Archivi tag: propaganda

I piloti del Duce, divi spericolati

di Massimo Tassi (quotidiano.net, 25 ottobre 2020)

Il pubblico è accorso per vedere Luciano Serra pilota con Amedeo Nazzari. Scorrono le immagini, un aereo sembra sfrecciare in sala e gettarsi in picchiata come in un quadro futurista. È un filmato propagandistico, prologo al film. Ma ai comandi non c’è un attore. È un vero pilota. «Nella Seconda guerra mondiale furono girate dal vivo scene d’aviazione di grande realismo e impatto visivo», spiega Giovanni Massimello, ingegnere esperto dell’argomento. «Inserite nei cinegiornali Luce, furono proiettate in centinaia di sale, ottenendo l’effetto di rafforzare la fiducia nella vittoria col potere delle immagini».Luciano_Serra_pilota Continua la lettura di I piloti del Duce, divi spericolati

In morte di un mito popolare

di Giovanni Francesio (ilfoglio.it, 23 ottobre 2020)

È difficile capire quando finisce un secolo. Molto più facile dire quando non finisce, ossia con le cifre tonde, con il calendario. Non è mai così, perché c’è sempre una variante, un allungarsi o un contrarsi del tempo, un evento storico spiazzante, che improvvisamente svela come siano cambiati i paradigmi, i modi di pensare e di vivere, e con loro la società e la politica e la cultura. Solo a quel punto, voltandosi indietro, o riuscendo a guardare in avanti, ci si rende conto di essere entrati in una stagione nuova. Lo sport, ormai non lo nega più nessuno, è stato uno degli aspetti caratterizzanti, uno dei tratti distintivi del XX secolo, sia per la sua carica simbolica, sia per la sua concreta ricaduta sociale, politica e culturale.Socrates-Corinthians Continua la lettura di In morte di un mito popolare

Il canestro di Obama: perché gli americani votano Trump

di Guia Soncini (linkiesta.it, 2 novembre 2020)

Il migliore editoriale sulle elezioni americane sta in quindici secondi di video twittati da Olivia Raisner, che cura i social network per la campagna di Joe Biden. Erano in Michigan: Barack Obama, il presidente passato alla storia per la fotogenia, il Kennedy dei neri, era lì a fare campagna per il suo ex vice, ora candidato presidente. Forse avete visto una foto in cui i due reggevano un cartello con un fantasma di Halloween, e la scritta «Don’t boo, vote» (incitamento già formulato da Obama in vari comizi: invece di fischiare l’avversario, caro il mio elettorato esagitato, vai a votare).Obama-Biden Continua la lettura di Il canestro di Obama: perché gli americani votano Trump

In America sono tutti affari di famiglia

di Simona Siri (ilfoglio.it, 1° novembre 2020)

Quando, all’inizio del 2018, Hbo iniziò a promuovere una nuova serie televisiva intitolata Succession, il suo creatore Jesse Armstrong passò il 90 per cento del tempo dedicato alle interviste con la stampa destreggiandosi nel tentativo di non dare una risposta troppo definitiva alla domanda che incuriosiva tutti: quella che vediamo sullo schermo è la famiglia Murdoch? Arrivata alla terza stagione in modo trionfale – Golden Globe come migliore serie drammatica e nove Emmy tra cui miglior regia, scrittura, serie drammatica e attore, Jeremy Strong nella parte di Kendall – gli spettatori ormai un’idea se la sono fatta.

Ph. Rogier Hoekstra / Pixabay
Ph. Rogier Hoekstra / Pixabay

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Facebook ha cambiato il suo algoritmo colpendo i siti d’informazione di Sinistra

di Simone Fontana (wired.it, 26 ottobre 2020)

Fin dalla sua nascita, avvenuta ormai più di un decennio fa, Facebook ha improntato la sua comunicazione pubblica sulla costruzione di un’immagine imparziale, lontana dalle dinamiche politiche e volta a preservare la libera espressione sulla piattaforma. Eppure dietro le quinte del popolare social network le cose sarebbero andate molto diversamente. Almeno secondo il Wall Street Journal, che in un recente articolo dal titolo Come Mark Zuckerberg ha imparato la politica delinea i tratti di quella che appare come un’azienda fortemente influenzata dalle decisioni prese a Washington.Facebook-Trump Continua la lettura di Facebook ha cambiato il suo algoritmo colpendo i siti d’informazione di Sinistra

Come Trump guarda la tv

(ilpost.it, 25 ottobre 2020)

