Javier Milei si è presentato sin dalla campagna elettorale come l’uomo che avrebbe salvato l’Argentina, investendosi di una “missione” dai contorni mistici, da portare a termine con misure radicali. Si è fatto notare anche per una serie di stranezze ed elementi simbolici, come l’effige del leone che richiama la sua capigliatura o la motosega come simbolo dei tagli alla spesa pubblica.
di Antonio Carioti (corriere.it, 28 febbraio 2025)
Cent’anni fa Benito Mussolini, intento alla costruzione della dittatura dopo aver superato la crisi del delitto Matteotti, impose l’uso del “saluto romano” nelle amministrazioni civili: era il 27 novembre 1925. Un segno evidente della volontà di fascistizzare l’apparato dello Stato, mettendolo al servizio di una parte che si proclamava unica vera rappresentante della nazione e, in quanto tale, legittimata a dominare la società intera.
Jacques-Louis David, “The Emperor Napoleon in His Study at the Tuileries” (1812) / Wikimedia Commons
(ilpost.it, 25 agosto 2024)
Come accade spesso quando si parla di Napoleone Bonaparte, anche il fatto che tenesse una mano infilata sotto al panciotto è al centro di convinzioni errate. Non ci sono prove per dire con certezza che volesse nasconderla perché se l’era ferita in battaglia, come sostenuto da alcune teorie, ed è altrettanto improbabile che lo facesse per alleviare il dolore cronico provocato dal cancro allo stomaco citato come causa della sua morte, avvenuta nel 1821.
Ridley Scott può aver fatto su Napoleone il film più costoso e più magniloquente nelle possibilità del cinema contemporaneo, ma è certo che non ha realizzato il film più grande su Napoleone. Quel primato spetta (e probabilmente spetterà per sempre) ad Abel Gance, che fece uscire un film su Napoleone con Albert Dieudonné nel 1927, in un’epoca in cui il cinema era selvaggio, non c’erano regole e si poteva inventare qualsiasi cosa, spendere qualsiasi cifra, immaginare le produzioni più titaniche.
Giovedì esce nei cinema italiani Napoleon, film diretto da Ridley Scott che racconta la storia dell’ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, soprattutto attraverso la sua relazione con Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie dell’imperatore francese tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Da quando si è saputo che a interpretare il ruolo di Napoleone sarebbe stato l’attore statunitense Joaquin Phoenix, diverse persone hanno iniziato a domandarsi se le sue caratteristiche fisiche fossero adatte per il ruolo, e in particolare una: la sua altezza.
James Gillray, “The King of Brobdingnag and Gulliver” (New York, Metropolitan Museum of Art)
di Giorgia Olivieri (vanityfair.it, 24 maggio 2023)
C’è una giornata per tutto, anche per i diademi. Si celebra il 24 maggio di ogni anno il Tiara Day, una festa che più che i diamanti in realtà vuole celebrare l’emancipazione femminile andando a ripescare il valore di questo copricapo gioiello che ha origini antiche. Prima delle pietre e dei metalli preziosi c’erano le ghirlande d’alloro dei greci, trasformate in oro dai romani: la testa si decorava per una vittoria oppure per amore, come accadeva per le spose.
Il fascio littorio, il simbolo che diede il nome al fascismo e che rappresenta un insieme di bastoni di legno legati insieme da una striscia di cuoio intorno a un’ascia, ha una connotazione chiara in Italia, ma nel resto del mondo è un comune simbolo di potere, e compare in monumenti ed effigi di moltissimi Paesi senza destare scalpore. C’è un fascio littorio persino sopra la porta dello Studio Ovale alla Casa Bianca, la residenza del presidente degli Stati Uniti.
Dietro la gloria si nasconde l’orrore, dietro l’epica la sete di guadagno degna del più abbrutito dei bifolchi o del più cinico dei mercanti. Per loro non ci fu pietà, nemmeno da morti, perché delle circa 40mila vittime di quel giorno di orribile mattanza che fu la Battaglia di Waterloo non restò praticamente nulla. Nulla, in assoluto. Dissolti nemmeno nella terra della piana dello scontro, ché sarebbe stato già qualcosa. No: dissolti nel tè dei britannici, nel caffè degli austriaci imperiali, nei dolci delle pasticcerie di Berlino e persino di quelle di Parigi. L’Europa divorava sé stessa e i suoi figli, leccandosi i baffi; chissà se qualcosa finì anche sulle tavole imbandite dei ricevimenti di quella bolgia di tradimenti e galanterie che fu il Congresso di Vienna. I tempi di produzione, del resto, sarebbero stati quelli giusti, perché la barbabietola da zucchero, tra il nascere il crescere e l’essere lavorata, qualche mese lo richiedeva.
Ph. Thomas Coex / Agence France-Presse – Getty Images
Il 19 agosto 1812 il generale francese Charles Etienne Gudin fu colpito da una palla di cannone alla gamba sinistra, durante la campagna napoleonica in Russia. La gamba gli fu amputata ma la ferita andò in cancrena, e Gudin morì nel giro di tre giorni. Per più di due secoli il luogo dove fu seppellito rimase ignoto, finché nel 2019 la sua tomba fu rintracciata a Smolensk, vicino all’attuale confine con la Bielorussia, e si cominciò a organizzare il rimpatrio dei resti. I vertici diplomatici di entrambi i Paesi avevano previsto una cerimonia solenne, che avrebbe dovuto essere il simbolo del riavvicinamento di Russia e Francia e a cui avrebbero dovuto partecipare persino i presidenti Emmanuel Macron e Vladimir Putin.