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Putin ora parla di “cancel culture”

(ilpost.it, 25 marzo 2022)

Il presidente russo Vladimir Putin ha citato l’autrice di Harry Potter J.K. Rowling per riferirsi a una presunta abitudine dell’Occidente a “cancellare” persone e avvenimenti storici, paragonando le recenti sanzioni e provvedimenti contro la Russia seguite all’invasione in Ucraina alle accuse e alle campagne di boicottaggio che si sono diffuse negli ultimi anni nei confronti della scrittrice per via di alcune sue affermazioni su sesso e genere. «A Hollywood fanno i film in cui l’esercito che ha sconfitto il fascismo è quello americano, ma se si guarda ai numeri dei soldati che combatterono nell’Est furono i russi. (…) Non citano nemmeno chi ha lanciato le bombe su Hiroshima e Nagasaki, dicono solo che sono stati degli indefiniti “alleati”. (…) Cancellano la verità.

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Amore finito tra Putin e Hollywood

(huffingtonpost.it, 21 marzo 2022)

Lo hanno lodato, gli hanno stretto la mano, si sono fatti immortalare con un sorridente e amichevole Vladimir Putin, senza risparmiargli complimenti. Ora però l’amore è finito e scaricano lo zar: da Mickey Rourke a Oliver Stone passando per Leonardo DiCaprio e Paul McCartney, le star di Hollywood voltano le spalle al presidente. E gli chiedono di fermare la guerra. Il premio Oscar Oliver Stone, che fino all’inizio di febbraio aveva “difeso”, Putin sottolineando che gli Stati Uniti “non avevano prove” sulle intenzioni della Russia di invadere l’Ucraina, ha fatto retromarcia e condannato l’aggressione. Anche se gli “Stati Uniti hanno diverse guerre sulla loro coscienza, questo non giustifica Putin. La Russia ha sbagliato a invadere”, ha detto il regista del documentario The Putin Interviews.

Getty Images – Reuters – Afp

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Espiare un lutto ballando Čajkovskij

di Sofia Francioni (luce.lanazione.it, 16 marzo 2022)

In Russia il canale televisivo Rain Tv per accomiatarsi dai suoi telespettatori, annunciando la sospensione delle trasmissioni, sceglie come coda un doloroso Lago dei cigni di Pëtr Čajkovskij. Subito dopo le immagini della redazione che lascia lo studio e il saluto della sua direttrice Natalia Sindeeva, viene infatti trasmesso integralmente il balletto più acclamato di sempre. Ma perché scegliere come velo da stendere sul bavaglio di Vladimir Putin Il lago dei cigni, e non magari gli immortali balletti dello Schiaccianoci o di Onegin? «I russi lo sanno» risponde il quotidiano nazionale russo Novaja Gazeta, «quando vedono Il lago dei cigni in tv significa lutto».

Novaja Gazeta

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La verità su Truth, un Twitter noiosetto (e viola)

di Sonia Turrini (huffingtonpost.it, 20 marzo 2022)

Dopo quasi un mese, stamattina sul mio telefono è comparsa una notifica lilla: “La tua attesa è finita! Clicca per cominciare a usare Truth Social”. Ci provavo dal 20 febbraio, da quando la piattaforma creata da Donald Trump in risposta alla sua esclusione dai principali social era sbarcata sull’App Store americano. Il lancio non era esattamente andato liscio; la app è stata inizialmente prima nelle classifiche di download, per poi vedere gli utenti schiantarsi tutti collettivamente contro un muro di gomma di errori continui, liste di attesa, bug vari ed eventuali. Insomma, per un mese sono stata il numero 101.553 di una sinuosa coda virtuale che non si muoveva di una posizione.

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I discorsi di Zelensky nei Parlamenti sono un format

(ilpost.it, 17 marzo 2022)

Giovedì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato in diretta al Parlamento della Germania. Per chiedere aiuto e sostegno contro la Russia ha citato le parole con cui, dice, ogni anno i politici commemorano le vittime dell’Olocausto: «mai più». Contrariamente a questo auspicio, ha continuato, in Ucraina è ora in corso la distruzione di un popolo. Zelensky ha cercato insomma di smuovere le coscienze dei parlamentari tedeschi facendo ricorso a un tema particolarmente sentito e persuasivo come lo sterminio degli ebrei. Zelensky ha usato la stessa strategia, con riferimenti diversi volta per volta, nei Parlamenti di Canada e Regno Unito, al Parlamento Europeo e, ieri, al Congresso americano, riuscendo in tutti questi casi a unire il proprio pubblico contro la Russia.

