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L’hit parade delle canzoni della Liberazione

1 Maggio 2024Readings on Star Politicsantifascismo, Antonio Virgilio Savona, Armando Trovajoli, Avanti Popolo, Bella Ciao, Beppe Anacar, Beppe Fenoglio, Canti della Resistenza italiana, CCCP, Claudio Lolli, Compagna Teresa, Csi, C’eravamo tanto amati, DJ Steve Aoki, Donald Trump, Due secoli di canti popolari e di protesta civile, Eric Hobsbawm, Ettore Scola, Festival di Spoleto 1964, Fischia il vento, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Franco Battiato, Gang di Eurialo e Niso, Gianpaolo Pansa, Giorgio Bocca, Giorgio Gaber, Giovanna Daffini, Giulia Giapponesi, Hanno crocefisso Giovanni, I canti popolari italiani, Il Cuoco di Salò, Il partigiano Johnny, Il Teatro degli Orrori, Incubo numero zero, innodia partigiana, invenzione della tradizione, Io ero Sandokan, Italo Calvino, La casa de papel, La locomotiva, Liberazione, Linea Gotica, Marc Ribot, Marlene Kuntz, Massimo Bubola, Materiale Resistente, Michele Lucio Straniero, Militanz, Modena City Ramblers, Nuto Revelli, Oltre il ponte, Paola Scola, Pier Paolo Pasolini, politica-per-media, Primo Levi, Qualcuno era comunista, Resistenza, Roberto Battaglia, Roberto Leydi, Ruggero Giacomini, Sergio Liberovici, Silvio Berlusconi, Skiantos, star politics, Stelutis alpinis, Suona Rosamunda, Tiepido aprile, Tom Waits, Vasco Brondi, Vinicio CaposselaStar Politics

di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 25 aprile 2024)

Bella ciao è di frequente oggetto di polemica in Italia ogni 25 aprile, come peraltro ogni cosa che riguarda la storiografia resistenziale e la sua inserzione nell’attualità politica: il caso Scurati non ne è che l’ultimissimo esempio. Da una parte, ne è stato proposto per legge uno status ufficiale, come inno da insegnare a scuola. Dall’altra, è stata contestata come strumento d’indottrinamento politico “comunista”.

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Come filmare la Shoah

30 Aprile 2024Readings on Star PoliticsAdolf Eichmann, Alain Resnais, Annette Wieviorka, Austerlitz, Bastardi senza gloria, biopolitica, Claude Lanzmann, Damiano Garofalo, David Wnendt, De l’abjection, Django, Elie Wiesel, Etienne Comar, Georges Didi-Huberman, Gillo Pontecorvo, Giulio Ricciarelli, Gunther Anders, Holocaust, Il figlio di Saul, Il labirinto del silenzio, Il limite dello sguardo, Images malgré tout, Jacques Rivette, Jonathan Glazer, Kapò, La vita è bella, La zona d’interesse, László Nemes, Liana Millu, Lo spettacolo del dolore, Luc Boltanski, Lui è tornato, L’era del testimone, Marvin Chomsky, Michele Guerra, Notte e nebbia, Olocausto, politica-per-media, Primo Levi, processo di Norimberga, Quentin Tarantino, Roberto Benigni, Schindler’s list, Sergei Loznitsa, Shoah, Sonderkommando, spettacolarizzazione della morte, star politics, Stephen Daldry, Steven Spielberg, The reader, Theodor Adorno, Triumph of the Spirit, Valentina PisantyStar Politics

di Martina Zigiotti (ilpost.it, 17 aprile 2024)

Quando ha ritirato l’Oscar come miglior film internazionale per La zona d’interesse, Jonathan Glazer ha detto che il suo film «serviva a riflettere non su quello che hanno fatto allora, ma su quello che stiamo facendo adesso». Immediatamente il film è passato in secondo piano e il suo discorso – artistico, politico e umano – è diventato virale ed è stato strumentalizzato e attaccato da più parti.

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