È noto che Donald Trump guardi moltissima televisione e per molte ore ogni giorno: lo ha raccontato chiunque abbia lavorato con lui, e qualche tempo fa lui stesso raccontò durante una conferenza stampa cosa aveva fatto il giorno prima. «Ho guardato Liz McDonald, fantastica. Ho guardato Fox Business. La sera ho guardato Lou Dobbs, Sean Hannity, Tucker, Laura. Stamattina ho guardato Fox & Friends». Più volte Trump interagisce in diretta con i programmi che guarda, scrivendo tweet di critica o di approvazione. Il tempo che Trump passa a guardare la tv – anche sette ore al giorno – è indicato sulla sua agenda ufficiale come “Executive Time”.BrianStelter-Hoax Continua la lettura di Come Trump guarda la tv

Breve storia dei cartelli elettorali da giardino

(ilpost.it, 18 ottobre 2020)

Nei primi giorni di novembre, quando le elezioni presidenziali statunitensi avranno avuto un risultato chiaro, l’artista Nina Katchadourian aggiornerà una sua installazione – che vedete qui sotto – con un nuovo cartello elettorale, aggiungendo quello di chi, tra Joe Biden e Donald Trump, risulterà il candidato perdente. L’installazione si chiama infatti Monumento ai non eletti e, al momento, è composta da 58 cartelli: uno per ogni elezione presidenziale statunitense, dal 1788 al 2016. I cartelli di Katchadourian sono fatti da lei, ma sono comunque rappresentativi di un’abitudine piuttosto radicata negli Stati Uniti: la presenza nei giardini di cartelli con loghi e slogan di questo o quel candidato, con cui i residenti dichiarano chi preferiscono e fanno propaganda.

Nina Katchadourian, “Monument to the Unelected” (courtesy of the artist Catharine Clark Gallery and Pace Gallery)
Nina Katchadourian, “Monument to the Unelected”
(courtesy of the artist,
Catharine Clark Gallery and Pace Gallery)

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Le prossime elezioni Usa chiariranno se i social sono armi di propaganda o strumenti d’informazione

di Simone Cosimi (wired.it, 28 settembre 2020)

Le contromisure sono molte. Nel 2016, d’altronde, le polemiche per aver in qualche maniera sostenuto l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca furono infuocate. Chissà, forse anche perché i media non riuscirono – tranne eccezioni – a capire cosa covasse nella pancia degli americani, almeno quelli degli Stati fondamentali per l’elezione, visto che il voto popolare assoluto, inutile al fine del meccanismo elettorale statunitense, premiò Hillary Clinton. Ci ricordiamo i post con le bufale sulla Clinton, le teorie cospirazioniste sull’appartenenza a una setta satanica, le infinite aggressioni su Twitter, Reddit a totale disposizione dei suprematisti dell’alt-right.

Ph. Sarah Silbiger / Getty Images
Ph. Sarah Silbiger / Getty Images

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Le fake news funzionano perché la verità è noiosa

di Enrico Dal Buono (linkiesta.it, 25 settembre 2020)

Bruce Wayne si sveglia e legge le notizie sul cellulare: dicono che il Joker ha rapinato la Federal Reserve. Ma oggi Bruce è miracolosamente lucido. Apre l’armadio della Batcaverna e quel costume con le orecchie da topo gli sembra per la prima volta ridicolo. S’infila una polo, prende la metro e scova il Joker, che sta armeggiando con cerone e giacche pastellate nel proprio bilocale. «Ma ti pare che io possa rapinare la Fed?» gli dice quello, allargando le braccia scheletriche. Attaccano a parlare di genitori assenti, di nevrosi narcisistiche, della passione che li unisce: i travestimenti di Halloween. S’ingollano un Tavor a testa e vanno a mangiarsi un cheeseburger.the_social_dilemma Continua la lettura di Le fake news funzionano perché la verità è noiosa

Trump Sister Act

di Mario Sechi e Rita Lofano (agi.it, 25 ottobre 2020)

Sister Act. A un certo punto della serata americana, con l’inverno che comincia a picchiare, una scena da comedy: Trump è sul palco di Circleville, in Ohio, alle sue spalle compaiono tre suore, quella al centro brandisce la Bibbia, le altre due ai lati di The Donald stringono il rosario, il trio indossa la mascherina “Maga”. Dal Padre Nostro a Make America Great Again, un salto da Dio. Dubbi teologico-politici dei vostri cronisti: Ossignore e quelle tre chi sono? Di che ordine saranno? Chissà cosa ne penserà mai il Vaticano? Ma poi, sono cattoliche o appartengono a qualcuna delle tante Chiese fai da te che fioriscono in America? Hanno la veste viola, bianca e nera, pare appartengano alle “Children of Mary” di Newark, Ohio, sorelle trumpiane.

Afp
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