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Agcom, rivoluzione nel settore della misurazione delle audience

(adnkronos.com, 16 giugno 2021)

Storica delibera di Agcom (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), che arriva a dare precise indicazioni d’indirizzo al settore della misurazione e rilevazione delle audience editoriali, sia televisive sia digitali, in Italia. Un indirizzo dettagliato e puntuale che arriva a porre fine a un periodo caratterizzato da querelle sulla metodologia Audiweb e il relativo utilizzo e transito dati verso Facebook; periodo che ha visto recentissimamente il fallimento della fusione fredda Audiweb-Audipress, con il conseguente annuncio da parte di Fieg di voler intraprendere in proprio la misurazione delle audience digitali. Agcom spazza via tutte queste ipotesi e litigi, puntando il dito sull’eccessiva frammentazione e non confrontabilità dell’operato di soggetti facenti capo e riferimento a stakeholder divisi per tipologia editoriale.

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Finalmente l’Europa alza la voce con le Big Tech: cambiate gli algoritmi, state alimentando fake news

di Giulio Alibrandi (tpi.it, 26 maggio 2021)

La Commissione Europea ha chiesto a piattaforme di social media come Facebook, Google e Twitter di cambiare i propri algoritmi per fermare la diffusione di contenuti falsi. Secondo quanto riportato da Politico, le nuove regole, alle quali le piattaforme per ora potranno aderire su base volontaria, potrebbero rappresentare l’intervento finora più significativo da parte di qualsiasi autorità di regolamentazione sulla riservatezza degli algoritmi che regolano il flusso di contenuti distribuiti a miliardi di persone nel mondo. Le norme fanno parte della revisione del codice di condotta siglato nel 2018 con le principali piattaforme di social media, che, negli ultimi tre anni, non avrebbe fatto abbastanza per contrastare la diffusione di falsità sui social stessi durante le elezioni politiche e, soprattutto, la pandemia.

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Intervista a Dario Adamo, social media manager di Giuseppe Conte

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 26 marzo 2021)

Giuseppe Conte, è noto, non aveva account social prima della sua esperienza da presidente del Consiglio. È successo tutto molto in fretta, da zero a cento, nelle ore in cui il suo nome fu indicato per la prima volta dagli allora alleati Lega e Movimento 5 Stelle per guidare, nel 2018, l’esecutivo giallo-verde. Quegli stessi account social sono diventati una sorta di cifra stilistica della sua presidenza. Per questo, chi si occupa di tecnologia digitale e di comunicazione politica non può non ritenere importante un colloquio con Dario Adamo, social media manager di Conte nei suoi due anni e mezzo a Palazzo Chigi. «Era maggio 2018, Conte aveva già ricevuto l’incarico per la prima volta» – ricorda ai nostri microfoni.

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Il teatro politico dell’indignazione

di Antonio Preiti (huffingtonpost.it, 5 maggio 2021)

Nell’era dell’indignazione e del risentimento la politica ha ancora un senso? O meglio, nell’era dell’indignazione e del risentimento, quale politica si può praticare? Siamo abituati a quella “razionale” (programmi, ideologie, verifica dell’azione di governo etc.), ma ci dice ancora qualcosa, interessa ancora qualcuno? Se non è questa, allora qual è? Guardiamo al potere degli influencer e da dove arriva: dal numero dei like? o da qualcosa di più radicale, di più profondo, anzi di più psicologico che politico? Vediamo. Immagino che nessuno abbia dubbi che proprio l’indignazione e il risentimento siano il segno dei tempi: se torniamo a qualche anno fa, l’indignazione e il risentimento erano la base emotiva (dunque quella più importante) del successo di tutti i movimenti populisti (termine qui denotativo e non connotativo).

Gremlin via Getty Images
Gremlin via Getty Images

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Ferragni Washing

di Adele Sarno (huffingtonpost.it, 9 aprile 2021)

Un tempo si parlava di Greenwashing. Un po’ di ambientalismo di facciata, necessario a dare alle aziende un’immagine più attenta all’ambiente. Ma erano gli anni Ottanta ed essere Green era una moda più che una necessità. Poi è stata la volta del Pinkwashing: definiva chi promuoveva un prodotto “vestendolo” di rosa, cioè mostrando un atteggiamento molto aperto nei confronti delle donne o del mondo gay. Con il Covid-19 è nato il Socialwashing, tipico di chi compiace il pubblico e gli investitori dando un’immagine ingannevole della propria società su temi legati al sociale e ai diritti umani. Oggi potremmo parlare di ChiaraFerragni-Washing, senza però l’accezione negativa degli altri whashing. Metti Chiara nel Cda di Tod’s e il titolo vola in Borsa.

