Archivi tag: Pier Paolo Pasolini

L’illusione intellettuale dei social network

di Guia Soncini (linkiesta.it, 8 novembre 2024)

Certo, fossi Shakespeare direi che non vengo a elogiare Cecilia Sala, vengo a seppellirla; poiché non solo non sono Shakespeare, ma il pubblico semicolto di questo secolo è pure assai meno attrezzato a decodificare le antifrasi di quanto lo fosse il pubblico teatrale senza scuole dell’obbligo del XVII secolo, proverò a cominciare così: chi se ne frega di Cecilia Sala. Sì, lo so che quelli che si sono indignati per il tweet (o come si chiamano ora) di Cecilia Sala sulla ragazza iraniana sono un sottoinsieme quasi perfettamente sovrapponibile a quello dei lettori di questo giornale, lo so che anche oggi mi faccio ben volere, lo so che si formeranno due file ordinate.

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L’hit parade delle canzoni della Liberazione

di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 25 aprile 2024)

Bella ciao è di frequente oggetto di polemica in Italia ogni 25 aprile, come peraltro ogni cosa che riguarda la storiografia resistenziale e la sua inserzione nell’attualità politica: il caso Scurati non ne è che l’ultimissimo esempio. Da una parte, ne è stato proposto per legge uno status ufficiale, come inno da insegnare a scuola. Dall’altra, è stata contestata come strumento d’indottrinamento politico “comunista”.

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Complotto

di Giovanni De Mauro (internazionale.it, 12 maggio 2023)

Oggi che l’emergenza per la pandemia è finita, potremmo riflettere con più distacco sui tanti fenomeni che hanno segnato questi anni di Covid. A cominciare dalle teorie del complotto, che hanno una storia antica. Recensendo per il settimanale l’Espresso un libro sull’argomento, nel 2014 Umberto Eco si chiedeva come mai le bufale avessero tanto successo. «Perché promettono un sapere negato agli altri», rispondeva.

Ph. Elias Valverde II / The Dallas Morning News / Tns

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La rivoluzione di Godard era anche sociale

di Goffredo Fofi (internazionale.it, 14 settembre 2022)

Il rilievo della figura e dell’opera di Jean-Luc Godard è grandissimo nella storia del cinema, ma anche in quella dei movimenti che tra la metà degli anni Cinquanta e gli anni Settanta hanno rotto gli equilibri precari delle società nate dalla guerra e dalla ricostruzione. La Nouvelle Vague a cui apparteneva ha inciso sul cinema, sul teatro, nella musica e nelle altre arti. Meno nella letteratura.

Gamma-Rapho / Getty Images

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Ferragni ama tutti, tutti amano Ferragni

di Manuel Peruzzo (huffingtonpost.it, 17 febbraio 2022)

Hanno vinto i conservatori. Ci ho pensato quando ho visto “Love Fiercely”, la campagna social con l’obiettivo di sensibilizzare i fan di Chiara Ferragni sulle forme d’amore inclusivo lgbtq+, che è un po’ come sensibilizzare i follower del Papa circa l’importanza di amare il prossimo e quelli di Lady Gaga sul vestirsi come gli pare. Nel video si intervistano tre coppie che si amano (l’uomo trans e la donna cis, le lesbiche interracial che si tengono per mano e i papà gay della ztl di Milano), rappresentative di tutti e di nessuno, e per dimostrare che l’amore è bello in ogni sua forma contro ogni pregiudizio si chiede loro “come vi siete conosciuti?”, ma anche “vi importa dello sguardo della gente?”. Certo, sono tutti content creator o talent o creativi, vivono dello sguardo sui social, e rispondere “non ci importa nulla” ha la stessa validità della Nike che dice che fa le scarpe per passione, mica per venderle.

Chiara Ferragni via Instagram

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L’artivismo è la vera (e unica) avanguardia di questi anni Venti

di Luca Beatrice (linkiesta.it, 22 gennaio 2022)

La parola è stridente, quasi cacofonica, come succede ai termini innaturalmente composti. Però “artivismo” offre la temperatura dell’arte di oggi, politicamente impegnata su temi di larga condivisione come i diritti, l’ambiente, le pari opportunità, le migrazioni, i disequilibri tra le diverse zone del mondo. Questioni tra le poche, peraltro, ad attrarre un pubblico giovane. E si sa quanto la cultura abbia bisogno di un ricambio generazionale. Artivismo. Arte, politica, impegno si direbbe un instant se non fosse che l’autore, Vincenzo Trione, ci ha abituati a lunghe ed esaurienti disamine critiche ben oltre la soglia del contingente. Il suo saggio precedente, L’opera interminabile, viaggiava sulla complessità di artisti-mondo impossibili da incasellare.

Ph. Cecilia Fabiano / LaPresse

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L’intreccio tra complotti e populismo in Italia

di Alessandro Calvi (Voxeurop / internazionale.it, 8 luglio 2021)

Il 23 maggio in Piemonte è precipitata una funivia: l’incidente ha causato quattordici morti. Il mattino dopo, l’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, parlando alla radio, ha avanzato l’ipotesi di un attentato, poiché alcune delle vittime erano di origine israeliana. Il sospetto, come ammetterà lo stesso Mieli, poggiava però sul nulla. Questo episodio dimostra quanto sia facile, anche per i più “insospettabili”, scivolare dall’analisi della realtà verso teorie di natura complottistica, le quali, in genere, semplificano la complessità del reale, rassicurando chi le ascolta o costruendone l’identità.

Ph. Filippo Monteforte / Afp

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Francesco De Gregori, i 70 anni del principe dei cantautori

di Antonella Nesi (adnkronos.com, 2 aprile 2021)

Francesco de Gregori, il “principe” dei cantautori italiani, compie domenica 70 anni e quasi 50 di carriera, visto che il suo primo album, Theorius Campus, scritto con l’amico degli esordi Antonello Venditti, è datato 1972. Nato a Roma il 4 aprile 1951, De Gregori aveva iniziato già nel 1969 a esibirsi al Folkstudio di Trastevere, cimentandosi in cover di Leonard Cohen e soprattutto di Bob Dylan, con cui instaurerà un rapporto di stima reciproca e a cui l’artista romano ha dedicato più di un lavoro discografico. Il titolo del primo album solista di De Gregori è Alice non lo sa. L’album esce nel 1973, ben trainato dalla partecipazione di De Gregori a Un disco per l’estate con la canzone Alice. Sebbene il pezzo si classifichi all’ultimo posto, il disco divide la critica tra chi lo trova troppo ermetico e chi ne apprezza la poesia e la scrittura (tra i brani del disco un capolavoro come La casa di Hilde).

Ph. Yuri Colleoni / Kikapress
Ph. Yuri Colleoni / Kikapress

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Oltre il mito di Alberto Sordi

di Christian Raimo (internazionale.it, 8 agosto 2020)

Alberto Sordi fa cent’anni. Senza la pandemia sarebbe stato il suo anno: una grande mostra a Roma, la sua villa aperta al pubblico come un mausoleo, documentari. Film biografici uno dopo l’altro: Permette? Alberto Sordi; Alberto Sordi, un italiano come noi; Siamo tutti Alberto Sordi? E speciali della Rai: Alberto Sordi. Storie di un italiano; Sordi, un italiano a Roma. La figura di Sordi è vista in maniera piuttosto univoca: è un sinonimo dell’italiano medio, dei suoi vizi, l’aggiornamento più popolare di un carattere millenario.il_vigile Continua la lettura di Oltre il mito di Alberto Sordi