Archivi tag: postdivismo

La rivoluzione di “Mille”

di Gabriele Fazio (agi.it, 5 settembre 2021)

Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti, più che la formazione di un trio, quell’11 giugno, data di uscita di Mille, sembrava a tutti l’inizio di una barzelletta. Non perché i tre artisti facciano ridere, ma proprio perché appartenenti a tre universi che nel nostro immaginario, non c’è nulla di male, sono lontani anni luce. Fedez, all’ombra della Madunina, rapper detestato dalle correnti più rigide della disciplina hip-hop, che ogni volta che apre bocca fa saltare i nervi a qualcuno e forse anche perché quando lo fa, anche se a favore di Instagram, comunque appare sempre non solo consapevole di ciò che dice ma anche piuttosto concreto nelle azioni che ne conseguono.

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La meraviglia del comunismo distopico firmato Ferragni

di Paolo Landi (ilfoglio.it, 21 agosto 2021)

Ci voleva Chiara Ferragni ad aggiornare, centocinquant’anni dopo, l’analisi teorica di Marx che in Salario, prezzo, profitto (1865) preconizzava l’abolizione del lavoro salariato, condizione che il filosofo riteneva indispensabile per la piena emancipazione dei lavoratori. Senza farsi paladina di lotte sociali, senza scontri sindacali, la leader italiana degli influencer dimostra come il nuovo capitalismo digitale stia subentrando, in maniera indolore, anzi decisamente glamour, alle economie di produzione, sovvertendole. È tipico del capitalismo assumere aspetti sempre nuovi, di pari passo allo sviluppo tecnologico: senza probabilmente saperlo, Ferragni ha posto le basi per relazionarsi in modo rivoluzionario con sé stessa, la sua forza lavoro, il suo tempo, le sue relazioni con gli altri, fornendo suggestioni inedite nelle considerazioni sul libero mercato.

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Agcom, rivoluzione nel settore della misurazione delle audience

(adnkronos.com, 16 giugno 2021)

Storica delibera di Agcom (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), che arriva a dare precise indicazioni d’indirizzo al settore della misurazione e rilevazione delle audience editoriali, sia televisive sia digitali, in Italia. Un indirizzo dettagliato e puntuale che arriva a porre fine a un periodo caratterizzato da querelle sulla metodologia Audiweb e il relativo utilizzo e transito dati verso Facebook; periodo che ha visto recentissimamente il fallimento della fusione fredda Audiweb-Audipress, con il conseguente annuncio da parte di Fieg di voler intraprendere in proprio la misurazione delle audience digitali. Agcom spazza via tutte queste ipotesi e litigi, puntando il dito sull’eccessiva frammentazione e non confrontabilità dell’operato di soggetti facenti capo e riferimento a stakeholder divisi per tipologia editoriale.

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Victoria’s Secret licenzia i suoi angeli: etica o marketing?

di Silvia Renda (huffingtonpost.it, 18 giugno 2021)

Ha impiegato un po’ di tempo, sotto la resistenza di una barriera più solida da abbattere, ma alla fine il vento del #MeToo ha soffiato anche sugli angeli di Victoria’s Secret e si è portato via le loro ali. Il brand di lingerie che dal 1977 porta in passerella la perfezione estetica – come tradizionalmente intesa – affretta il passo per mettersi in pari con quello dei tempi di oggi, dove la miccia accesa dal caso Weinstein ha aggiornato i canoni di bellezza, riposizionato la figura della donna, che rifiuta l’esistere e il piacere solo come oggetto del desiderio maschile.

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La celebrità è negli occhi di chi guarda

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it,18 giugno 2021)

Con tutti gli sconosciuti che cercano di diventare famosi, è bello che alcuni vip diano il buon esempio cercando di non farsi riconoscere. Credo sia questo il principale pregio di Celebrity hunted – Caccia all’uomo, che torna oggi su Prime Video. Si tratta di tot celebrità che devono riuscire a non farsi sgamare mentre mantengono l’anonimato per quattordici giorni; fra i partecipanti è indubbiamente avvantaggiata Myss Keta, sia perché la sua fama si fonda sul fatto che nessuno sappia chi è, sia perché l’unico modo di riconoscerla è il fatto che copra naso e bocca con una mascherina.

