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Quando l’indignazione conviene agli algoritmi

di Ezra Klein (internazionale.it, 2 maggio 2021)

A marzo Alexi McCammond, da poco nominata direttrice della rivista Teen Vogue, si è dimessa per le polemiche su una serie di tweet offensivi che aveva scritto dieci anni fa, quando aveva diciassette anni. A gennaio Will Wilkinson ha perso il suo lavoro di vicepresidente del Niskanen Center, un centro studi conservatore, per un tweet satirico in cui diceva in modo ironico che i repubblicani volevano impiccare Mike Pence, che allora era vicepresidente degli Stati Uniti; Wilkinson è stato sospeso anche dal suo incarico di editorialista del New York Times. Discutere se queste sanzioni siano state giuste o meno è sbagliato, perché non si è trattato di verdetti ponderati presi nell’interesse della collettività, ma di azioni di aziende che fanno i propri interessi, e che hanno deciso che i loro dipendenti erano diventati un peso.

Getty Images
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La decisione di Facebook sul ban di Trump cambierà per sempre i social network

di Viola Stefanello (wired.it, 24 aprile 2021)

Novanta giorni per prendere forse la decisione più complessa della propria carriera: era questa la sfida che si prospettava per l’Oversight Board, il colossale comitato di esperti assemblato da Facebook per valutare indipendentemente le proprie decisioni più controverse in materia di moderazione dei contenuti che si trova a dover decidere se riabilitare il profilo di Donald Trump. Il 45esimo presidente degli Stati Uniti è infatti stato espulso da Facebook e Instagram – oltre che da altre grandi piattaforme che non fanno capo a Mark Zuckerberg, come Twitter – dopo l’assalto al Campidoglio ad opera di centinaia di suoi sostenitori il 6 gennaio, che aveva portato a cinque morti.

Ph. Mike Kemp / In Pictures - Getty Images
Ph. Mike Kemp /
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La Premier League boicotta i social per protestare contro il razzismo

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 26 aprile 2021)

Nessun tweet dopo una vittoria. Nessun post su Facebook dopo un gol meraviglioso. Nessun sondaggio su Instagram per i tifosi. La Premier League boicotta i social per protesta: a lei si uniranno anche la English Football League e la Women’s Super League. L’obiettivo è chiaro e punta a combattere i vergognosi episodi d’intolleranza e razzismo che si verificano praticamente a cadenza quotidiana e che, spesso, utilizzano proprio i social network come veicolo principale per la loro diffusione. L’iniziativa partirà il 30 aprile e andrà avanti per quattro giorni: le società hanno deciso che, in quel lasso di tempo, non utilizzeranno né Facebook né Twitter né Instagram per le loro comunicazioni.

Ph. Daniel Murphy / Foto Ipp
Ph. Daniel Murphy / Foto Ipp

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Frank, il nuovo social network conservatore

di Gabriele Porro (wired.it, 15 aprile 2021)

A seguito dell’espulsione da Facebook e Twitter, Mike Lindell, fondatore dell’azienda produttrice di cuscini MyPillow e acceso sostenitore di Donald Trump, ha deciso di creare il suo social network, chiamandolo semplicemente Frank. La piattaforma prevede di aprire le sue porte a un numero limitato di utenti vip il 16 aprile, pertanto sul sito Internet è già possibile effettuare la registrazione. Frank è stato sviluppato nel periodo immediatamente successivo alle elezioni presidenziali dello scorso novembre e già allora era stato descritto da Lindell come una combinazione di stampa, radio e tv che avrebbe offerto ai suoi utenti la possibilità di comporre post testuali oppure di accedere a funzionalità in live streaming. Gli utenti target di questo nuovo social network sono tutti i conservatori scontenti del risultato delle elezioni e dei provvedimenti “ingiusti” presi dai grandi social network nei confronti di Trump.frank Continua la lettura di Frank, il nuovo social network conservatore

Trump lancerà il suo social fatto in casa

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 22 marzo 2021)

Un po’ Zuckerberg, un po’ Chiara Ferragni. Un po’ Instagram, un po’ Clubhouse, un po’ Parler. C’è di tutto nella ricetta del prossimo social network di Donald Trump. Già, perché l’ex presidente degli Stati Uniti, bannato ormai dalla maggior parte dei social più popolari, ha deciso di fare da solo. E di progettare una piattaforma a propria immagine e somiglianza. La notizia circolava da qualche giorno ed è stata ufficializzata dal suo consigliere personale, Jason Miller, in un’intervista a Fox News. «Vedremo Trump tornare sui social media tra due, tre mesi al massimo» ha detto Miller», grazie a una sua piattaforma personale, messa a punto per essere la più interessante in assoluto nel panorama dei social media: ridefinirà completamente le regole del gioco».

