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Perché in Italia non ci sono spot elettorali in tv

(ilpost.it, 18 agosto 2022)

A differenza degli Stati Uniti e di alcuni Paesi europei, dove sono piuttosto diffusi, in Italia è vietato trasmettere spot elettorali sulle tv nazionali. Per i partiti e i comunicatori politici è un limite molto sentito: ancora oggi la televisione è il medium più seguito dagli elettori più anziani, che fra le altre cose sono quelli che si presentano ai seggi con più assiduità rispetto ai giovani. Non è sempre stato così. La diffusione di spot elettorali sulle tv nazionali è stata fortemente limitata nel 1996 e poi vietata del tutto nel 2000 con la legge sulla cosiddetta par condicio. La legge, ancora in vigore, prevede solamente che in campagna elettorale la Rai metta a disposizione dei “contenitori” in cui i partiti possano trasmettere gratis dei “messaggi politici autogestiti”: ma sono spazi che per legge non possono essere trasmessi dalle 20 alle 22, quando davanti alla tv si concentra il maggior numero degli spettatori, e che vengono assegnati fra tutti i partiti con criteri molto rigidi, cosa che li rende di fatto inutili.

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Rapper pro-Putin riapre le ex caffetterie Starbucks in Russia

(huffingtonpost.it, 19 agosto 2022)

Si chiama Stars Coffee la catena russa che prende il posto del colosso americano del caffè Starbucks, che ha abbandonato la Russia a causa del conflitto ucraino. Il primo locale di Stars Cofee ha aperto i battenti nelle scorse ore a Mosca con lo slogan “Bucks è andato, le stelle sono rimaste”. “Perché Stars? Perché il nuovo brand riunisce le star della gastronomia”, spiegano in un comunicato il rapper russo Timati e il ristoratore Anton Pinski che, a fine luglio, hanno acquisito i 130 ristoranti Starbucks in Russia. Timati, il cui vero nome è Timur Yunusov, è un accanito sostenitore del presidente russo Vladimir Putin e si è autodefinito amico del leader ceceno Ramzan Kadyrov: a riportarlo è il Guardian. Nel 2015, il rapper ha pubblicato una canzone intitolata My best friend is Vladimir Putin, che descrive il presidente come un “supereroe”.

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Musica e politica: storia di canzoni negate

di Chiara Pizzimenti (vanityfair.it, 6 agosto 2022)

La questione non ha confine né latitudine. In campagna elettorale la musica è fondamentale: trascina. Gli esperti di politica e comunicazione lo sanno: un tormentone, una canzone impegnata, un classico, ognuna può far presa in maniera diversa e portare avanti i candidati. Solo che non sempre chi quelle canzoni le canta e le ha portate al successo è pronto e felice di vederle usare per scopi propagandisti. Ultimo caso La Rappresentante di Lista contro Matteo Salvini. L’oggetto del contendente è la canzone Ciao ciao, tormentone che viene dal Festival di Sanremo. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina segnalano in un tweet: «Ci arriva voce che al comizio di S4lvini il dj abbia messo #ciaociao. La nostra maledizione sta per abbattersi su di te, becero abusatore di hit».

LaPresse

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Centinaia di dipendenti di TikTok lavorano o hanno lavorato per lo Stato cinese

di Irene Doda (wired.it, 12 agosto 2022)

Centinaia di dipendenti di ByteDance, la compagnia che controlla TikTok, hanno lavorato o lavorano tuttora per media e pubblicazioni dello Stato cinese, almeno secondo i loro profili LinkedIn. A rivelarlo è un’inchiesta di Forbes. Tra queste organizzazioni compaiono Xinhua News Agency, China Radio International e China Central / China Global Television, identificate dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti come foreign missions, ovvero enti “sostanzialmente di proprietà e di fatto controllati da un governo straniero”. Cinquanta tra i profili identificati appartengono a persone che lavorano direttamente su TikTok in varie aree, tra cui policy, strategia, monetizzazione e localizzazione dei contenuti. Tra questi, c’è anche un “content strategy manager” che in passato è stato corrispondente in capo per Xinhua News. Un altro dipendente, ora vice capo delle media partnership di ByteDance, ha precedentemente ricoperto il ruolo di social media manager del sito china.org.cn, un portale gestito dallo Stato cinese che diffonde sui social media post con titoli come L’entusiasmo per i diritti umani non fa bene né agli Stati Uniti né alla Cina.

Solen Feyissa / Unsplash

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I politici non dovrebbero stare sui social, ma perché trascurano TikTok?

di Guia Soncini (linkiesta.it, 5 agosto 2022)

Partiamo dalla fine (decidete voi la fine di cosa), ovvero da: se le tue proposte elettorali sono dare soldi ai diciottenni e il voto ai sedicenni, dove le comunichi? Nel posto più frequentato da sedicenni e diciottenni, che (purtroppo) non è più l’oratorio e (per fortuna) non è mai stato Twitter. Il posto più frequentato dai ragazzini (ma anche dagli adulti attenti ai fenomeni in ascesa) è TikTok. Enrico Letta non ha un account su TikTok, e questo sarebbe quasi tutto quel che ho da dire su questa campagna elettorale. Poiché Linkiesta pretende che scriva più di cinque righe, aggiungerò un paio di dettagli. Il primo è che su TikTok non ci sono neanche Matteo Renzi e Carlo Calenda. Il secondo è che la ragione per cui me ne sono accorta è che volevo che questo articolo parlasse del fatto che i politici italiani passano troppo tempo sui social.

