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Zelensky nomina Shevchenko ambasciatore di United24

(rainews.it, 18 maggio 2022)

«Andriy ha una grande missione: far aumentare l’assistenza internazionale al nostro Paese». Con questo messaggio Volodymyr Zelensky ha sigillato la nomina dell’ex fuoriclasse del calcio Andriy Shevchenko ad ambasciatore di United24, l’iniziativa che il presidente dell’Ucraina ha lanciato per raccogliere donazioni a sostegno del Paese in guerra. «L’ambasciatore Andriy si è guadagnato molta fiducia nell’arena internazionale con il suo lavoro e i suoi risultati sportivi. Ora ha una nuova, importante missione: raccontare al mondo gli eventi in Ucraina e far aumentare gli aiuti internazionali al nostro Paese. Sono sicuro che ci riuscirà», ha scritto Zelensky su Telegram, condividendo le immagini dell’incontro con l’ex campione rossonero.

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Per salvare la democrazia serve controllare le piattaforme

di Luigi Daniele (linkiesta.it, 27 aprile 2022)

Lo scorso giovedì, l’ex presidente americano Barack Obama è intervenuto in un incontro sulle sfide poste alla democrazia dall’informazione digitale, organizzato dal Cyber Policy Center, un ente di ricerca collegato all’Università di Stanford. Pur riconoscendo il ruolo innovativo ed emancipatorio che può essere svolto dalle piattaforme on line, Obama ha sostenuto come l’infodemia contemporanea rischi, contro ogni sua promessa di democraticizzazione della società e dell’informazione, di tradursi nel suo opposto. Anche a causa di attori che deliberatamente intendono sfruttarne le criticità intrinseche. Tra questi attori, non ci sono solo «aziende che sono venute a dominare Internet in generale e le piattaforme di social media in particolare», le quali prendono «decisioni che, intenzionalmente o no, hanno reso le democrazie più vulnerabili», ma anche «consulenti politici» o «potenze straniere» che possono «sfruttare strumentalmente gli algoritmi delle piattaforme o aumentare artificialmente la portata dei messaggi ingannevoli o dannosi».

Shutterstock

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Dalla politica al marketing, la rinnovata prevalenza della fede sulla fiducia

di Giacomo Papi (ilfoglio.it, 16 aprile 2022)

Mi sembra che molto di quanto sta accadendo in questo secolo – dall’11 settembre ai No vax, da Chiara Ferragni a Gucci, da QAnon al negazionismo su Bucha – possa essere spiegato con la differenza tra fede e fiducia. Non parlo soltanto di fede religiosa, per quanto centrale sia stato e sia il terrorismo islamico negli ultimi trent’anni. Parlo del fatto che la fede sta tornando a prevalere sulla fiducia in ogni campo, dalla politica al marketing. Parlo del fatto che a decidere l’identità e l’appartenenza di masse sempre più grandi di persone, e a determinare quindi che cosa debba essere considerato vero e reale, sia sempre di più l’atto di credere. Quando parliamo di fake news, quando ci chiediamo come mai il movimento No vax sia così esteso e come possa essere possibile che in tanti, non solo in Russia, pensino che le stragi in Ucraina siano una montatura, ci stiamo meravigliando del fatto che esiste un’umanità che ha una fede alternativa alla nostra.

LaPresse

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Il mare largo del potere

di Andrea Venanzoni (ilfoglio.it, 2 maggio 2022)

Nella convention milanese di Fratelli d’Italia sciabordava, in metafora e in potenza simbolica, il suono del mare largo. Chiamati a punteggiare la costruzione del soggetto politico meloniano nella strada, pardon nella navigazione verso il governo del Paese, le figure marinare e il mare sono stati evocati a piè sospinto. «Noi siamo navigatori», ha ricordato Giorgia Meloni. Che ha poi rivolto un avviso ai “naviganti” di sinistra, sul fatto che saranno battuti. E ancora: la leader del partito dal palco ha raffigurato la dicotomica distinzione tra il “surfista”, che tende a scivolare sulla sommità delle onde e in certa misura a esserne guidato, e appunto il “navigatore” che al contrario domina le correnti e le intemperie oceaniche. Se a questo aggiungiamo che tra i punti programmatici è stata ipotizzata la costituzione di un Ministero del Mare potrebbe dirsi che il cerchio davvero si chiude.

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Lavrov su Rete4: il Ppe critica il programma ma dimentica Berlusconi

a cura di Annalisa Cangemi (fanpage.it, 2 maggio 2022)

L’intervento in esclusiva su Rete4 del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, ospitato per un’intervista senza un vero contraddittorio, è stato duramente criticato. Il programma Zona Bianca, andato in onda ieri sera, e condotto da Giuseppe Brindisi, ha offerto uno spazio di propaganda nella tv italiana a uno dei più stretti collaboratori di Vladimir Putin, che ha potuto così rilanciare indisturbato diverse fake news. Il Partito Popolare Europeo (Ppe), in un tweet, ha criticato la trasmissione, rispondendo direttamente al profilo ufficiale di Zona Bianca. L’account del programma aveva postato un estratto dell’intervista di Lavrov, intento a smontare la notizia del massacro di Bucha e a presentare la “versione” del Cremlino, secondo cui la strage non sarebbe altro che un complotto dell’Occidente.