Ph. Alex Wong / Getty Images
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E se distinguere Vero e Falso su Internet fosse semplicemente impossibile?

di Stefano Piri (esquire.com, 12 febbraio 2021)

Nel gennaio del 1976 l’irruzione di un nuovo personaggio ravviva l’immaginario politico americano, ancora sbiadito dopo l’epocale perdita d’innocenza del Watergate. A portare agli onori delle cronache colei che presto sarà nota a ogni onesto lavoratore americano come Welfare Queen è il candidato alle primarie repubblicane Ronald Reagan, ex governatore della California, ex presidente del sindacato degli attori di Hollywood e soprattutto ex divo dei western anni Quaranta: uno che sa come si costruisce un personaggio, insomma. «A Chicago hanno scoperto questa donna: se ne andava in giro su una Cadillac e usava 80 nomi, 30 indirizzi e 15 numeri di telefono per raccogliere buoni pasto, pensioni sociali, pensioni da veterano per quattro mariti inesistenti morti in guerra. Il suo reddito non tassabile, da solo, arrivava a 150mila dollari all’anno».

RepresentUS
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I progetti di Twitter per ripensare le proprie regole

(ilpost.it, 14 gennaio 2021)

Jack Dorsey, il cofondatore e ceo di Twitter, ha scritto una serie di tweet per riflettere sulla sospensione definitiva dell’account del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sulle sue conseguenze e su come da quello che è successo in questi giorni dovrebbero nascere nuove regole, per Twitter e per Internet. Nei primi tweet, Dorsey ha difeso la decisione di Twitter: «Non festeggio e non provo orgoglio per il fatto che abbiamo dovuto bloccare @realDonaldTrump da Twitter, né per come siamo arrivati a farlo». Tuttavia, Dorsey ritiene che per Twitter sia stata «la decisione giusta», perché è servita a limitare credibili minacce di violenza.

Ph. Hannah McKay / Getty Images – Pool
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Perché solo ora? Cosa c’è dietro ai ban messi in atto dalle grandi piattaforme

di Giacomo Aschacher (giornalettismo.com, 13 gennaio 2021)

Censura contro libertà d’espressione, la sfida sempre aperta è diventata il centro del dibattito di questi giorni in merito al ban sui social di Donald Trump, seguito dalla cancellazione del social network Parler sia dagli app store di Google e Apple sia da Aws, l’infrastruttura cloud di Amazon, seguito infine dalla cancellazione di oltre 70mila account collegati al movimento complottista QAnon. Può un social network come Twitter o Facebook arrogarsi il diritto di limitare o bloccare la libertà di espressione? La risposta è scontata: certo che può.Twitter-Trump Continua la lettura di Perché solo ora? Cosa c’è dietro ai ban messi in atto dalle grandi piattaforme

Luciano Floridi: «I social sono nell’infosfera. Servono nuove regole»

di Adele Sarno (huffingtonpost.it, 13 gennaio 2021)

Che due amministratori delegati abbiano staccato la spina agli account Twitter e Facebook di Donald Trump ormai è cosa nota. Anche il motivo lo è: durante l’assedio di Capitol Hill il presidente in carica Trump buttava benzina sul fuoco, incitando i suoi sostenitori con una serie di tweet, continuando ad affermare falsamente che le elezioni erano state truccate. Mark Zuckerberg e Jack Dorsey sono intervenuti e hanno preso la decisione che ha stupito tutti: bloccare i profili social del Presidente. Questa operazione dei Big Tech oggi ha aperto il dibattito: può un ceo decidere cosa si possa fare o meno sui social network? È giusto o sbagliato? I social network sono uno spazio privato, pubblico o privato ad accesso pubblico, come lo può essere, per esempio, una palestra? Twitter e Facebook hanno fatto bene a chiudere gli account di Trump?social_infosfera Continua la lettura di Luciano Floridi: «I social sono nell’infosfera. Servono nuove regole»

La decisione di “far fuori” Trump dai social, vista dagli storici

di Letizia D’Agata (agi.it, 11 gennaio 2021)

Donald Trump censurato dai social network dopo i fatti di Capitol Hill diventa un caso. Se ne discute anche in Italia. La questione è chiara: può una società privata decidere di “oscurare” il presidente degli Stati Uniti per le sue opinioni? Lo abbiamo chiesto a tre importanti storici italiani che, concordi nel condannare in linea teorica ogni forma di censura, hanno dato risposte differenti.

Pixabay
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