Florian Schmetz / Unsplash

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La fiamma neofascista che arde ancora nel simbolo di Giorgia Meloni

di Davide Maria De Luca (editorialedomani.it, 10 agosto 2022)

Fondata oltre trent’anni fa, la Lega oggi può vantarsi di essere il più antico partito politico italiano sopravvissuto. Ma anche con i suoi decenni di storia non può competere con la tradizione dei suoi alleati. Proprio in questi giorni, Fratelli d’Italia ha confermato che alle prossime elezioni correrà con lo stesso simbolo del 2018. La fiamma tricolore, che arderà sotto il nome “Giorgia Meloni”, si contende con la falce e martello e lo scudo crociato il titolo di più antico simbolo politico italiano ancora in uso. Inventato nel 1946 dal gruppo di reduci fascisti che avrebbe fondato il Movimento Sociale Italiano, la fiamma tricolore è sempre stata presente sulle schede elettorali per tutti gli ultimi settant’anni e rappresenta la continuità della tradizione politica postfascista, mai veramente interrotta e sopravvissuta a tutti i tentativi di riforma e rigenerazione.

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Api, cavallette e tigri: torna il bestiario della politica

di Federica Mochi (adnkronos.com, 4 agosto 2022)

Orsi, tigri, api e persino cavallette: il linguaggio politico sta trasformando le prossime elezioni politiche del 2022, in programma il 25 settembre, in un pazzo giardino zoologico. Arma prediletta per la campagna elettorale, i leader di partito sono protagonisti, ciascuno a modo suo, del bestiario fantastico dell’estate, dove nuove metafore zoologiche fioriscono di giorno in giorno. Che sia per sminuire l’avversario, lanciare frecciatine all’alleato o ricompattare la propria squadra, i leader non si trattengono, tirando fendenti appena possono. «Questo linguaggio è un fenomeno che trova la sua legittimazione nel passato e che è molto sedimentato nel discorso pubblico quando si nutre di contenuti politici» spiega all’AdnKronos Francesco Giorgino.

Fotogramma

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Arriva la statuetta di Zelensky, “eroe improbabile”

(ansa.it, 10 agosto 2022)

Una società di design di Brooklyn ha trasformato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una statuetta di argilla di 15 centimetri che rappresenta “l’eroe improbabile”: per ogni pezzo venduto, la cifra di 1 dollaro andrà all’Ucraina. Lo riferisce il Guardian. L’azienda Fctry ha lanciato una campagna per finanziare la produzione due settimane fa, raggiungendo il suo obiettivo di finanziamento di 30mila dollari in sole 3 ore e raccogliendone più di 120mila in 15 giorni. Il prototipo della statuetta di Zelenski è stato modellato dall’artista di Seattle Mike Leavitt, e sarà prodotto in serie in plastica in Cina. La prima spedizione è prevista entro il prossimo marzo.

Fctry via Instagram

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Le polemiche per il servizio fotografico ai Zelensky su “Vogue”

(ilpost.it, 28 luglio 2022)

Martedì il celebre magazine di moda Vogue ha pubblicato on line un lungo servizio dedicato alla first lady ucraina Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il servizio è stato realizzato dall’edizione statunitense di Vogue in collaborazione con quella ucraina e poi tradotto anche su Vogue Italia con il titolo Il volto del coraggio. Nell’immagine di copertina Zelenska, fotografata dalla nota fotografa di moda Annie Leibovitz, compare seduta con le mani incrociate sui gradini del palazzo presidenziale di Kiev; nel servizio è stata fotografata anche insieme al marito, accanto a delle soldatesse ucraine, in mezzo alle macerie della città. Zelenska parla dell’impatto della guerra sulla sua famiglia, delle sue attività da first lady e di come si sono conosciuti lei e il marito.

Ph. Annie Leibovitz / Vogue

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Una felpa a supporto dei profughi ucraini

di Serena Tibaldi (repubblica.it, 28 luglio 2022)

È questa l’ultima iniziativa in ordine di tempo avviata dal fashion system a supporto dell’Ucraina, invasa dalla Russia più di cinque mesi fa. Autore del progetto è Demna Gvasalia, forse il designer oggi più rilevante, con il brand di cui è direttore creativo, Balenciaga. L’annuncio dell’operazione è stato dato nel pomeriggio del 28 luglio dallo stesso presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky attraverso il suo account Instagram. Il presidente ha spiegato che Demna – che già s’era schierato a favore del popolo ucraino durante la sfilata del brand per l’Autunno/Inverno 2022, lo scorso marzo a Parigi – è diventato ufficialmente un ambasciatore di United24, l’organizzazione ufficiale del governo ucraino che si occupa di raccogliere e ridistribuire le donazioni arrivate in questi mesi da tutto il mondo. Continua la lettura di Una felpa a supporto dei profughi ucraini