Sulla porta degli A&M Studios di Los Angeles il 28 gennaio del 1985 c’era un cartello che invitava a lasciare «l’ego fuori dalla porta». Lo aveva attaccato il leggendario produttore e compositore Quincy Jones in vista di quella che, 40 anni fa, fu una notte memorabile per la storia del pop: quella in cui fu registrata We are the World, una delle canzoni più conosciute di sempre.
«Hai fatto tutto questo casino per uno di cui neanche sai il nome? E pensi ancora che il prossimo presidente debba essere una donna?». Lo dice Alec Baldwin a Tina Fey, è il 2007, è un altro mondo: non solo Hillary Clinton non ha ancora neppure perso le primarie contro Barack Obama, ma si possono ancora fare battute sui due che sovrintendono alla reputazione dei neri famosi in America: Oprah Winfrey e Bill Cosby.
di Andrea Silenzi (repubblica.it, 4 novembre 2024)
Era l’epoca della coscienza: i musicisti avevano deciso di prendersi cura del mondo, anzi dei disperati del mondo. Sulla scia di Band Aid – Do they know it’s Christmas, l’invenzione di Bob Geldof con le grandi star inglesi, Lionel Richie e Michael Jackson avevano scritto una canzone con la stessa finalità: raccogliere fondi per combattere la crisi alimentare in Africa.
«Lasciate l’ego fuori dalla porta». È stato il motto del produttore Quincy Jones, anche scritto fuori dallo studio di registrazione, che ha permesso il 25 gennaio 1985 al dream team Usa for Africa, composto da 46 star della musica d’Oltreoceano (e non solo), di riunirsi e incidere in una notte, negli studi A&M di Los Angeles, We are the World, il brano nato a scopo benefico che ha fatto raccogliere oltre 80 milioni di dollari per combattere la fame in Africa – e in particolare in Etiopia, allora nel pieno di una grave carestia.
Cantante, attore e attivista: buon compleanno a Sir Robert Frederick Zenon Geldof, meglio noto come Bob Geldof, che spegne 70 candeline. Nato in Irlanda, a Dún Laoghaire, il 5 ottobre 1951 da genitori cattolici, Robert ed Evelyn, ha frequentato il Blackrock College, una scuola privata vicino a Dublino, e qui ha scoperto, da vittima, il dolore e i danni del bullismo: questa esperienza lo renderà ancora più sensibile e lo spingerà, per tutta la vita, a mettersi in gioco per i più deboli. La carriera di Bob Geldof, infatti, è strettamente intrecciata con il suo impegno sociale: è conosciuto in tutto il mondo per la sua lotta contro la fame e le malattie in Africa, attività che negli anni è diventata una missione di vita.
Non si può separare «l’anima dall’arte e la musica di Dionne spinge le persone a guardarsi dentro e cercare la parte migliore di sé stessi». Parola di Stevie Wonder, che, insieme fra gli altri a Bill Clinton, Quincy Jones, Elton John, Gladys Knight, Snoop Dogg, Carlos Santana, Alicia Keys, Smokey Robinson, prende parte a Dionne Warwick: Don’t make me over (2021), il documentario di Dave Wooley e David Heilbroner dedicato alla grande cantante che ha debuttato in prima mondiale al Toronto International Film Festival. L’icona della musica pop-soul vincitrice di 6 Grammy, capace di vendere in 60 anni oltre 100 milioni di dischi, ha anche ricevuto, nella giornata di chiusura, uno dei Tribute Award 2021 attribuiti dal Festival, tra i premiati, a Jessica Chastain, Benedict Cumberbatch e Denis Villeneuve.