Prime Video
Prime Video

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Al personaggio Bassetti manca solo un reality

di Stefano Baldolini (huffingtonpost.it, 26 maggio 2021)

D’accordo, era la Partita del Cuore, e un infettivologo poteva essere contemplato nel team “Campioni per la Ricerca” in un evento di beneficenza. Poi Matteo Bassetti, classe 1970, asciutto e tosto, se l’è cavata anche bene sulla fascia destra, ha persino impegnato un campione del mondo come Dida, costretto a deviare un suo tiraccio sulla traversa. Magari è un po’ troppo egocentrico, passa poco la palla, ma questo ormai è in linea con il personaggio. Già, perché il ricercatore del San Martino di Genova, ormai della pandemia, l’evento drammatico che lo ha lanciato, può farne volentieri a meno.

Ph. Stefano Guidi / Getty Images
Ph. Stefano Guidi / Getty Images

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Il teatro politico dell’indignazione

di Antonio Preiti (huffingtonpost.it, 5 maggio 2021)

Nell’era dell’indignazione e del risentimento la politica ha ancora un senso? O meglio, nell’era dell’indignazione e del risentimento, quale politica si può praticare? Siamo abituati a quella “razionale” (programmi, ideologie, verifica dell’azione di governo etc.), ma ci dice ancora qualcosa, interessa ancora qualcuno? Se non è questa, allora qual è? Guardiamo al potere degli influencer e da dove arriva: dal numero dei like? o da qualcosa di più radicale, di più profondo, anzi di più psicologico che politico? Vediamo. Immagino che nessuno abbia dubbi che proprio l’indignazione e il risentimento siano il segno dei tempi: se torniamo a qualche anno fa, l’indignazione e il risentimento erano la base emotiva (dunque quella più importante) del successo di tutti i movimenti populisti (termine qui denotativo e non connotativo).

Gremlin via Getty Images
Gremlin via Getty Images

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Variazioni sul narcisismo

di Guia Soncini (linkiesta.it, 4 maggio 2021)

Potremmo cominciare da: avevano ragione quelli che dicevano che la cancel culture non esiste, almeno in Italia, e forse non esiste perché qui siamo stati così fortunati da avere la Dc. Oppure potremmo cominciare da: su Instagram, il marito di Chiara Ferragni viene seguito da dodici milioni e mezzo di persone; su Raitre, il suo discorzo (cit. arbasiniana sprecata) durante il concerto del primo maggio è stato seguito da un milione novecentonovantaquattromila persone. Oppure potremmo cominciare da: la Repubblica non ha titolato, come mi sarei aspettata, «questo esaltato voleva metterci in mezzo ma noi siamo gente di mondo». Oppure potremmo cominciare da: com’è che ogni quotidiano impiega almeno uno psicanalista e nessuno ha commissionato un corsivo intitolato «Fedez, il narcisista fragile»?

Harry Greb
Harry Greb

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Minneapolis paga influencer per parlare dell’omicidio di George Floyd

(quotidiano.net, 1° marzo 2021)

Il consiglio comunale della città di Minneapolis ha deciso di pagare alcuni influencer per divulgare attraverso le loro piattaforme social “messaggi approvati” nel periodo in cui si svolgerà il processo per l’omicidio dell’afroamericano George Floyd. Una conferma della capacità di alcune personalità dei nuovi media di farsi ascoltare da determinate comunità, capacità maggiore rispetto a quella dei tradizionali mezzi di comunicazione. Ma anche un’iniziativa che sta creando un certo dibattito fra gli attivisti. La morte del 46enne Goerge Floyd, avvenuta il 25 maggio 2020, ha rinnovato l’indignazione che da anni attraversa gli Stati Uniti riguardo la brutalità della polizia, in particolare nei confronti dei cittadini afroamericani. Le foto e le immagini subito circolate sui social network mostravano un poliziotto bianco, Derek Chauvin, utilizzare il proprio ginocchio per immobilizzare a terra Floyd, facendogli pressione sul collo.Minneapolis_influencer_GeorgeFloyd Continua la lettura di Minneapolis paga influencer per parlare dell’omicidio di George Floyd

La signora del Coviddi e la signora della tv

di Selvaggia Lucarelli (tpi.it, 9 novembre 2020)

Non ce n’è pudore. Un giorno bisognerà scrivere un libro sui danni che una certa televisione ha fatto negli anni e che erediteranno le generazioni successive, danni i cui residui di ignoranza elevata a mito sopravviveranno in un osceno substrato culturale e sociale per lungo tempo. Angela Chianello, la signora del «Non ce n’è Coviddi», è un brillante esempio di come ciò che andrebbe guardato al massimo come un monito viene trasformato in fenomeno di colore dalla lavatrice al contrario della televisione dursiana (quella che centrifuga tutto nell’acqua grigia delle cose sbagliate).AngelaChianello Continua la lettura di La signora del Coviddi e la signora della tv