Ph. Sarah Silbiger / Pool via Ap

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Perché dovremmo guardare oggi la serie di Zelensky

di Cristina Brondoni (wired.it, 15 marzo 2022)

L’attore che interpretava la parte di Vasily, ormai lo sappiamo tutti, è l’attuale presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Che, nemmeno a dirlo, si è poi candidato presidente per il partito Sluga Naroda, fondato dai proprietari della casa di produzione della serie tv, Kvartal 95, tra cui Zelensky stesso e Ivan Bakanov, suo amico di infanzia e attuale capo del servizio di sicurezza dell’Ucraina. In molti hanno definito Volodymyr Zelensky un comico, ma sarebbe più opportuno pensarlo come attivista. La serie tv rientra a pieno titolo nella satira politica, ma vista adesso è evidente che si è trattato di qualcosa di più di un’espressione artistica. Zelensky ha utilizzato la tv per mostrare, o meglio dimostrare, un’altra Ucraina.

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L’assiepamento sui social durante l’invasione dell’Ucraina

(ilpost.it, 13 marzo 2022)

Nelle ultime due settimane l’invasione dell’Ucraina è stata, prevedibilmente, uno degli argomenti più seguiti, discussi e commentati sui social media, peraltro considerati in questi giorni sia potenziali mezzi di propaganda sia parte essenziale del racconto della guerra. Oltre alla parte che ha espresso sentimenti di costernazione per le vittime e preoccupazione per gli sviluppi del conflitto, una quota significativa delle reazioni collettive all’invasione emerse sui social nei Paesi occidentali ha mostrato in modo piuttosto unitario un certo livello di aggressività verbale, eccentricità e umorismo spesso giudicato fuori luogo o di cattivo gusto. In tanti hanno fatto battute riferite a una sorta di continuità nelle sventure recenti del mondo, associando la pandemia e i rischi di una guerra mondiale.

New York Post via Twitter

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Emmanuel Macron sta invecchiando in fretta

di Veronique Viriglio (agi.it, 11 marzo 2022)

A meno di un mese dal primo turno delle elezioni francesi, media e social rilanciano fotografie del presidente uscente Emmanuel Macron nelle quali appare prematuramente invecchiato, come a voler far dimenticare il suo volto fin troppo giovane e l’impetuosità dei suoi primi passi in politica e all’Eliseo. Per il quotidiano Le Point non sono altro che uno strumento di marketing politico i ritocchi che evidenziano i segni del tempo su Macron, 44 anni, alle prese con un complesso ruolo di “mediatore” diplomatico tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky, oltre a essere in piena campagna elettorale per un secondo mandato.

Ph. Daniel Pier / NurPhoto via Afp

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La colonna sonora della Resistenza ucraina

di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 12 marzo 2022)

Probabilmente non sapeva della polemica italiana sull’Anpi, che, ormai costituita quasi esclusivamente da gente nata dopo il 1945, esalta il ricordo di coloro che 79 anni fa presero le armi quando una mattina si svegliarono e trovarono l’invasor, ma manifesta per consigliare di non dare armi a chi l’invasor lo sta affrontando oggi. Comunque la 29enne Khrystyna Solovyi è come se si fosse pronunciata, quando ha deciso di fare una cover di Bella ciao che aggiorna il testo a questa guerra. «La rabbia ucraina» è la traduzione del titolo: dedicata «a tutte le forze armate, ai nostri eroi e a tutti coloro che in questo momento combattono per la propria terra».

Ukraine flag background

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Il messaggio oltre gli stemmi sul giubbotto di Salvini

(ilfoglio.it, 9 marzo 2022)

La giacca di Matteo Salvini in Polonia, in uno dei momenti più imbarazzanti della storia del leader leghista, è un documento interessante. Perché c’è sopra buona parte del “potere” del Carroccio nel luogo che più conta: la Lombardia operosa e produttiva che – senza scatti d’orgoglio del centrosinistra – tornerà a votare il Carroccio anche il prossimo anno. Anche se la tensione, nella destra lombarda, è molto alta. C’è addirittura chi, tra i padani di stanza a Roma, è sicuro che il siluro sia partito da Fratelli d’Italia contro il Capitano leghista. Ma torniamo alla giacchetta. Molti loghi. Sulla spalla destra quella di Areu, ovvero l’Agenzia Regionale Emergenza Urgenza, di Regione Lombardia. Areu campeggia non perché la giubba sia di Regione, ma perché è di Cancro Primo Aiuto.

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