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Minneapolis paga influencer per parlare dell’omicidio di George Floyd

(quotidiano.net, 1° marzo 2021)

Il consiglio comunale della città di Minneapolis ha deciso di pagare alcuni influencer per divulgare attraverso le loro piattaforme social “messaggi approvati” nel periodo in cui si svolgerà il processo per l’omicidio dell’afroamericano George Floyd. Una conferma della capacità di alcune personalità dei nuovi media di farsi ascoltare da determinate comunità, capacità maggiore rispetto a quella dei tradizionali mezzi di comunicazione. Ma anche un’iniziativa che sta creando un certo dibattito fra gli attivisti. La morte del 46enne Goerge Floyd, avvenuta il 25 maggio 2020, ha rinnovato l’indignazione che da anni attraversa gli Stati Uniti riguardo la brutalità della polizia, in particolare nei confronti dei cittadini afroamericani. Le foto e le immagini subito circolate sui social network mostravano un poliziotto bianco, Derek Chauvin, utilizzare il proprio ginocchio per immobilizzare a terra Floyd, facendogli pressione sul collo.Minneapolis_influencer_GeorgeFloyd Continua la lettura di Minneapolis paga influencer per parlare dell’omicidio di George Floyd

Minneapolis: alla commemorazione per George Floyd il sindaco si inginocchia e piange

(rainews.it, 4 giugno 2020)

Celebrità, musicisti e politici di Hollywood [sic], parenti, amici e cittadini si sono radunati davanti alla bara di George Floyd nel corso di una commemorazione per l’uomo la cui morte per mano della polizia ha scatenato proteste globali. I leader dei diritti civili hanno ricordato che i neri americani da tempo chiedono di «togliere loro il ginocchio dal collo!». La funzione religiosa – la prima di una serie di momenti commemorativi organizzati in tre città per sei giorni – si è svolta in un santuario presso la North Central University mentre un giudice a pochi isolati di distanza fissava la cauzione a 750mila dollari per ciascuno dei tre poliziotti di Minneapolis licenziati, accusati di complicità in omicidio.

Ph. Lucas Jackson / Reuters
Ph. Lucas Jackson / Reuters

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Lewis Hamilton contro il silenzio della Formula 1 sull’uccisione di George Floyd

di Enzo Boldi (giornalettismo.com, 1° giugno 2020)

Negli Stati Uniti proseguono le proteste, arrivate fino alla Casa Bianca, dopo l’uccisione di George Floyd. Il mondo si è indignato per quel che è successo la scorsa settimana a Minneapolis, ma c’è anche chi non si è espresso. Tra i tanti a rimanere in silenzio c’è il mondo della Formula 1, oggetto di un’aspra critica da parte del Campione del Mondo in carica. Lewis Hamilton su George Floyd sottolinea come le star del paddock non abbiano proferito parola su quel che è successo, sottolineando come l’intero Circus sia in mano ai “bianchi”.LewisHamilton Continua la lettura di Lewis Hamilton contro il silenzio della Formula 1 sull’uccisione di George Floyd

La rabbia di Taylor Swift contro Donald Trump

di Mario Manca (vanityfair.it, 30 maggio 2020)

Se c’è una cosa che alcuni rimproveravano a Taylor Swift negli anni passati era di non schierarsi dal punto di vista politico. La popstar inizialmente pensava che a parlare dovesse essere solo la sua musica, ma l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti l’ha portata a prendere posizioni nette in favore del fronte democratico. Dapprima con il sostegno a Hillary Clinton nella campagna presidenziale e poi con una serie di critiche alla politica di The Donald in materia di immigrazione e diritti delle minoranze, incitando i giovani a fare la differenza.TaylorSwift_vs_DonaldTrump Continua la lettura di La rabbia di Taylor Swift contro Donald Trump

Trump vara la stretta sui social, Twitter segnala un altro suo post

di Rita Lofano – Arcangelo Rociola (agi.it, 29 maggio 2020)

Donald Trump vara la stretta sui social, accusati di essere un monopolio e di fare politica contro i conservatori. «Siamo qui per difendere la libertà di parola», ha dichiarato il presidente americano, firmando l’ordine esecutivo che mira a togliere lo scudo penale alle piattaforme accusate di censura. «Un piccolo gruppo di potenti social media in monopolio controlla una vasta porzione di tutte le comunicazioni pubbliche e private negli Stati Uniti» ha attaccato il tycoon, denunciando «un potere incontrollato nel censurare, ridimensionare, editare, delineare, nascondere, alterare virtualmente ogni forma di comunicazione tra privati cittadini o con audience ampie di pubblico».

Emanuele Fucecchi
Emanuele Fucecchi

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George Floyd, tensioni a Minneapolis. LeBron James: «Ecco perché protestiamo»

(quotidiano.net, 27 maggio 2020)

Tornano in primo piano le tensioni razziali negli Stati Uniti, dopo che ieri un afroamericano – George Floyd, 46 anni – è stato ucciso da un agente di polizia che l’ha soffocato bloccandolo a terra e premendogli il collo con un ginocchio. «Lasciatemi, non riesco a respirare…» sono state le sue ultime, drammatiche parole. L’intera sequenza è stata filmata da una passante in un video choc che adesso scuote gli Usa.

LeBron James via Instagram
LeBron James via Instagram

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