Archivi tag: Povera patria

Non nel mio tinello

di Christian Rocca (linkiesta.it, 12 ottobre 2023)

Ricevo continuamente segnalazioni di cose orrende trasmesse dalla tv italiana nei talk show serali e purtroppo ogni tanto mi imbatto su Twitter nelle relative clip di questo o quel saltimbanco, quasi sempre in forza ai giornali reazionari tipo Il Fatto o La Verità, creati dal “pensiero unico del conduttore collettivo” che in realtà è il responsabile primario, non solo il complice, dell’imbarbarimento del discorso pubblico italiano, già reso indigesto dalle fake news, dalle post verità, dalle verità alternative ingegnerizzate per riprodursi in modo esponenziale e poi esplodere come bombe a grappolo su tutti noi.

Pexels / KoolShooters

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Toto Cutugno, l’italianità e la costruzione di una nazione attraverso le canzoni

di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 26 agosto 2023)

«Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente / E un partigiano come Presidente / Con l’autoradio sempre nella mano destra / E un canarino sopra a una finestra». Morto martedì 22 agosto, Toto Cutugno è stato attivo sulla scena musicale per cinquantotto anni; ha pubblicato ventotto album; ha vinto oltre cento milioni di dischi; ha, con quindici edizioni, un record di partecipazioni al Festival di Sanremo (pure alla pari con Al Bano, Peppino di Capri, Milva e Anna Oxa).

LaPresse

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Da Battiato a Jovanotti le cantavano all’Italia

Nel libro Povera patria di Stefano Savella i brani degli anni ’90 che parlano di ladri, tangenti, ipocrisia, ma anche di manette facili. Tra sberleffo e impegno

di Giandomenico Curi («Il Venerdì», suppl. a «la Repubblica», 14 aprile 2017)

«Tra i governanti/ quanti perfetti e inutili buffoni» cantava Battiato in Povera patria, anno 1991. J’accuse dolente quanto feroce che anticipa la deriva tragica di Tangentopoli, seguita dagli attentati a Falcone e Borsellino. Un brano simbolo, che apre emblematicamente Povera patria. La canzone italiana e la fine della Prima Repubblica.Povera-patria Continua la lettura di Da Battiato a Jovanotti le cantavano all’Italia