Archivi tag: propaganda

Tony Effe, il Campidoglio e il valore politico del tempo libero

di Enrico Loprevite (huffingtonpost.it, 20 dicembre 2024)

Tony Effe torna con un nuovo tormentone. Stavolta non è la hit dell’estate, ma il caso del concerto di Capodanno nella Capitale. Breve riepilogo delle puntate precedenti: Alessandro Onorato, assessore ai grandi eventi, sport e moda al Comune di Roma, decide di ingaggiare Mahmood, Mara Sattei e il trapper di Rione Monti, noto per i suoi testi violenti e sessisti. All’annuncio si scatenano le critiche da ogni parte politica.

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La notte in cui sparì Glenn Miller

nationalmuseum.af.mil

di Marco Patricelli (agi.it, 14 dicembre 2024)

Non c’era il chiaro di Luna e neppure l’eco di una serenata quando, il 15 dicembre 1944, l’aereo con a bordo Glenn Miller si perdeva nel buio della notte sulla Manica e il mare inghiottiva il musicista che aveva inventato lo swing e composto Moonlight Serenade. Dalla storia passava alla leggenda, dalle luci del successo al buio sulla sua fine che assunse da subito i toni del giallo. Il monoplano di costruzione canadese Noorduyn Norseman UC-46 era decollato da Londra in direzione Parigi, ma non vi arrivò mai.

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Negli Stati Uniti i neonazisti prendono sempre più coraggio

Ph. Ford Fischer / News2Share via Bangor Daily News

di Tess Owen (wired.it, 30 novembre 2024)

Il 16 novembre, undici giorni dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, una dozzina di neonazisti appartenenti a un gruppo chiamato Hate Club 1488 ha marciato senza problemi per le strade di Columbus, in Ohio, portando con sé bandiere con svastiche e scandendo insulti razzisti. Diversi leader a livello statale e nazionale, tra cui il presidente Joe Biden, hanno condannato l’evento, come anche leader locali e attivisti.

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I populisti vanno forte su TikTok

TikTok

(ilpost.it, 29 novembre 2024)

La vittoria a sorpresa di Calin Georgescu, candidato nazionalista e filorusso, al primo turno delle presidenziali in Romania, è almeno in parte dovuta alla grande quantità di contenuti pubblicati su TikTok, che hanno attratto e convinto un numero inatteso di elettori. Questo sta avvenendo non soltanto in Romania: in tutta Europa sulla piattaforma cinese vanno forte soprattutto i candidati populisti.

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L’educazione saudita di Nicolai Lilin

Ph. Andrea Chisesi

di Massimiliano Coccia (linkiesta.it, 27 novembre 2024)

Nicolai Lilin, al secolo Nikolaj Jur’evič Veržbickij, è conosciuto per il suo bestseller Educazione siberiana (Einaudi), un finto memoir in cui l’autore inventa di sana pianta radici familiari, l’esistenza di intere popolazioni che avrebbero popolato la Transinistria, e tentante rivoluzioni mai avvenute. Invenzioni che però gli sono valse molti riconoscimenti, presentazioni e contratti.

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Il canto di guerra di Jaroslav Dronov

The New York Times / Contrasto

di Svetlana Reiter – Kristina Safonova (Meduza / internazionale.it, 6 giugno 2024)

Jaroslav Dronov, il ragazzo che oggi si fa chiamare Shaman, è nato nella città di Novomoskovsk, nella regione russa di Tula. A quindici anni si è iscritto al Conservatorio e ha cominciato a esibirsi in un ristorante locale. A venti si è trasferito a Mosca per studiare canto pop e jazz al Conservatorio statale Gnessin (gli ci sono voluti due tentativi per essere ammesso, e in seguito è emerso che la sua tesi di diploma era un plagio).

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I cappellini Maga ora si vedono perfino a New York

Ph. Yuki Iwamura / Ap

(ilpost.it, 21 novembre 2024)

Il cappellino da baseball rosso Maga – “Make America Great Again”, far tornare grande l’America – è probabilmente uno degli oggetti più iconici e rappresentativi di questa epoca politica negli Stati Uniti. Fu messo in circolazione durante la campagna presidenziale di Donald Trump del 2016 per identificare i suoi sostenitori e da allora è considerato un simbolo divisivo. Se nelle aree più rurali e conservatrici degli Stati Uniti è normale vederne in giro, nelle grandi città, storicamente più Democratiche, è piuttosto raro incontrare qualcuno che lo indossa.

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Quelli che stanno lasciando X

(ilpost.it, 14 novembre 2024)

Mercoledì The Guardian, uno dei più importanti giornali del Regno Unito con un grande seguito globale, ha comunicato che non utilizzerà più i propri account sul social network X (già Twitter) perché «i benefici di essere su X sono ormai superati dagli aspetti negativi». Alcune altre testate e personaggi famosi hanno deciso di fare altrettanto, criticando le recenti scelte del miliardario Elon Musk, proprietario di X e considerato l’artefice dello spostamento della piattaforma verso destra, vista l’attuale assenza di moderazione di contenuti violenti, razzisti, che promuovono notizie false, teorie del complotto e incitano all’odio.

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Il dibattito sul potere dei giornali dopo la vittoria di Trump

Ph. John Moore / Getty Images

(ilpost.it, 14 novembre 2024)

L’ultima campagna elettorale statunitense e la rielezione alla presidenza di Donald Trump hanno aperto un dibattito nei media americani intorno al fatto che il cosiddetto “potere del giornalismo” non esista più, o almeno sia molto diminuito. Le testate tradizionali, dai grandi quotidiani alle riviste più autorevoli alle maggiori televisioni, avevano tenuto in grande maggioranza posizioni critiche contro Trump o di vera opposizione.

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I video “deepfake” sono sopravvalutati

Ph. Sam Hodgson / The New York Times – Contrasto

(ilpost.it, 12 novembre 2024)

La missione spaziale statunitense Apollo 11, quella che il 20 luglio 1969 portò i primi esseri umani sulla Luna, è tra molte altre cose oggetto di diverse teorie del complotto, secondo cui le foto, i filmati e gli altri documenti sull’allunaggio sarebbero dei falsi. Uno degli argomenti più forti e più spesso utilizzati per respingere quelle teorie è che la notizia fu diffusa, per quanto laconicamente, anche dagli organi di stampa dell’Unione Sovietica, all’epoca impegnata contro gli Stati Uniti nella Guerra Fredda e nella corsa allo Spazio, e che avrebbe quindi avuto ogni interesse a svelare un’eventuale messinscena della Nasa.

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