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Gli scandali sexy di Downing Street ricordano quelli di una serie tv

di Alessandra Sestito (agi.it, 2 luglio 2022)

Chissà se gli autori di Anatomia di uno scandalo si sono ispirati proprio alle vicende reali che si consumano a Downing Street per scrivere la famosa serie di Netflix basata sull’omonimo romanzo di Sarah Vaughan. Una nuova ventata di scandali a sfondo sessuale ha infatti investito il partito conservatore britannico e non riguardano soltanto la vicenda di Chris Pincher, ex vice capogruppo del partito, costretto ieri alle dimissioni per aver aggredito sessualmente due uomini in un club privato mercoledì sera, ma anche il primo ministro in persona. Nella lettera di dimissioni, Pincher si è giustificato dicendo di aver bevuto troppo, mettendo in imbarazzo sé stesso e altre persone ma, dai banchi dell’opposizione, Yvette Cooper, ministro degli Interni ombra, ha chiesto la sua sospensione immediata perché le accuse sono «estremamente gravi» e vanno «indagate formalmente».

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Barack Obama ci accompagna a scoprire i parchi nazionali del mondo

di Paolo Armelli (wired.it, 16 marzo 2022)

Che cosa può fare un presidente degli Stati Uniti in pensione? Sicuramente un sacco di cose, e Barack Obama di certo non è uno privo di interessi. La sua ultima avventura è però in qualche modo inaspettata: sarà infatti la voce narrante di una nuova docuserie in arrivo su Netflix ad aprile, intitolata Our Great National Parks e di cui è uscito un trailer nelle scorse ore. Il titolo è piuttosto eloquente: sarà un viaggio spettacolare alla scoperta delle più importanti riserve naturali del globo, da quella della baia di Monterey in California al Tvaso National Park in Kenya, passando per il parco Gunung Leuser nelle foreste pluviali dell’Indonesia.

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Su Netflix torna “Servant of the People”

(huffingtonpost.it, 16 marzo 2022)

Tutto il mondo sa che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha un passato da famoso attore nella serie tv di grande successo Servant of the People. Nella serie lo stesso Zelensky impersona un comune cittadino, un insegnante di Storia, che diventa presidente dell’Ucraina. In pochi però hanno seguito questa serie, prodotta dal 2015 al 2018, e adesso molti vorrebbero vederla. Chi l’ha già vista infatti negli ultimi giorni ha chiesto a Netflix di riportarla in auge. Nel momento più caldo dello scontro in atto tra Russia e Ucraina, Netflix Usa ha voluto accogliere le richieste del pubblico e ha così annunciato il grande ritorno: Servant of the People torna su Netflix negli Stati Uniti, ed è confermato anche in Canada.

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“Jeen-Yuhs”, la straziante trilogia su Kanye West

di Stefano Pistolini (linkiesta.it, 21 febbraio 2022)

Che succulenta meraviglia Jeen-Yuhs, il documentario in tre puntate che Netflix ha appena pubblicato come la Trilogia di Kanye West, quattro ore e mezza che ne raccontano l’incredibile parabola umana e artistica. Un resoconto significativo, perché se c’è un personaggio che si è progressivamente elevato e poi è sprofondato nel delirio questo è Kanye. Eppure questo lavoro è il contrario di ciò che ci si potrebbe attendere, rifugge dalle bizzarrie e dagli eccessi che sono ormai materia prima dell’artista e suo terreno di confronto col mondo – tutto parossismo, “con me o contro di me” – e si presenta come una storia coi piedi per terra e con l’intenzione, ben realizzata, di tracciare la vera storia del 44enne Kanye, in tutta la sua ricchezza e complessità, prima di tutto emotiva.

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Harry e Meghan hanno piantato una grana con Spotify

(agi.it, 30 gennaio 2022)

Harry e Meghan sono riusciti a piantare una grana anche con Spotify. La coppia ex regale ha un contratto di esclusiva con la piattaforma di streaming audio per una serie di podcast, ma dopo averne realizzato appena uno ha cominciato a lamentarsi per i controversi contenuti pubblicati da Joe Rogan. Harry e Maghan hanno espresso la loro preoccupazione a Spotify per i contenuti che possono rappresentare una fonte di disinformazione sul Covid-19, ma – sottolinea un portavoce della loro fondazione, Archewell – sono disposti a continuare a lavorare con la società. La dichiarazione dei Sussex arriva dopo che i cantanti Neil Young e Joni Mitchell hanno annunciato che ritireranno la loro musica da Spotify in segno di protesta nei confronti del podcast The Joe Rogan Experience, considerato il più popolare negli Stati Uniti.

