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Il “Grande Fratello dei politici”: perché non trasformare direttamente le elezioni in un reality?

di Giulia Carcasi (tpi.it, 16 agosto 2022)

Un tempo l’avremmo chiamata “campagna elettorale”, ma negli ultimi anni c’è stata una tale rivalutazione della campagna e una tale svalutazione delle elezioni, che accostare i due termini risulta stridente. Di certo nei partiti non si respira più l’aria salubre dei terreni rurali, né s’intravedono le cime dei paesaggi montani. Assomiglia piuttosto a un “mare elettorale” la massa informe nella quale sguazzano politici di specie diverse, boccheggiando ininterrottamente, come se vincesse chi ha più voce: tutti i “fiumi di parole” dei Jalisse sono confluiti in questo mare. Come un’onda, anche la messa in onda è implacabile: “Un posto in Parlamento” è la soap opera dell’estate, trasmessa a reti unificate, ventiquattro ore su ventiquattro. Certi senatori sembrano diventati “senattori”, consumati divi alla conquista dell’elettorato tramite i trucchetti del mondo dello spettacolo: la suspense, il colpo di scena…

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Le battute di Joe Biden alla cena dei corrispondenti

(ilpost.it, 1° maggio 2022)

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha partecipato alla “cena dei corrispondenti della Casa Bianca”, un evento storico della politica americana che si è tenuto per decenni all’hotel Washington Hilton e nel quale tradizionalmente il presidente si esibisce in una serie di battute comiche davanti ai giornalisti che seguono la sua amministrazione. Quella di quest’anno, però, era la prima cena dei corrispondenti con un presidente in sei anni: nel 2020 e nel 2021 era stata annullata per via della pandemia, e prima era stata disertata da Donald Trump, che aveva notoriamente un pessimo rapporto con la maggior parte della stampa. Biden, in una delle sue battute, ha scherzato proprio su questo: «È la prima volta in sei anni che un presidente partecipa a questa cena. È comprensibile, abbiamo avuto un flagello orribile, seguito da due anni di Covid».

Ph. Patrick Semansky / Ap

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Venghino signori, venghino: adesso Dibba ci dà lezioni di politica

di Massimiliano Panarari (lastampa.it, 22 aprile 2022)

«Votantonio, Votantonio!». Da oggi, al prezzo davvero modico di soli 39 euro (offertissima per chi si iscrive entro il 27 aprile), ogni aspirante candidato può «apprendere le strategie più efficaci da usare in campagna elettorale per ottenere il miglior risultato alle elezioni di giugno». Parola di Alessandro Di Battista, guest star di un «corso online di Comunicazione Politica per i candidati alle elezioni amministrative 2022», organizzato dal consulente della materia Marco Venturini, che si alternerà negli insegnamenti all’ex portavoce del M5S e già suo popolarissimo frontman. La corsite in Italia, si sa, è un fenomeno di massa, e una docenza non si nega a nessuno, men che meno a un politico-celebrità “in sonno” che ha infervorato piazze fisiche e virtuali quando la spinta propulsiva del movimentismo grillino sembrava irresistibile.

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Ecco perché Mattarella non sorrideva per gli applausi del Parlamento

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 4 febbraio 2022)

Eppure non sorrideva, Sergio Mattarella, mentre i grandi elettori costellavano di applausi il suo discorso di reinsediamento. Un inquietante grafico sul Corriere della Sera di oggi mostra la progressione del battimani nel giro di mezzo secolo: solo sei applausi per Pertini nel 1978, nove per Cossiga sette anni dopo, già quattordici per Scalfaro e diciannove per Ciampi fino a che, nel 2006, la degenerazione si fa evidente: ventinove al primo Napolitano e trentadue al secondo, quaranta a Mattarella sette anni fa e adesso cinquantacinque al bis. Se un politico del ’78 si fosse teletrasportato in Parlamento ieri, ne avrebbe concluso che a Montecitorio c’erano i Bee Gees.