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I tre club britannici che boicottano i social per protestare contro il razzismo

di Enzo Boldi (giornalettismo.com, 9 aprile 2021)

I razzisti di oggi vivono nascosti nell’ombra dei social. Pensano di non essere individuabili e denunciati per quel che scrivono, ma forse la loro ignoranza mentale li porta a non considerare che anche quel che si scrive sui social è passibile di reato. Adesso, però, anche il mondo del Calcio chiede rimedi esemplari contro questo disgustoso (e criminale) fenomeno. Il tutto è partito con la campagna Enough is Enough dello Swansea City, che boicotta i social. Poi, l’esempio del club gallese è stato seguito dal Birmingham City e dai Rangers di Glasgow. Così il Calcio britannico prova a dare un calcio al razzismo. «Come squadra di calcio, abbiamo visto molti dei nostri giocatori soggetti ad abusi abominevoli solo nelle ultime sette settimane e riteniamo che sia giusto prendere posizione contro comportamenti che sono un flagello per il nostro sport e la società in generale» si legge nel comunicato diramato giovedì pomeriggio sul sito ufficiale dello Swansea City.

@SwansOfficial via Twitter
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E se i Ferragnez scendessero in politica?

di Clarissa Valia (tpi.it, 8 aprile 2021)

I Ferragnez sono sempre più politicizzati. Dall’ultima diretta Instagram di Fedez da 2 milioni di visualizzazioni con il parlamentare dem Alessandro Zan per accendere l’attenzione sul ddl contro l’omotransfobia e spiegare perché è bloccato al Senato, passando alla battaglia della “femminista” Chiara Ferragni contro la Regione Lombardia sulla gestione del piano vaccini (con tanto di appello rivolto al premier Mario Draghi), fino alla raccolta fondi in favore dell’ospedale San Raffaele per rafforzare il reparto di terapia intensiva a Milano nel momento forse più critico della pandemia in Italia. Senza dimenticare la telefonata dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla coppia di influencer per lanciare una campagna di sensibilizzazione sull’utilizzo delle mascherine anti-Covid.

Ansa
Ansa

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Trump lancerà il suo social fatto in casa

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 22 marzo 2021)

Un po’ Zuckerberg, un po’ Chiara Ferragni. Un po’ Instagram, un po’ Clubhouse, un po’ Parler. C’è di tutto nella ricetta del prossimo social network di Donald Trump. Già, perché l’ex presidente degli Stati Uniti, bannato ormai dalla maggior parte dei social più popolari, ha deciso di fare da solo. E di progettare una piattaforma a propria immagine e somiglianza. La notizia circolava da qualche giorno ed è stata ufficializzata dal suo consigliere personale, Jason Miller, in un’intervista a Fox News. «Vedremo Trump tornare sui social media tra due, tre mesi al massimo» ha detto Miller», grazie a una sua piattaforma personale, messa a punto per essere la più interessante in assoluto nel panorama dei social media: ridefinirà completamente le regole del gioco».

Ph. Alex Wong / Getty Images
Ph. Alex Wong / Getty Images

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Meghan Markle non ha scelto un abito a caso per l’intervista con Oprah Winfrey

(huffingtonpost.it, 13 marzo 2021)

Non solo le rivelazioni scioccanti sono il punto focale dell’intervista esplosiva che Meghan e Harry hanno rilasciato a Oprah Winfrey. Come spiega il New York Times in un editoriale, infatti, anche la scelta del look dei duchi di Sussex non è di certo casuale. Da quando è apparsa per la prima volta sotto i riflettori non solo come attrice in uno show televisivo di successo, ma come potenziale principessa britannica, Meghan Markle ha dimostrato di essere una maestra del messaggio visivo. Quindi, qualunque cosa abbia scelto per il discorso più importante della sua carriera e del suo matrimonio fino ad ora non può essere considerato lasciato al caso o al confort che il momento richiedeva.

Reuters
Reuters

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Il dossier che smentisce Meghan e Harry

(tpi.it, 13 marzo 2021)

A seguito dell’ormai famosa intervista a Meghan e Harry di Oprah Winfrey, in Inghilterra sono scoppiate feroci polemiche. Il noto ex editore e conduttore della Cnn Piers Morgan, dopo aver affermato che ritiene Meghan una bugiarda, è stato costretto a dare le dimissioni: erano arrivati molti messaggi di protesta a cui si è aggiunta la segnalazione della Markle all’organo regolatore dei media. Oggi il Daily Mail ha dedicato un lungo e dettagliato “dossier” suddiviso in punti sugli argomenti trattati nell’intervista, alcuni dei quali piuttosto convincenti (va comunque specificato che tra la duchessa e la testata non scorre buon sangue, lei ha più volte querelato la rivista per questioni relative alla sua privacy). Il dossier è intitolato: Harry e Meghan, la scomoda verità. Un dossier rivela che molte affermazioni esplosive che hanno scosso la famiglia reale erano contraddittorie o sbagliate. Cbs e Oprah Winfrey ora indagheranno sulla vera storia?

Cbs via Zuma Wire
Cbs via Zuma Wire

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