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I talk show italiani fanno informazione?

(ilpost.it, 23 aprile 2022)

Nelle ultime settimane i talk show italiani sono stati molto criticati per il modo in cui hanno seguito le vicende della guerra in Ucraina, ospitando in molti casi posizioni e versioni dei fatti controverse, quando non del tutto screditate e dimostrate come false. Le risposte più frequenti a queste critiche da parte di chi progetta e conduce i talk show alludono generalmente alla necessità di garantire una pluralità di opinioni nel dibattito, e di “dare l’opportunità di esprimerle ed eventualmente confutarle”: secondo molti però in questo atteggiamento ci sarebbe il tentativo di costruire appositamente uno sterile contraddittorio teatrale utile alla polemica e all’audience, ma a costo di dare spazio a falsità su argomenti per i quali la verità è già stata ampiamente accertata. «Il dibattito è normale, è normale non essere d’accordo. Il problema è quando il livello di conoscenza dell’argomento da parte di alcuni ospiti non è sufficiente a instaurarne uno», dice Olga Tokariuk, giornalista ucraina che ha collaborato a lungo coi media italiani e ultimamente ha rifiutato molti inviti.

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L’attivismo su TikTok è concreto o virtuale?

di Yezers, a cura di Ellen Stephany Vanegas (huffingtonpost.it, 12 aprile 2022)

L’uso propagandistico dei social media è cosa assai nota. Negli anni Trenta c’era la radio, oggi c’è Meta, la vecchia Facebook, al centro di numerose critiche a seguito dello scandalo Cambridge Analytica. I social media, nati come nuove forme di comunicazione e innovazione, ben presto si sono rivelati essere terreno fertile per la diffusione di fake news, che alimentano la rabbia sociale, canalizzata in campagne d’incitamento all’odio, troppo spesso riconducibili a correnti politiche di estrema destra. I partiti progressisti, infatti, hanno fallito là dove i partiti di destra sono riusciti: nella comunicazione. La macchina propagandistica della destra statunitense ed europea è riuscita, infatti, tramite l’uso dei social media, ad attrarre a sé quell’elettorato più distante dalla scena politica tradizionale, i cosiddetti “left-behind”.

Reuters

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Il coraggio ucraino è un brand

di Selvaggia Lucarelli (editorialedomani.it, 13 aprile 2022)

“Sii coraggioso come l’Ucraina”. Ero andata a comprare un giornale in edicola e, con un certo stupore, ho notato questa scritta all’interno dello spazio pubblicitario su un lato del chiosco. Ho cercato di capire cosa fosse, ma ero in ritardo e ho pensato che fosse il titolo interventista di qualche rivista che mi era sfuggita. O un incitamento di Zelensky, ripreso dalla stampa. Ho continuato a camminare con una leggera inquietudine, visto che non mi sentivo esattamente all’altezza dell’esortazione. Il giorno dopo sono passata dalle parti di corso Como e sul palazzo di fronte a Eataly, sul cartellone luminoso in cima al tetto, a caratteri cubitali, mi appare di nuovo la scritta: “Sii coraggioso come l’Ucraina”. Decido di capire chi abbia interesse a convincermi di dover essere coraggiosa come uno Stato attualmente in guerra, in seguito a un’aggressione.

Instagram

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Jorit fermerà la guerra in Ucraina?

di Manuel Peruzzo (ilfoglio.it, 31 marzo 2022)

Fermi tutti: la soluzione della guerra in Ucraina è disegnata sulla facciata dell’Istituto Tecnico Industriale Righi di Fuorigrotta. Vladimir Putin ha elogiato il murale di Dostoevskij a Napoli disegnato dallo street artist Jorit in seguito alle giuste polemiche circa la russofobia italiana. Ormai è impossibile fare un’autocritica all’Occidente senza che venga strumentalizzata dalla propaganda: siano le lezioni universitarie sugli scrittori russi che vengono rimandate o la cancel culture contro J.K. Rowling. Putin ha parlato di “speranza”, “simpatia reciproca”, “cultura che unisce” e che mostra finalmente a tutti “la verità”. Dove con ciò intende che stiamo facendo alla Russia la stessa cosa che i nazisti hanno fatto alla “cultura anti-tedesca”.

Ph. Jorit Agoch

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Il video di Kim Jong-un in stile hollywoodiano

di Francesco Cundari (linkiesta.it, 26 marzo 2022)

Nel pieno della guerra in Ucraina, il video di Kim Jong-un che presiede al lancio di un nuovo super missile, mandato in onda dalla tv coreana, è certo motivo di ulteriore preoccupazione. Ma contiene anche, paradossalmente, un segnale di speranza, proprio per il modo in cui il dittatore della Corea del Nord e tutta la scena sono rappresentati: Kim in giubbotto di pelle e occhiali da Sole, due militari in alta uniforme al suo fianco, primissimi piani in montaggio alternato tra il nostro eroe (o per meglio dire il nostro super cattivo) e il super missile, prima al rallentatore e poi in accelerazione, in una surreale via di mezzo tra Matrix e Austin Powers (più Austin Powers che Matrix, in verità), tra il film di spionaggio e la saga Marvel, o per meglio dire la loro imitazione a basso costo.

Korean Central News Agency / Korea News Service via Ap

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