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Pechino ha dichiarato guerra a Hollywood

(adnkronos.com, 18 gennaio 2022)

Pechino ha dichiarato guerra a Hollywood. Lo scorso anno, le autorità cinesi hanno bloccato l’uscita nelle sale di tutti i quattro film prodotti dalla Disney-Marvel. Un segnale, secondo gli osservatori, dell’argine che la Cina intende porre alla penetrazione nel proprio mercato delle major Usa. All’origine di questa scelta non ci sarebbero tuttavia le più ampie tensioni politiche e commerciali con Washington, bensì l’idea di trasformare l’industria cinematografica nazionale in un mezzo per orientare le masse e perseguire gli obiettivi politici del regime. Quello cinese, spiega ad Axios Rebecca Davis, corrispondente dalla Cina per Variety, “è un vero allontanamento dall’industria globale dell’intrattenimento”. Paul Dergarabedian, analista di Comscore, sottolinea invece che “la pandemia ha messo la Cina in una posizione migliore per controllare le uscite cinematografiche” sul proprio territorio.

Marvel Studios

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Il peso di Netflix sul futuro di Buckingham Palace

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 30 agosto 2021)

Pare che in Gran Bretagna si stia iniziando a guardare con sempre maggior favore all’ipotesi di abolire la monarchia sostituendola con la repubblica, e pare stia avvenendo anche a causa della serie tv The Crown. A quanto si legge, l’opinione pubblica, seguendo con fedeltà e trepidazione la serie, ha potuto scoprire non solo gli scandali e i retroscena, ma anche le prerogative ingiustificate e i meccanismi male oliati di Buckingham Palace. Ora, ricorderete che tempo fa si era pensato di anteporre a ogni puntata di The Crown un annuncio che specificasse l’ovvio: trattasi di finzione.

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Ciao bella, l’inno partigiano ormai è solo una canzone

(ilfoglio.it, 7 agosto 2021)

Essere italiani, ultimamente, va maledettamente di moda, tanto che anche Anthony Hopkins in versione uomo in ammollo in una piscina in Toscana è esploso in un liberatorio “sono italiano!”. Ma il video che il grande attore, e grande innamorato del nostro Paese, ha postato con gran successo sul suo profilo Instagram ha un profumo in più, nonché un aspetto che probabilmente alla star del cinema è sfuggito ma per noi maliziosi italiani malati di politica significa molto. È la colonna sonora, è quel cantare a squarciagola Bella ciao, intesa come semplice inno alla felicità italica, alla bellezza italiana.

Anthony Hopkins via Instagram

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Meghan Markle produrrà per Netflix la serie animata “Pearl”

di Emily Stefania Coscione (iodonna.it, 15 luglio 2021)

Una ragazzina di dodici anni ispirata da grandi donne del passato: questa è Pearl, protagonista del nuovo progetto mediatico di Meghan Markle, già in lavorazione a Hollywood. Una serie animata, creata e prodotta per Netflix dalla duchessa e dalla sua Archewell Productions. Era ora, esclamano quei critici che avevano espresso dubbi sul contratto firmato lo scorso anno da Harry e Meghan con il gigante dello streaming. Nonostante un compenso che si aggirerebbe sui cento milioni di dollari, finora i Sussex hanno prodotto solo un documentario firmato dal principe per i suoi Invictus Games.

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Golden Globes: tutti sul carro degli indignati

di Adalgisa Marrocco (huffingtonpost.it, 10 maggio 2021)

Ormai l’indignazione è di moda. E ogni occasione è buona. Così anche i divi più lontani dalle polemiche hanno alzato la voce puntando il dito contro i Golden Globes. “L’associazione dei giornalisti stranieri è sessista e discriminatoria e va riformata, fino quando non accadrà la boicotteremo”. Perfino Tom Cruise ha restituito le sue statuette e si è unito al coro di indignazione contro la Hollywood Foreign Press Association, che assegna il premio ai migliori film e programmi televisivi della stagione. I critici gridano all’ipocrisia delle star che – in alcuni casi storicamente lontane dall’attivismo – sembrano accorgersi soltanto adesso di un sistema che poco inclusivo lo è da sempre.

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