Archivi tag: meme

#femtroll, le nuove regine di TikTok

Linkiesta Etc

di Vittoria Martinotti (linkiesta.it, 18 febbraio 2025)

Le anti-eroine sono cool già da un pezzo. Dalla letteratura ai film, alla musica, dipinte come chainsmokers (fumatrici incallite), spacca cuori e party girls, si muovono come creature mitologiche con la grazia distruttiva di un tornado con il rossetto sbavato. Ragazze ribelli, indisciplinate, troppo cattive per essere salvate e troppo carismatiche per essere ignorate.

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La classe dirigente che vive per i meme e la necessità di abolire i talk show

di Guia Soncini (linkiesta.it, 7 febbraio 2025)

Questo articolo rappresenta la mia sconfitta. Io volevo essere una grande intellettuale (era la mia ambizione di ripiego, fallita quella di miss In Gambissima), e invece eccomi qui a occuparmi di gente della quale tra cinquant’anni (ma pure tra cinquanta mesi) i filologi che studieranno la mia opera diranno: chi?! Eccomi qui ad analizzare il caso di Augusta Montaruli (chi?!) che va al programma di Tiziana Panella (chi?!).

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L’epoca della iconocrazia

di Antonio Riello (dagospia.com, 27 settembre 2024)

A scuola ci hanno raccontato che gli antichi Egizi si arrabattavano a scrivere con i geroglifici. Era automaticamente implicita la convinzione della superiorità del nostro tipo di scrittura: quello egizio era un sistema assai primitivo e limitato mentre nel nostro mondo (grazie ai Fenici) disponiamo di alfabeti universali facilmente in grado di comunicare qualsiasi idea (anche la più astratta).

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In Cina i meme sono un caso di Stato

sixthtone.com

di Lorenzo Lamperti (wired.it, 26 gennaio 2025)

I meme possono diventare un affare di Stato se toccano argomenti sensibili per le classi dirigenti al governo. È accaduto in Cina. Ma andiamo con ordine, e proviamo a ricostruire cosa è successo. Novembre 2013. Dopo decenni passati quasi nel dimenticatoio, la città di Qufu si prepara a un evento inusuale: la visita di un presidente della Repubblica Popolare. Siamo nello Shandong, provincia nord-orientale della Cina.

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La fanzine come atto di ribellione radicale

di Emma Besseghini (linkiesta.it, 11 luglio 2024)

Il rapporto tra il mondo digitale e quello della carta stampata nasconde linee di continuità spesso trascurate. Meme, fake news, immagini e porzioni di testo remixate e incollate insieme sembrano novità recenti, ma il processo alla base della produzione di questi contenuti affonda le sue radici in un universo dimenticato, fatto di carta, inchiostro, concerti underground e centri sociali.

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La satira in America e altre quisquilie

Ph. Jeenah Moon / Getty Images

di Giada Biaggi (ilpost.it, 8 novembre 2024)

Un minuto e mezzo. Novanta secondi. La durata massima di un reel di Instagram, ma anche all’incirca quella dell’apparizione cameo di Kamala Harris lo scorso 2 novembre al Saturday Night Live, lo show comico di punta di Nbc, l’emittente “blue-Klein-democrats” (vuol dire “blu partito democratico”, volevo giocare con l’arte riferendomi a Yves Klein, un artista celeberrimo per il suo blu, ma mi sa che sul Post devo spiegarlo bene), al fianco della comedian Maya Rudolph.

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Meme generation

Ph. Franco Antonio Giovanella / Unsplash

di Guia Soncini (linkiesta.it, 17 settembre 2024)

«Oggi un candidato vicepresidente non attaccherebbe mai una donna che fa un figlio, quindi, come si dice, il mio compito è esaurito. Miao». Avevo vent’anni quando mi alzavo alle sei di mattina per vedere su Rete 4 Candice Bergen nel ruolo di Murphy Brown. Ne ho quasi cinquantadue quando Candice Bergen sale sul palco degli Emmy a fare una battuta didascalica ma perfetta. Quando fa ciò che il mondo – cioè: io – si aspetta da lei: ricordare al mondo – cioè: agli altri – che molto prima di J.D. Vance e delle gattare senza figli ci fu Dan Quayle che riteneva che un personaggio di fantasia che decideva di crescere un figlio senza padre costituisse un esempio che avrebbe minato le fondamenta della famiglia americana.

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Perché i deepfake di Kamala Harris sono fatti così male

Wired Staff

di Will Knight (wired.it, 12 settembre 2024)

Quando la scorsa settimana Elon Musk ha condiviso su X un’immagine che apparentemente ritraeva una Kamala Harris vestita da dittatrice comunista, è stato subito evidente che l’illustrazione era un falso creato dall’Intelligenza Artificiale. La candidata alla presidenza degli Stati Uniti del Partito Democratico – appena uscita da un dibattito decisamente positivo contro il suo avversario Donald Trump – non è comunista, e (per quanto ne sappiamo) nemmeno una cosplayer che s’ispira all’Unione Sovietica.

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Alieni transgender e mangiatori di cani: i momenti più assurdi del dibattito Trump-Harris

Abc News

di Paolo Armelli (wired.it, 11 settembre 2024)

Nella notte tra il 10 e l’11 settembre negli Stati Uniti sul canale Abc è andato in onda il primo (e finora l’unico) dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump. Gli argomenti trattati sono stati i più svariati, dall’economia ai diritti riproduttivi, dalle guerre in Ucraina e Palestina all’immigrazione clandestina. I media americani sono piuttosto concordi nel dire che Harris è riuscita a mettere Trump in un angolo e sulla difensiva, mentre è chiaro che l’ex presidente abbia usato tutte le sue armi di propaganda per sviare dagli argomenti più stringenti e che lo vedono in svantaggio.

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Il dilagante fenomeno delle hit rivisitate in chiave xenofoba

di Francesco Russo (agi.it, 27 maggio 2024)

Siamo a Sylt, un’isola tedesca nel Mare del Nord meta di turisti giovani e benestanti. Sulla terrazza del Pony, un esclusivo ristorante di Kampen, un gruppo di ragazzi si scatena sulle note di L’amour toujours, la celeberrima hit del capitano Gigi D’Agostino, re della italodance, intonando un testo assai diverso da quello originale. «Deutschland den Deutschen. Ausländer Raus! Ausländer Raus! Ausländer Raus!», si sgolano i festaioli. Ovvero: «La Germania ai tedeschi, fuori gli stranieri».

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