Quando ha ritirato l’Oscar come miglior film internazionale per La zona d’interesse, Jonathan Glazer ha detto che il suo film «serviva a riflettere non su quello che hanno fatto allora, ma su quello che stiamo facendo adesso». Immediatamente il film è passato in secondo piano e il suo discorso – artistico, politico e umano – è diventato virale ed è stato strumentalizzato e attaccato da più parti.
Dopo Chiara Ferragni ecco in diretta dalla Costa Concordia ormeggiata a Sanremo il marito Fedez. Ai bordi di una piscina il rapper milanese ha colto l’occasione per srotolare il suo pensiero. La foto di Bignami strappata; la Roccella anche lei additata. Ne ha avuto per tutti. Una pernacchia al Codacons, i soldi dei contribuenti, l’omaggio a Vialli. Un’uscita che ha dato una scossa a una serata che aveva visto come apice i piegamenti di Albano.
Sono passati trentun anni da quando Corrado Guzzanti e i suoi compari di Avanzi cantavano «e ora che pure Benigni s’è sposato non ci sta più chi ci bestemmia sul mercato», quindi quando ieri mattina Amadeus ha annunciato che ieri sera ci sarebbe stato Benigni a leggere articoli della Costituzione, Benigni con Mattarella, nientemeno, abbiamo tutti pensato: beh, certo, ormai è venerato maestro, mica più in quota comico.
Sanremo e la politica in tutte le sue forme rappresentano un binomio solido e senza tempo, se si pensa che all’epoca del secondo Festival, nel 1952, Papaveri e papere fu considerata un brano “a rischio” perché alludeva al potere dei papaveri dell’allora Dc. Negli anni la polemica a sfondo politico, quasi sempre legata agli interventi dei comici, è diventata un ingrediente praticamente fisso del Festival. Ma questa volta non si tratta dell’intervento di un comico, bensì del presidente di una nazione in guerra, l’Ucraina.
Noi che eravamo sul palco guardammo subito con timore Tonino Tatò, che era il segretario particolare, l’ombra di Enrico Berlinguer. Lui si voltò, sorridendo, fece con la mano come per dire “okay”, aveva capito la nostra ansia. Perché la scena era stata incredibile, inverosimile, assurda: Roberto Benigni, famoso per la sua comicità surreale, aveva preso in braccio il Segretario Generale del Partito Comunista Italiano! Era il 16 giugno 1983, sulla magnifica terrazza del Pincio, a Roma. Il ricordo personale di quel pomeriggio è forse il modo meno retorico o scontato di celebrare il centenario della nascita di Enrico Berlinguer, nato il 25 maggio 1922. Tutti hanno visto la fotografia di quella “sollevazione” che forse per la prima umanizzò in modo così plateale il leader del Pci, o meglio desacralizzò la figura del capo comunista («Questo è un comunista autentico!», aveva urlato il comico toscano prendendolo in braccio).
Non vedo l’ora che arrivi Pasqua per piantarmi davanti alla tv. L’ad Carlo Fuortes ha infatti annunciato che per l’occasione la Rai manderà in onda una trasmissione speciale: un racconto degli episodi del Vangelo tramite le grandi opere d’arte, affidato a un narratore d’eccezione, Papa Francesco, già titolare di una seguitissima rubrica domenicale e che alcuni di voi ricorderanno come ospite nel fortunato contenitore di Fabio Fazio. Per raggiungere però e coinvolgere maggiormente anche quelle ampie fasce di pubblico che non conoscono il Pontefice o che rischiano di annoiarsi con arte e teologia, nella trasmissione pasquale il Papa sarà affiancato da un insigne dantista, un rinomato pacifista, un docente ad honorem di Diritto costituzionale e un regista premio Oscar.
I testimonial pro o contro. Finirà col duello Crozza-Benigni?
di Pierluigi Battista («Corriere della Sera», 7 ottobre 2016)
Oramai è diventata una mania, e sui social già si scherza sull’eventualità che anche Bettarini e Simona Ventura possano finalmente siglare una dichiarazione congiunta a favore del Sì o del No al referendum costituzionale. È sempre accaduto, ma mai come in questa occasione: in attesa del 4 dicembre il mondo dello spettacolo, della tv, dello show viene messo, è il caso di dire, al centro del palcoscenico per cogliere ogni palpito referendario tra i nomi del casting politico-spettacolare. Continua la lettura di Attori e comici occupano il fronte. Così la società dello spettacolo ha espugnato i costituzionalisti→
L’idea del membro del cda dell’azienda è quella di fare un programma in 16 puntate dal titolo “A volte ritornano”: «Sono un uomo di televisione, appena vedo Grillo sfilarsi dalla politica è chiaro che ci salti addosso»