Archivi tag: pop politics

Telepopulismo: il metaverso di Cairo e i peggiori istinti della nostra tv

di Christian Rocca (linkiesta.it, 12 novembre 2021)

Il comizietto del vescovo Viganò su La7 a proposito dei morti Covid uccisi intenzionalmente non si sa da chi ha destato quei consueti cinque minuti di quotidiana indignazione, pronti a essere soppiantati da altri cinque minuti di attivismo social su una qualche altra stronzata detta in tv da qualche altro imbecille in abito talare o no, togato o no, del Fatto o no. Ma se lo stolto guarda Viganò o la compagnia di saltimbanchi che occupa gli schermi televisivi, il saggio in realtà indica Urbano Cairo e gli irresponsabili mestatori nel torbido della società italiana che guidano e gestiscono e conducono i programmi di La7 con l’obiettivo consapevole o no, ma certamente preciso, di mandare il Paese a carte quarantotto appellandosi in nome degli ascolti ai peggiori istinti della natura umana.

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La tivù nell’èra Draghi

di Michele Masneri e Andrea Minuz (ilfoglio.it, 20 febbraio 2021)

Altro che ristoranti, negozi, funivie. Tra le categorie più danneggiate nelle ultime settimane e assai incerte sul da farsi ci sono anche i nostri talk-show con la loro compagnia di giro. Messi in crisi non tanto dal Covid o dal ritardo dei ristori, quanto dall’avvento, rapido e esiziale, del governo Draghi con le sue scintillanti porte girevoli: l’opposizione che diventa maggioranza, la maggioranza che diventa “tecnica”, solidale, responsabile e di ampio respiro nazionale, in un variopinto arcobaleno di consensi e applausi sovranisti e populisti all’ex presidente della Bce. Tanti ministri sconosciuti, un linguaggio non sgangherato e “folk” ma incredibilmente misurato, asciutto, essenziale. E la terribile minaccia di “comunicare solo le cose fatte”, che per l’industria della chiacchiera televisiva suona peggio del lockdown per un ristoratore. Dopo una crisi ricca di colpi di scena e retroscena, scritta come sempre in una trama da libretto d’opera, ecco la prima settimana dell’èra Draghi, le reazioni a catena nel mondo politico e, a cascata, in quello televisivo.

Ph. Matteo Rasero / LaPresse
Ph. Matteo Rasero / LaPresse

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La confortante afasia social di Mario Draghi

di Flavia Perina (linkiesta.it, 6 febbraio 2021)

A tre giorni dall’incarico a Mario Draghi, la politica italiana sembra già diventata più adulta. Nessuno dei già-consultati si è fatto il selfie con i corazzieri, nessuno è salito sul tetto di Montecitorio per la diretta Facebook, nessuno ha commissionato e pubblicato meme col draghetto Disney e la frase spiritosa. Restano le metafore da Mai Dire Gol (Draghi come Ronaldo, Draghi come Messi, Draghi come Baggio) ma vabbè, è il codice con cui comunicano i maschi italiani e dobbiamo sopportarlo. L’afasia social dei leader spiritosi, dei muscolari, dei sarcastici, degli specialisti in zuffe, sarà uno dei segni della prossima fase? Magari sì. È possibile che Mario Draghi faccia tendenza.

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Put Bernie Anywhere: come piazzare Sanders dappertutto

di Enzo Boldi (giornalettismo.com, 21 gennaio 2021)

C’è un’immagine diventata più virale di quelle con Donald Trump che lascia la Casa Bianca con l’elicottero e delle prime foto di Joe Biden nelle vesti di presidente. A rubare la scena ai due protagonisti delle ultime elezioni negli Stati Uniti è stato Bernie Sanders, che ieri ha partecipato alla cerimonia d’insediamento del Democratico Biden. Proprio lui che aveva corso “contro” il nuovo presidente americano ha rubato la scena, sia per il suo look sia per la sua immagine mentre stava seduto su una sedia pieghevole. E così è nato il sito del giorno: Put Bernie Anywhere.TPI TPI TPI TPI Continua la lettura di Put Bernie Anywhere: come piazzare Sanders dappertutto

L’assessora di Fratelli d’Italia in Veneto che canta “Faccetta nera” alla radio

di Giulio Cavalli (tpi.it, 11 gennaio 2021)

L’ultimo è stato Guido Crosetto, giusto oggi, che in un’intervista dice “noi con il fascismo abbiamo già fatto i conti a Fiuggi, all’epoca di AN”. In Fratelli d’Italia è tutta una corsa a dire e non dire, ad affermare e smentire, a prendere le distanze e poi rituffarsi: del resto per loro il fascismo è un qualcosa di cui si deve sentire solo il profumo, quanto basta per non perdere quei voti e in modo abbastanza furbo da non esser attaccabili. Un equilibrio ipocrita e precario che poi ovviamente viene smentito appena si gratta poco poco la superficie. Come è accaduto con l’assessora all’Istruzione (badate bene: all’Istruzione) della Regione Veneto Elena Donazzan, ovviamente di Fratelli d’Italia.Faccetta_nera_Donazzan Continua la lettura di L’assessora di Fratelli d’Italia in Veneto che canta “Faccetta nera” alla radio

