo di social network. Ad esempio, per convincere gli elettori della Florida, i suoi social media manager hanno pubblicato su Twitter la lista degli speaker alla convention, su Instagram la foto di un cagnolino che segue la convention dal computer, su TikTok il video di una ragazza che indossa mise tipiche del luogo, su Pinterest la ricetta dei pancake ai mirtilli.Biden-stars Continua la lettura di Quell’influencer di Joe Biden

La Bibbia, TikTok e la Colt

di Mario Sechi (agi.it, 7 agosto 2020)

TikTok e la pistola, l’alluminio e il vaccino, la Bibbia e la Colt. La campagna presidenziale americana sta per entrare nel giro finale di giostra, è in piena accelerazione, da qui al 3 novembre gli ordini esecutivi e le iniziative del presidente si moltiplicheranno, come sempre accade. I fronti aperti da Donald Trump si direbbe che siano troppi per un uomo solo, ma siamo di fronte a una sagoma politica imprevedibile. Andiamo avanti, con un po’ di ordine, per quanto possibile.

Ph. John Locher / Ap
Ph. John Locher / Ap

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Sognare la fama su TikTok

di Alia Allana (Fountain Ink / internazionale.it, 21 luglio 2020)

È quasi l’alba quando Raghav Bhutani, 23 anni, esce dalla sua casa di Pathankot – una città che ospita una base aerea a circa 100 chilometri dalla frontiera tra India e Pakistan – per andare alla stazione. Le uniche tracce di vita sulla strada sono gli autocarri dell’esercito e qualche checkpoint. In una città dove prevalgono le tute mimetiche, la camicia a fiori rosa e bianchi di Bhutani salta agli occhi. Sul binario, sembra uscito da una bacheca di moda di Pinterest.

Ph. Avishek Das / Sopa Images – LightRocket - Getty Images
Ph. Avishek Das / Sopa Images – LightRocket – Getty Images

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I videogiochi fanno politica?

di Dario Ronzoni (linkiesta.it, 6 luglio 2020)

Al momento, sembrano solo gesti dovuti. Questioni di pubbliche relazioni. Sostegno freddo. Il mondo dei videogame, che da anni si dichiara “neutro” dal punto di vista politico, ha preferito non esporsi di fronte alle campagne di protesta americane. Solo una piccola azienda, Itch.io, ha deciso di organizzare un crowdfunding e ha messo in Rete, con offerta minima, una raccolta di 1.700 videogiochi. Dovevano raccogliere 100mila dollari, sono arrivati a 5 milioni. E continuano a crescere.

Ph. Frederic J. Brown / Afp
Ph. Frederic J. Brown / Afp

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È tornato il PizzaGate (e prende di mira le celebrities)

(ilpost.it, 30 giugno 2020)

A pochi mesi dalle elezioni presidenziali statunitensi, che si terranno il prossimo 3 novembre, è riaffiorato sui social network il PizzaGate, una teoria complottista nata durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016. La teoria era propagandata da alcuni sostenitori dell’allora candidato repubblicano, e oggi presidente, Donald Trump per danneggiare la sua rivale Hillary Clinton e i Democratici.

Justin Bieber via Instagram
Justin Bieber via Instagram

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TikTok, K-pop e il flop di Trump a Tulsa

di Paolo Mossetti (wired.it, 22 giugno 2020)

Tenendo fede al suo stile, il presidente degli Stati Uniti ce l’aveva messa tutta per fare del suo ritorno in campo un momento di tensione: oltre alle parole incendiarie delle scorse settimane sulle manifestazioni contro il razzismo, c’era stata la scelta della data per il primo comizio dall’inizio della crisi da Coronavirus, e cioè il 19 giugno, che era sembrato uno sfregio a Black Lives Matter e agli afroamericani: proprio il Juneteenth, ovvero il giorno che commemora la liberazione degli schiavi dopo la Guerra Civile, e proprio a Tulsa, in Oklahoma, dove nel 1921 una folla di suprematisti bianchi aveva massacrato dozzine di neri nel quartiere di Greenwood.

Ph. Win McNamee / Getty Images
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Balle, bolle e bulli

di Guido Vitiello (ilfoglio.it, 20 giugno 2020)

Diceva Nabokov che i romanzi di Hemingway sono tutti bells, balls and bulls: campane, coglioni e tori. I social network, invece, sono per lo più balle, bolle e bulli, ossia demagoghi gradassi che rifilano menzogne ai popolatori delle loro echo chamber per galvanizzarli e incitarli. La corrida di queste settimane, con i toreri di Facebook e Twitter che infilzano banderillas sulla groppa del toro sbuffante della Casa Bianca, sempre più frastornato, è forse l’avvisaglia di una resa dei conti epocale, ma invita anche a qualche considerazione sconfortante sul tragitto che ci ha portati fin qui.

Amira Lin / Pixabay – Facebook
Amira Lin / Pixabay – Facebook

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