di Adalgisa Marrocco (huffingtonpost.it, 29 marzo 2025)
Vignette e discriminazione: un binomio che, a prima vista, appare come una contraddizione. Eppure, nel corso della Storia, è stato spesso uno degli strumenti più potenti per costruire consenso attorno alle forme più arroganti e oppressive del potere.
Instancabile Musk. Mentre guida il Doge con la scimitarra in mano, licenziando, smantellando pezzi dell’amministrazione federale, sfidando i giudici che cercano di fermare atti che possono configurare abusi di potere, mentre al tempo stesso cerca di tamponare la crisi della sua Tesla e segue le multiformi attività spaziali, civili e militari di SpaceX, l’imprenditore venerdì sera, a mercati chiusi, ha reso noto di aver fuso la sua rete sociale X (ex Twitter) con la start up dell’Intelligenza Artificiale generativa xAI.
di Leah Feiger – Louise Matsakis – Jake Lahut (wired.it, 8 marzo 2025)
Ci sono persone che pagano milioni di dollari per cenare con il presidente statunitense Donald Trump durante eventi speciali organizzati a Mar-a-Lago, la sua residenza a Palm Beach, in Florida. Secondo fonti che hanno una conoscenza diretta di queste serate, gli imprenditori che vogliono assicurarsi un incontro a tu per tu con il presidente possono farlo a Mar-a-Lago sborsando cinque milioni di dollari.
Una delle disegnatrici del Washington Post, Ann Telnaes, si è dimessa perché il giornale non ha pubblicato una sua vignetta su Jeff Bezos, tra gli uomini più ricchi del mondo, proprietario di Amazon nonché dello stesso Washington Post. Telnaes, che è una vincitrice del Premio Pulitzer, ha pubblicato sulla sua newsletter personale un bozzetto della vignetta: mostra vari personaggi di spicco delle aziende tecnologiche e dei media statunitensi che s’inginocchiano davanti a Donald Trump.
di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 21 novembre 2024)
La «destra tech» ha preso il potere negli Stati Uniti, ha scritto Le Monde, riprendendo così un’etichetta di tech right su cui da tempo si stavano accumulando segnalazioni. Citando alla rinfusa: il New Statesman ha definito la Silicon Valley «intossicata» da una nuova mania per il quoziente di intelligenza dai risvolti razzisti. Secondo il blogger Noah Smith è logico che chi fa business si orienti a favore di un partito come quello Repubblicano che si presenta come più pro-business.
Quando la scorsa settimana Elon Musk ha condiviso su X un’immagine che apparentemente ritraeva una Kamala Harris vestita da dittatrice comunista, è stato subito evidente che l’illustrazione era un falso creato dall’Intelligenza Artificiale. La candidata alla presidenza degli Stati Uniti del Partito Democratico – appena uscita da un dibattito decisamente positivo contro il suo avversario Donald Trump – non è comunista, e (per quanto ne sappiamo) nemmeno una cosplayer che s’ispira all’Unione Sovietica.
Negli ultimi anni Una famiglia vincente, Sound of Metal ed Everything Everywhere All at Once sono stati tutti nominati agli Oscar per il Miglior film, meritatamente. Sono pellicole che hanno una storia, una dimensione e uno scopo. Ma rappresentano anche eccezioni a una regola consolidata ormai da tempo: a Hollywood comandano gli uomini bianchi. Nel cinema americano le donne sono quasi del tutto ignorate rispetto ai loro colleghi maschi, mentre gli attori disabili e neri sono sottorappresentati in tutti i principali settori dell’industria, come conferma un rapporto dell’Università della California di Los Angeles (Ucla).
Google ha davvero “oscurato” il candidato nonché ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump? Questa è l’accusa di Elon Musk, ceo di Tesla, SpaceX e di X.com, l’ex Twitter che ha acquistato per 44 miliardi di dollari e che è diventata la piattaforma dei suoi attacchi e delle sue campagne politiche. Oggi Musk ha pubblicato lo screenshot di una ricerca su Google in cui chi prova a scrivere “President Donald” ottiene come suggerimenti “President Ronald Reagan” o “President Donald Duck”, ovvero Paperino.
Adesso siamo tutti convinti che i social media determinino le opinioni politiche, e di conseguenza influenzino il voto. Non era così all’inizio, quando un tipico atteggiamento, un po’ supponente, si condensava nel mantra: «… e poi c’è la vita vera». Abbiamo (hanno) scoperto che nell’ambito della vita vera ci sono i social media. Accadeva allora (sembra un tempo remoto, ma siamo a dieci anni fa, o poco più) che la tecnologia permettesse una precisione nella comunicazione politica prima impensata e impensabile.
di Lucio Romano (huffingtonpost.it, 8 febbraio 2023)
Dopo il lancio del modello ChatGPT, Intelligenza Artificiale (IA) generativa di OpenAI, ecco la risposta di Google con Bard, uno dei due chatbot che il colosso di Mountain View sta sviluppando. Per adesso sarà disponibile solo per un limitato gruppo di tester scelti da Google. Una nuova gigantesca gara, prima di tutto commerciale e finanziaria, tra le Big Tech. Come riporta Agenda Digitale, le Big Five del mercato tecnologico mondiale – Apple, Microsoft, Alphabet-Google, Amazon e Meta-Facebook (in ordine decrescente di valore di mercato) – hanno visto il loro fatturato crescere anche nel 2022, portandosi a circa 1.500 miliardi di dollari: i tre quarti circa del Pil italiano dello stesso periodo.