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Il silenzio degli urlatori

di Francesco Cundari (ilfoglio.it, 1° maggio 2021)

Si sa che quel che conta più di tutto, nel teatro come nella vita, in politica come in letteratura (e secondo alcuni persino negli articoli di giornale), è il finale. Proprio per questo lascia stupefatti la conclusione cui sembra essere arrivato il MoVimento 5 Stelle, singolarissima creatura partitico-teatrale del comico Beppe Grillo, opera somma della politica spettacolo in Italia: un improvviso, interminabile, imbarazzato silenzio. La negazione di tutte le leggi dello spettacolo. La negazione di tutte le leggi della politica. Ma una conclusione che era fors’anche inevitabile per un movimento composto da persone, Grillo a parte, fondamentalmente negate per entrambe le cose.

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Fedez e il populismo inconsapevole della sinistra

di Pierfrancesco De Robertis (quotidiano.net, 4 maggio 2021)

Ciò che colpisce del “caso Fedez”, a distanza di due giorni dal divampare della crisi, non sono tanto le parole del rapper, il suo tentativo un po’ furbastro di mischiare le carte e censurare una telefonata di una dirigente Rai spacciandosi lui per censurato, quanto la reazione del mondo politico. “Fedez ha ragione”, “concordo con Fedez” e giù applausi. Il più duro di tutti ha provato a essere Salvini, direttamente chiamato in causa dal palco del concertone del primo maggio, con un proditorio “lo inviterò a prendere un caffè”. Sai che paura. Non c’è che dire, Fedez fa Fedez, cioè vende sé stesso nel confuso Ballarò dello spettacolo diventato politica e della politica diventata spettacolo.

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Le fake news funzionano perché la verità è noiosa

di Enrico Dal Buono (linkiesta.it, 25 settembre 2020)

Bruce Wayne si sveglia e legge le notizie sul cellulare: dicono che il Joker ha rapinato la Federal Reserve. Ma oggi Bruce è miracolosamente lucido. Apre l’armadio della Batcaverna e quel costume con le orecchie da topo gli sembra per la prima volta ridicolo. S’infila una polo, prende la metro e scova il Joker, che sta armeggiando con cerone e giacche pastellate nel proprio bilocale. «Ma ti pare che io possa rapinare la Fed?» gli dice quello, allargando le braccia scheletriche. Attaccano a parlare di genitori assenti, di nevrosi narcisistiche, della passione che li unisce: i travestimenti di Halloween. S’ingollano un Tavor a testa e vanno a mangiarsi un cheeseburger.the_social_dilemma Continua la lettura di Le fake news funzionano perché la verità è noiosa

Giletti, Porro, Sgarbi: la Destra fa il palinsesto in Campidoglio

(blitzquotidiano.it, 13 ottobre 2020)

Giletti sindaco di Roma o comunque candidato della Destra? Può essere, ci stanno pensando, Giletti compreso. Ma qualcuno a Destra preferisce e suggerisce Porro. Si aggiunge, anzi si infila Sgarbi. Nessuno a Destra lo vuole davvero, ma lui…VittorioSgarbi_sindaco_Roma Continua la lettura di Giletti, Porro, Sgarbi: la Destra fa il palinsesto in Campidoglio

Berlusconi attacca De Luca: «La politica non è spettacolo»

di Enzo Boldi (giornalettismo.com, 31 agosto 2020)

La politica non è spettacolo, Silvio Berlusconi dixit. Il presidente e leader di Forza Italia attacca Vincenzo De Luca per il personaggio televisivo che, secondo lui, è stato capace di costruirsi (anche alla ricerca di un consenso elettorale). Insomma, proprio l’ex presidente del Consiglio – sì, da sempre votato all’arte dello spettacolo misto all’ars politica – se la prende con l’attuale presidente della Regione Campania.Berlusconi-DeLuca Continua la lettura di Berlusconi attacca De Luca: «La politica non è spettacolo»

America 2020: dal Truman Show al Trump Show

di Mario Sechi (agi.it, 26 agosto 2020)

Trump che firma la grazia. Trump che dà la cittadinanza e fa diventare “americano” chi lo sognava. I poteri del presidente esposti in diretta. Il racconto della convention repubblicana è un format tv che si chiama reality show. Sulla bocca di Barack Obama, la settimana scorsa, quell’oggetto della narrazione televisiva era affiorato con il tono del disprezzo (detto da colui che con la televisione on the road e la fotografia di Pete Souza ha costruito giustamente il mito del primo presidente nero) per l’uomo di Manhattan.

Ph. Brendan Smialowski / Afp
Ph. Brendan Smialowski / Afp

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