Divagazioni da talk show: la moda compiacente e meccanica di parlare di «politica»

di Iuri Maria Prado (linkiesta.it, 20 novembre 2020)

«La politica». «E ora vediamo la politica». «E la politica cosa fa?». «La politica dovrebbe intervenire». «La politica si metta d’accordo». Non è frasario esclusivo dell’intrattenimento trash, e ormai quella dicitura – «la politica» – è adoperata dappertutto. C’è il conto dei morti, il video degli intubati, il tweet dell’influencer anti-negazionista, l’intervista al virologismo lottizzato e poi un po’ di Trump, un po’ di Ronaldo, un po’ di meteo e infine lei, «la politica». Quell’uso disinvolto, meccanico, compiacente di una qualificazione così divagatoria denuncia un riduzionismo plebeo non migliore rispetto a quello che al bar bestemmia contro il solito magna-magna, con «la politica» che si risolve in questa cosa insieme adulata e detestabile fatta di auto blu e gente onorevole, da sputazzare o alla quale rivolgersi chiedendo «diritti» secondo che adempia bene o male al ruolo di onestà cui è stata officiata.

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Giletti, Porro, Sgarbi: la Destra fa il palinsesto in Campidoglio

(blitzquotidiano.it, 13 ottobre 2020)

Giletti sindaco di Roma o comunque candidato della Destra? Può essere, ci stanno pensando, Giletti compreso. Ma qualcuno a Destra preferisce e suggerisce Porro. Si aggiunge, anzi si infila Sgarbi. Nessuno a Destra lo vuole davvero, ma lui…VittorioSgarbi_sindaco_Roma Continua la lettura di Giletti, Porro, Sgarbi: la Destra fa il palinsesto in Campidoglio

I tre fattori che hanno trasformato l’Italia nella patria del populismo

di Pietro Folena (linkiesta.it, 24 settembre 2020)

La forza dei populisti non è omogenea in Europa. Solo in Ungheria e in Italia supera il 50 per cento dei consensi, oltreché in Grecia (dove, come detto, la fisionomia delle forze populiste è mutata). Da cosa nasce questa forza così egemone nel nostro Paese? La ricostruzione degli avvenimenti qui fatta si incarica in qualche modo di dare già delle risposte all’argomento. Dalle dimensioni del debito pubblico degli anni Ottanta a Tangentopoli, dalle stragi di mafia alla presenza di una tv commerciale così rilevante, dalle differenze economiche tra diverse aree territoriali al malfunzionamento della giustizia, dagli errori di una Sinistra nuova che ha rinunciato a rappresentare il lavoro e a studiare l’innovazione, dai prezzi economici e sociali pagati per entrare nell’euro alla bassa crescita economica, e potremmo proseguire, il film che è scorso davanti ai nostri occhi è quello di una crisi permanente, con rarissimi momenti di ottimismo e di speranza.Striscia_populismo Continua la lettura di I tre fattori che hanno trasformato l’Italia nella patria del populismo

Alle maratone di Mentana mancano solo le risate registrate

di Guia Soncini (linkiesta.it, 22 settembre 2020)

Non conosco nessuno che abbia votato sì al referendum. Non conosco nessuno che stia leggendo Valérie Perrin (162mila copie, per ora). Non conosco nessuno che in queste sere di fine estate non guardi Una pezza di Lundini (due per cento dei seggi televisivi). Non conosco nessuno che non fosse certo che Guccini avrebbe vinto il Campiello (è arrivato quarto su cinque). Nella mia nicchia il Paese reale non entra neanche per sbaglio. Nella mia nicchia non ci si perde una diretta elettorale di Mentana.EnricoMentana_maratone_elettorali Continua la lettura di Alle maratone di Mentana mancano solo le risate registrate

Sapore di male

di Guia Soncini (linkiesta.it, 19 agosto 2020)

Quando eravamo piccoli, e la classe politica somigliava meno all’elettorato e quindi sapeva assecondarlo con più professionalità, l’estate era estate. Stagione il cui principale dilemma era se si potesse rullare a biliardino, il cui manifesto politico era il laminato dei gelati (che ne prometteva sempre almeno un paio che poi nel frigo non comparivano mai), e durante la quale non si guardavano i tg. A volte la sera qualcuno accendeva, ma nelle case al mare la tv prendeva sempre malissimo, e poi c’era sempre qualche doccia in ritardo, frittura da seguire, strilli da una stanza all’altra, se non era successo qualcosa di grossissimo certo non ci si metteva a guardare il pastone.Salvini_Mojito Continua la lettura di Sapore di male