Archivi tag: plutocrazia

Elon Musk da record, è il primo a valere più di 400 miliardi

Ph. Christian Marquardt / Pool – Getty Images

(ansa.it, 11 dicembre 2024)

Elon Musk batte un nuovo record. Non solo è il più ricco del mondo, ma è anche il primo a superare la soglia dei 400 miliardi di dollari di ricchezza personale. Una fortuna accumulata negli anni e che di recente è aumentata ulteriormente grazie al rally di Tesla, che corre a Wall Street dall’elezione di Donald Trump, e di SpaceX, la sua società spaziale.

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I gemelli di Claudio Villa

Ansa – S&M Studio

di Michele Serra (ilpost.it, 2 novembre 2024)

Claudio Pica, in arte Claudio Villa, nacque a Trastevere nel 1926, figlio di un vetturino e di una casalinga di nome Ulpia. Era basso di statura, di carattere molto polemico, fisicamente tosto. Amava le motociclette e si dice che l’infarto che lo portò a morire piuttosto precocemente (aveva 61 anni) sia stato causato dallo sforzo insistito per calcare una pedivella d’avviamento. Era comunista e ateo.

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L’ascesa della tech right, la nuova contro-élite di Trump

Ph. Gilles Lambert / Unsplash

di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 21 novembre 2024)

La «destra tech» ha preso il potere negli Stati Uniti, ha scritto Le Monde, riprendendo così un’etichetta di tech right su cui da tempo si stavano accumulando segnalazioni. Citando alla rinfusa: il New Statesman ha definito la Silicon Valley «intossicata» da una nuova mania per il quoziente di intelligenza dai risvolti razzisti. Secondo il blogger Noah Smith è logico che chi fa business si orienti a favore di un partito come quello Repubblicano che si presenta come più pro-business.

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Kamala Harris ha perso: l’era del celebrity endorsement è finita?

The Guardian / Getty Images

di Edward Helmore (theguardian.com / dagospia.com, 19 novembre 2024)

I nomi sembrano quelli di un cast di talenti in procinto di calcare un red carpet o di partecipare alla famosa festa post-Oscar di Vanity Fair. Oprah Winfrey, Megan Thee Stallion, George Clooney, Leonardo DiCaprio, Bruce Springsteen e molti, molti altri. Questi sono solo alcuni dei nomi di celebrità di spicco che hanno sostenuto la corsa fallimentare di Kamala Harris alla Casa Bianca, rendendola una delle campagne politiche più costellate di star nella storia degli Stati Uniti.

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Quelli che stanno lasciando X

(ilpost.it, 14 novembre 2024)

Mercoledì The Guardian, uno dei più importanti giornali del Regno Unito con un grande seguito globale, ha comunicato che non utilizzerà più i propri account sul social network X (già Twitter) perché «i benefici di essere su X sono ormai superati dagli aspetti negativi». Alcune altre testate e personaggi famosi hanno deciso di fare altrettanto, criticando le recenti scelte del miliardario Elon Musk, proprietario di X e considerato l’artefice dello spostamento della piattaforma verso destra, vista l’attuale assenza di moderazione di contenuti violenti, razzisti, che promuovono notizie false, teorie del complotto e incitano all’odio.

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Musk alla guida del Doge: innovazione o conflitto di interessi?

Fotogramma / Ipa

(adnkronos.com, 14 novembre 2024)

Elon Musk “über alles”. Incassata la nomina di Donald Trump alla guida del Dipartimento per l’Efficienza Governativa e, poche ore più tardi, il rimbrotto del presidente Mattarella per le sue entrate a gamba tesa contro la magistratura italiana, il ceo di Tesla e di X è senza dubbio l’uomo del momento. Anzi «il cittadino privato più potente d’America», lo ha definito il New York Times, che, non più di alcune settimane fa, denunciava il «gigantesco conflitto d’interesse» dell’imprenditore di origine sudafricana, mai come in questa fase (di transizione) al centro della scena politica statunitense e non solo.

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Bernard Tapie, un Berlusconi all’acqua di rose

Netflix

(ilnapolista.it, 5 novembre 2024)

Tapie, «un Berlusconi all’acqua di rose». Ora che una miniserie di Netflix [Class Act – Tapie, N.d.C.] ricostruisce la vita dell’iconico ex presidente del Marsiglia, El Paìs lo ricorda come epigono d’un calcio che non c’è più. «Personaggi di questo tipo non sono quasi più rimasti nello sport moderno, colonizzato dai fondi di investimento, dal marketing e dall’intelligenza Artificiale», scrive Daniel Verdú.

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Commander-in-Tweet: il populismo digitale di Trump

Ph. Sinna Nasseri / The New Yorker

di David Allegranti* (linkiesta.it, 6 novembre 2024)

L’arrivo di Donald Trump su Twitter è datato marzo 2009, quando Barack Obama è appena diventato presidente degli Stati Uniti. Rapidamente, diventa lo strumento preferito del miliardario americano. «La campagna presidenziale del 2016 potrebbe essere ricordata come quella in cui il populismo ha incontrato i social media digitali», scrivono Francisco Seoane Pérez et al. (2019, p. 13).

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«A star is born»: Elon Musk, l’altro vincitore

Ph. Jabin Botsford / The Washington Post

di Adele Sarno (huffingtonpost.it, 6 novembre 2024)

«We have a new star. A star is born: Elon». Con queste parole, pronunciate dal palco del quartier generale di Palm Beach durante il discorso della vittoria, Donald Trump consacra Musk come la nuova stella del partito Repubblicano. E lancia un messaggio importante: potrebbe essere proprio lui il vero vincitore del secondo mandato del tycoon. La ragione è chiara: con l’ingresso in politica, il suo impero imprenditoriale potrebbe beneficiare enormemente dal ritorno dell’ex presidente alla Casa Bianca.

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Trump, lo show prima del voto: «Io non sono un politico, sono una star»

Ph. Jonathan Ernst / Reuters

di Aldo Cazzullo (corriere.it, 3 novembre 2024)

Salem (Virginia) – Non è un comizio. È uno show. Infatti dura più di cinque ore; le ultime due con lui sul palco. A segnare una mutazione ormai irreversibile della destra americana e globale. Come in ogni show, si ride e si piange. Si ride – con una punta di angoscia al pensiero che l’attor comico è il favorito per la Casa Bianca – quando Donald Trump fa le imitazioni.

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